Ma quali sono gli scenari che potrebbero aprirsi mercoledì, giorno in cui il premier Mario Draghi riferirà in Parlamento sulle sue intenzioni. Tre gli scenari. Il primo: Giuseppe Conte si rimangia tutto, rientra per la votazione e ripristina la fiducia di governo. Questa pare essere la situazione più difficile, anche se, solo pochi giorni fa, esattamente il 22 giugno, il leader pentastellato affermava come “la fiducia a Draghi non fosse messa in discussione”. Detto, fatto. Insomma, il Movimento ci ha abituato a clamorosi dietrofront, dall’euro alla Tap, dallo stesso Draghi alla messa in stato d’accusa di Mattarella, e potremmo andare avanti all’infinito. Quindi, nulla è da escludere.
Secondo scenario. Quella aperta con lo strappo del M5S non è una crisi parlamentare ma politica, dato che il governo Draghi ha i numeri per andare avanti anche senza il Movimento Cinque Stelle. Dopo le dimissioni, Mattarella potrebbe dare un nuovo incarico a Draghi, che formerebbe un nuovo governo senza il M5S che otterrebbe la fiducia dell’attuale maggioranza, meno i contiani. Si tratta però di una soluzione già esclusa dallo stesso premier e da ampi settori della maggioranza, dalla Lega al Pd.
Un’altra ipotesi di cui si è parlato negli scorsi giorni è quella di un governo diverso, senza Draghi al comando. Si è fatto il nome del ministro dell’Economia, Daniele Franco, come ipotetico traghettatore fino alla fine naturale della legislatura o, quantomeno, per arrivare al nuovo anno con la legge di Bilancio approvata.
Al momento l’ipotesi più probabile è però quella del ritorno al voto anticipato. In caso di mancato accordo in maggioranza o di nessun ripensamento da parte di Draghi, il capo dello Stato potrebbe sciogliere le Camere già mercoledì, per quanto sia senza dubbio reticente a farlo. Mattarella ha deciso di rinviare Draghi alle Camere per parlamentarizzare la crisi e per dare un messaggio: o la crisi si supera alle Camere o si torna al voto. Peraltro c’è anche un messaggio implicito in questa decisione: il capo dello Stato sembra dire al Parlamento di seguire le sue indicazioni dopo la sua rielezione avvenuta contro il suo stesso volere.