Mario Draghi in conferenza stampa a Palazzo Chigi tende la mano a Giuseppe Conte dopo l'incontro con i sindacati di questa mattina, confermando che ci sono "molti punti di convergenza" tra la lettera consegnatagli dall'avvocato e l'agenda di governo. La notizia del giorno è un'apertura sul salario minimo ma ciò non significa, per il premier, accettare in toto le richieste M5s. Dal presidente del Consiglio arriva infatti un no all'ipotesi di uno scostamento di bilancio, nonché un invito a "parlare chiaro" rivolto a quei partiti (su tutti M5s e Lega) che nelle ultime settimane stanno mostrando una grande sofferenza a restare nell'esecutivo: "Queste fibrillazioni sono importanti perché riguardano l'esistenza del governo, ma diventano ancora più importanti se il governo, pur esistendo, non riesce a lavorare. Il governo ora riesce a lavorare. Qualora non riuscisse, lo dico anche per altri che minacciano che a settembre faranno sfracelli, che faranno cose terribili...un governo, con ultimatum, non lavora. A quel punto il governo perde il suo senso di esistere. (...) Se si ha la sensazione che è proprio una sofferenza straordinaria stare in questo governo, che si fa fatica, che non deriva nessun piacere da quello che il governo fa...beh bisogna essere chiari no? Se il governo riesce a lavorare continua, se non riesce non continua".
Sull'ipotesi di ripresentarsi alle Camere per verificare l'esistenza di una maggioranza in caso di strappo M5s, Draghi risponde per punti: "Primo: Lo chieda al presidente Mattarella; Secondo: Ho già detto che per me non c'è un governo senza 5 Stelle. Terzo: Ho già detto che per me non c'è un governo Draghi altro che l'attuale".