In Italia si stima che 427.000 minori, in soli cinque anni, abbiano vissuto la violenza tra le mura domestiche nei confronti delle loro mamme, nella quasi totalità dei casi compiute per mano dell’uomo.
Bambini e bambine che assistono direttamente ai maltrattamenti – e di cui a volte sono vittime essi stessi - o che ne prendono coscienza in maniera indiretta notando i lividi, le ferite o i cambiamenti di umore nella loro madre, o osservando porte, sedie o tavoli rotti in casa. Una piaga, quella della “violenza assistita”, ancora poco conosciuta e per lo più sommersa, anche a causa della mancata consapevolezza, da parte degli adulti, della sua gravità e dell’ancora troppo scarso sostegno che viene garantito alle mamme, le quali in molti casi subiscono in silenzio, senza denunciare.
Per accendere i riflettori sul fenomeno della violenza assistita e sottolineare l’urgenza di una strategia per contrastarla, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – lancia oggi la forte iniziativa di sensibilizzazione Abbattiamo il muro del silenzio e diffonde un nuovo dossier che contiene inedite elaborazioni realizzate dall’Istat per Save the Children con un’ampia analisi qualitativa, oltre che quantitativa, del fenomeno e delle esperienze di violenza subite dalle donne.
Tra le donne che, nella loro vita, hanno subito una qualche forma di violenza più di 1 su 10 ha temuto per la propria vita o quella dei propri figli e in quasi la metà dei casi i loro bambini hanno assistito in prima persona ai maltrattamenti.
Le mamme vittime di violenza domestica in Italia, emerge inoltre dal dossier, sono più di 1,4 milioni ma solo una piccola parte – il 7% delle donne che hanno subito violenze ripetute in casa - è fortemente consapevole dei soprusi subiti; tra queste più di 1 su 3 è stata vittima dei maltrattamenti anche durante la gravidanza. Per contro, quasi 550.000 donne vittime di violenza domestica sono vittime silenti, che quasi mai denunciano o si rivolgono a medici e che nel 57% dei casi non considerano la violenza subita come un reato, ma solo come “qualcosa di sbagliato”.
“La casa dovrebbe essere per ogni bambino il luogo più sicuro e protetto e invece per tanti si trasforma in un ambiente di paura e di angoscia permanente. Per un bambino assistere ad un atto di violenza nei confronti della propria mamma è come subirlo direttamente. Moltissimi bambini e adolescenti sono vittime di questa violenza silenziosa, che non lascia su di loro segni fisici evidenti, ma che ha conseguenze devastanti: dai ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo alla perdita di autostima, da ansia, sensi di colpa e depressione all’incapacità di socializzare con i propri coetanei. Un impatto gravissimo e a lungo termine che tuttavia, nel nostro Paese, è ancora sottovalutato”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
“E' indispensabile mettere in campo un sistema di protezione diffuso capillarmente che non lasci mai da sole le donne ad affrontare il complesso e doloroso percorso di liberazione dalla violenza domestica e che si prenda cura immediatamente dei bambini fin dalle prima fasi in cui questa emerge, senza attendere la conclusione degli iter giudiziari. E' poi fondamentale che tutti gli adulti che sono a contatto con i minori – a partire dalle scuole e dai servizi sanitari – assumano una responsabilità diretta per far emergere queste situazioni sommerse, attrezzandosi per riconoscere tempestivamente ogni segnale di disagio, senza trascurarlo o minimizzarlo”, ha proseguito Milano.
In concomitanza con il lancio dell’iniziativa, dal 5 al 7 luglio- presso Palazzo Merulana, in via Merulana 12 a Roma – sarà possibile visitare un’installazione immersiva creata da Save the Children per vivere in prima persona il dramma che tanti bambini vivono quotidianamente.
Il visitatore potrà infatti entrare in quella che apparentemente è la normale cameretta di un bambino di 7 anni, dove sono tuttavia presenti diversi particolari che possono rivelare il clima di paura che prova un minore che assiste in casa alla violenza nei confronti della propria mamma: un rifugio sotto il letto, un nascondiglio nell’armadio, giocattoli rotti, o libri di scuola rovinati. Grazie alla tecnologia bone conductor (conduzione ossea), le persone vivranno quindi le stesse sensazioni, lo stesso clima di angoscia e di paura che prova nella realtà un minore quando la propria mamma subisce i maltrattamenti tra le mura domestiche.
Bambini in pericolo
Dal nuovo dossier di Save the Children emerge che tra le donne che in Italia hanno subito violenza nella loro vita – oltre 6,7 milioni secondo l’Istat -, più di 1 su 10 ha avuto paura che la propria vita o quella dei propri figli fosse in pericolo. In quasi la metà dei casi di violenza domestica (48,5%), inoltre, i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti, una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud, mentre in più di 1 caso su 10 (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei loro padri.
Per quanto riguarda gli autori delle violenze, i dati sulle condanne con sentenza irrevocabile per maltrattamento in famiglia – più che raddoppiate negli ultimi 15 anni, passando dalle 1.320 nel 2000 alle 2.923 nel 2016 - evidenziano che nella quasi totalità dei casi (94%) i condannati sono uomini e che la fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 25 e i 54 anni, l’arco temporale nel quale solitamente si diventa padri o lo si è già.
Mamme vittime di violenza domestica: chi sono
Oggi, nel nostro Paese, sono oltre 1,4 milioni le madri che nel corso della loro vita hanno subito maltrattamenti in casa da parte dei loro mariti o compagni. Tra queste, più di 446.000 vittime vivono ancora con il partner violento e spesso non vedono possibili vie di uscita dalla relazione, spesso anche perché non indipendenti dal punto di vista economico. 174.000 mamme che hanno subito violenza dal loro attuale compagno dichiarano che i figli hanno visto o subito direttamente i maltrattamenti. Si tratta, in particolare, di donne che nel 97% dei casi sono sposate, nel 71% sono italiane, nel 41% hanno tra i 30 e i 49 anni, nel 40% dei casi sono casalinghe e in quasi 4 casi su 10 (34%) hanno il diploma superiore.
Prendendo invece in considerazione le oltre 455.000 madri che non vivono più con l’ex partner violento e che hanno dichiarato che i propri bambini hanno visto o subito la violenza, 7 su 10 sono separate o divorziate, 8 su 10 sono italiane, nel 42% dei casi hanno 30-49 anni di età, mentre più di 1 su 3 (34%) è dirigente, imprenditrice, libera professionista, quadro o impiegata, e quasi la metà (46%) ha conseguito il diploma superiore.