Franco Esposito
Scrosci di veleno attraversano la partenza della campagna elettorale. Il Copasir e l'intelligence dell'Italia provano a chiarire se ci sono state interferenze russe nella caduta del governo Draghi. E se il colpevole avesse operato davvero, verrà chiamato a rispondere. Su cosa? Di un fatto gravissimo, specie durante una guerra che vede l'Italia coinvolta, non indirettamente. La realtà purtroppo è questa: il clima fetido nel quale la campagna elettorale ha preso il via.
Questi i fatti. La mano che ha depositato il cosiddetto dossier Salvini sui tavoli della redazione del giornale La Stampa non ha agito a caso. Spiega il sottosegretario Gabrielli: “non si tratta di servizi italiani”. Se lo dice lui, sarebbe normale credergli. Qualcuno però quel supposto dossier l'avrà pur passato. Immediata e rumorosa la conseguenza: il cannoneggiamento che stanno effettuando sull'Italia i giornali stranieri. Un autentico polverone, sulle cui conseguenze è facile formulare ipotesi.
Il centrodestra italiano ramificato vede rovinato il suo primo giorno dalla “variante russa”. La Lega si sente accerchiata. E fa quadrato intorno al leader. Matteo Salvini, al centro del fuoco delle accuse bipartisan.
Chiede ad alta voce il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Salvini spieghi le relazioni con la Russia nei giorni in cui si faceva pagare i biglietti aerei”. E la butta in caciara verso il M5S. “Questo tentativo da parte russa di far ritirare i ministri della Lega fa il paio con l'endorsement dell'ambasciatore russo alla bozza di risoluzione del partito di Conte sulla questione Ucraina”.
Proprio quelle che Conte definisce “autentiche corbellerie, il sottoscritto non è andato in nessuna ambasciata russa, non ha avuto contatti con esponenti del governo russo, perchè noi queste cose non le facciamo. Salvini deve chiarire nelle sedi opportune, non possiamo permetterci opacità in un momento così delicato”. Gli alleati di Fratelli d'Italia ritengono anch'essi “legittima la sollecitazione, le questioni internazionali vanno chiarite e approfondite”, chiede Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera.
Il segretario del Pd, Enrico Letta, parla di “rivelazioni inquietanti, e noi ora chiediamo la verità in Parlamento”. Diventato ormai il rifugio di tutti i peccatori.
Ma come viene fuori questa ambigua, opaca, maleodorante puzzolente storia, e da dove? La rivelazione del quotidiano La Stampa agita il mondo politico italiano. Ha seminato irritazione all'interno di Fratelli d'Italia. Laddove Matteo Salvini definisce lo scoop del giornale che si stampa a Torino, di norma puntuale e serio, “solo fesserie, sono tutte fesserie, la sinistra vuole fare campagna elettorale parlando di fascismo, razzismo e Putin”.
Ma almeno nel merito Salvini non smentisce i fatti riportati da La Stampa nel numero di giovedì. Primo fra tutti il contatto tra un funzionario dell'ambasciata russa a Roma e il suo consigliere per i rapporti internazionali, l'avvocato Antonio Capuano, campano di Frattamaggiore. In una conversazione, due mesi prima della caduta del governo Draghi, il diplomatico si informava sulle intenzioni dei ministri leghisti in riferimento alla possibilità se fossero pronti a dimettersi.
Già, il merito. Salvini si ritrova al centro di quella che viene definita la bufera russa. “Io ho lavorato e lavoro per la pace e per cercare di fermare questa maledetta guerra. Figurati se vado a parlare di ministri e vice ministri, mi sembra la solita fantasia in cui c'è Putin, c'è il fascismo, il razzismo, il sovranismo“.
Candidata premier, Giorgia Meloni promette vigore e determinazione, bontà sua: “Le vicende internazionali v chiarite. Noi sosteniamo il popolo ucraino”. Ma intorno a quelle che Salvini definisce “fesserie, fake news”, è scoppiata una vera e propria bufera. In piena campagna elettorale contro il leader leghista arrivano attacchi durissimi con richiesta di chiarimenti da parte della sinistra.
Enrico Letta, per il momento, liquida la cosa con un laconiico ma significativo “le notizie pubblicate sarebbero di una gravità senza fine, se provate”. Il segretario Pd si sofferma sui riflessi e i risvolti che ha vicenda può provocare sulla campagna elettorale. “Inizia nel modo peggiore, con una grandissima macchia. Vogliamo sapere se è stato Putin a far cadere il governo Draghi”.
Brutta bruttissima storia, davvero. La richiesta di Letta è stata rilanciata nell'aula della Camera dalla deputata dem Lina Quartapelle. Il suo sollecito urgente al Governo di un'informazione urgente ha provocato pesanti proteste dai banchi parlamentari del centrodestra. Inevitabile il contumelioso tra i deputati. “Le ingerenze straniere nei processi elettorali italiani sono oggetto di attenzione anche in Italia”, è il pensiero del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.
I ministri leghisti (Giorgetti, Garavaglia, Stefani) che avrebbero dovuto mollare il governo hanno diffuso una nota congiunta. “Qualcuno ha preso un colpo di sole molto serio. Le notizie circa l'attribuzione all'intelligence nazionale di asserite interlocuzioni tra l'avvocato Capuano e rappresentanti dell'ambasciata russa in Italia, per far cadere il governo Draghi, sono prive di ogni fondamento”.
La Stampa accoglie la doverosa precisazione dal punto di vista istituzionale, ma conferma che “i documenti visionati dal nostro giornale sono una sintesi informale del lavoro d'intelligence sulla vicenda”.
Il suo peso su andamento e esito della campagna elettorale eventualmente è tutto da valutare. Domanda finale: e se Salvini ci fosse finito dentro con tutte le scarpe?