di Lucio Fero
Tra moglie e marito non mettere il dito, figurarsi mettersi a far di conto tra i soldi tra loro. Nessuno del vasto pubblico da tutti noi composto ha titolo per giudicare se Max Allegri e Piero Chiambretti abbiano o no ragione quando rimproverano alle rispettive ex compagne di spendere impropriamente parte o tutto dell'assegno che ricevono dall'ex appunto compagno. Fatti loro, soldi loro. Al massimo è consentita una moderata dose di curiosità dato che son personaggi pubblici, più che pubblici. Gente nota fa curiosità ma bisogna delineare e rispettare i confini entro cui si esercita. Perciò se e come vanno gli accordi e disaccordi sulla parte economica tra due coppie dopo separazione e fine convivenze e matrimoni che sia, non è dato di giudicare. Farlo è intromissione pettegola, non di rado viziata da una forma di sociale invidia che si invera in una sorta di soddisfazione per i guai altrui.
Però una sproporzione...- Fatti loro, soldi loro. Punto. Però una sproporzione si mostra evidente ed oggettiva. E non è pettegolezzo vederla. Massimiliano Allegri non è fargli i conti in tasca rilevare la notoria circostanza per cui porta a casa redditi annui nella misura di milioni di euro: più di cinque, meno di dieci. Ora cronache informano che ritiene corretto e doveroso passare da assegno alla ex da diecimila euro ad assegno da cinquemila mensili. Dieci per 12 da 120, 5 per 12 fa 60. Centoventimila o sessantamila euro annui sono comunque una mini frazione di 8 milioni. Poco sopra o poco sotto l'un per cento. Uno si aspetta che guadagnando con merito milioni di euro non si stia lì a tirar la mille euro. E invece uno si sbaglia: lo fanno, eccome se lo fanno.
Chiambretti e la crisi - Chiambretti i conti in tasca se li è fatti da solo: ora che è in crisi e a reddito a suo calcolo dimezzato rispetto agli anni passati porta a casa a fine mese intorno ai 25 mila euro netti. Quindi ritiene giusto e corretto e doveroso passare l'assegno alla ex da 3000 a 800 euro mensili. Come nel caso di Allegri non sono affari pubblici giudicare se richiesta giusta o no. Anche qui comunque si affaccia la sproporzione, anche se meno dilatata: a 25 mila netti al mese tremila sono io 10 per cento del reddito, 800 sono il 3 per cento del reddito. Uno, sempre quello di prima, si immagina che a 25 mila netti al mese in tempi di crisi non si stia a guardare alla cento euro. E invece si sbaglia: lo fanno, eccome se lo fanno.
Braccino corto, competenza per la ricchezza - E' antica saggezza popolare quella che invita a guardare quanto spendono i ricchi nelle cose della vita comune: in proporzione molto meno dei non ricchi. E' leggenda, ma anche concreta esperienza, popolare quella secondo cui a pranzo nelle case dei ricchi si fa astinenza mentre nelle case dei non ricchi ci si strasazia. Sembra proprio che una sorta di braccino corto sia una condizione da abbinare alla agiatezza economica. E che, di conseguenza, stupirsi perché Allegri tiri la mille euro e Chiambretti tiri la cento euro sia solo lo stupore di uno che un contratto da milioni all'anno o anche solo 25 mila netti al mese non li ha mai visti e neanche immagina quanto...costino?