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di Ruben Razzantte

Ci prepariamo alla prima campagna elettorale sotto l'ombrellone della storia d'Italia. Sarà decisivo il ruolo dell'informazione nel non accreditare come verità assolute quelle che sono ricostruzioni partigiane (e a volte fantasiose) delle ultime ore di vita della legislatura ormai conclusa. Una informazione seria racconta i fatti, riporta le opinioni di tutti ma non fa capire, già nei titoli, da che parte sta. Questa è propaganda, non informazione. Il giornalismo è chiamato più che mai alla sfida della neutralità per garantire a tutti il diritto ad essere informati correttamente, per poi esercitare in modo consapevole un altro diritto, quello di voto.

Nessuna testata, però, ha ricordato un particolare. Il Parlamento appena sciolto era in realtà già delegittimato dalla riforma sul taglio del numero dei parlamentari approvata in Parlamento a ottobre 2019 e confermata dagli italiani (con il 70% dei voti espressi) nel referendum del settembre 2020. Era quello il momento per dimostrare responsabilità, per accogliere la volontà popolare che si era espressa, a torto o a ragione, per la decurtazione di 345 parlamentari.

Un Parlamento peraltro bypassato sistematicamente dai governi in carica e ridotto a organo di ratifica di decisioni prese altrove (altro che Repubblica parlamentare) è rimasto comunque in carica. La tragedia del Covid è stata utilizzata come scudo per non andare a votare, mentre in Israele, in Portogallo, in Francia, in Ungheria si è votato regolarmente, nonostante la pandemia.

Era necessaria un'operazione di "igiene istituzionale" anche in Italia, per riallineare alla volontà popolare la composizione delle Camere. Non lo si è voluto fare. È stata una prova di irresponsabilità, anche sul piano puramente materiale. Gli italiani avrebbero pagato 345 stipendi in meno, già a partire dal 2021, e Senato e Camera avrebbero avuto una struttura più snella.

Ecco perché oggi è da ipocriti giocare con le parole, rivendicare patenti di moralità e addirittura puntare in campagna elettorale sulla retorica della responsabilità. Una legislatura nata male, senza vincitori né vinti, non poteva che finire peggio. E tutti gli attori in campo ci hanno messo del loro affinchè finisse così. Dimostrare oggi responsabilità vuol dire ammettere i propri errori senza scaricare le colpe sugli altri. E i giornalisti non abbiano scrupoli nell'evidenziare, in maniera bipartisan e non faziosa, le incoerenze e le contraddizioni di quanti, in questa legislatura, hanno avuto un palcoscenico evidentemente immeritato.