Gent.le Direttore, in merito al vs. articolo “Perché è fallita la “Dante Alighieri” di Montevideo? Piero M. Ortolani racconta al Comites la sua verità” pubblicatolo scorso 23 giugno 2018, a firma Matteo Forciniti, io sottoscritta Claudia Morettini, più volte citata nel suddetto articolo, tengo a precisare quanto segue.
Ho assunto la direzione esecutiva della sede di Montevideo della Società Dante Alighieri, come dipendente, il 18 marzo 2015 sino al 6 dicembre 2016, quando quest’ultima comunicò al locale BPS una “mia” dimissione volontaria, da me non richiesta né tanto meno sottoscritta e comunque da ritenersi irregolare in ragione della mancata corresponsione da parte della predetta Società di retribuzioni e relativi oneri a me dovuti.
L’incarico di direttrice esecutiva della Società Dante Alighieri di Montevideo mi è stato ripetutamente proposto da Ortolani, allora vice presidente della medesima, stante la condizione critica della gestione della presidente Gerone e in considerazione dei miei pregressi rapporti con la Società (partenariati in progetti di interscambio culturale e in eventi culturali, etc.) e la mia conoscenza del territorio. L’incarico è stato da me assunto dopo una mia analisi e valutazione della situazione della Società fin dal marzo 2014 e a seguito di presentazione di un progetto di fattibilità del rilancio della società (che includeva un piano finanziario in cui era molto chiaro che, non essendo valutabili, almeno per il primo anno, entrate certe, si doveva prevedere un investimento che Ortolani, divenuto nel frattempo presidente, si era impegnato a reperire).
Su questi presupposti e sull’accettazione del mio piano di rilancio da parte della dirigenza della
Società Dante Alighieri ho svolto il ruolo assegnatomi senza occuparmi mai della parte finanziaria, che veniva gestita direttamente dal presidente e dalla commercialista della società. Tengo a precisare che la citata presenza del professor Marco Musselli (docente della Società Dante Alighieri e presso la Scuola Italiana di Montevideo), nel giugno 2016, ad una riunione del Comites, non costituiva un evento estemporaneo, né tantomeno era dovuto ad una mia “scomparsa” da Montevideo; quella riunione era finalizzata alla valutazione delle richieste di finanziamento al MAECI per attività di insegnamento della lingua italiana nelle scuole pubbliche primarie uruguaiane, sottoscritta dal Presidente della Società e alla cui elaborazione Musselli aveva contribuito. Circa l’accettazione o meno del progetto e del relativo cofinanziamento da parte MAECI, sino al momento del mio “licenziamento” non ho ricevuto alcuna comunicazione.
Del tutto incomprensibile che Ortolani dichiari, non solo di non conoscere Musselli, dipendente della Società, ma che non ricordi di aver sottoscritto, in qualità di legale rappresentante della Dante Alighieri, lui stesso la richiesta di cofinanziamento al MAECI; e ancor più incredibile è che il Comites fosse “insospettito” da tale richiesta, dato che faceva seguito ad analoga attività già in essere da parte della Dante nelle scuole uruguaiane in quello stesso anno. Nel corso del 2016 la Società Dante Alighieri cominciò a non retribuire regolarmente i dipendenti, me compresa, e, per quanto a mia conoscenza, negli intenti del Consiglio Direttivo e nelle dichiarate intenzioni del presidente della Società la vendita dell’immobile che era stata la sede storica della Società era finalizzata al saldo delle posizioni debitorie, inclusa la mia. Anche se, per quel che mi concerne, ciò non è avvenuto.
In ragione di ciò, dopo un fallito tentativo di mediazione presso il Ministero del Lavoro, mi sono vista costretta ad adire il Tribunale Ordinario del Lavoro di Montevideo, che il 5 marzo 2018 accogliendo la mia domanda nel merito, ha condannato la Società Dante Alighieri al pagamento nei miei confronti dei salari non corrisposti, delle differenze salariali dovute, delle ferie e della tredicesima non godute, oltre all’indennizzo dei danni per il licenziamento; come da sentenza che allego, alla quale, sino ad oggi, la Società Dante Alighieri non si è conformata, costringendomi anche ad una ulteriore azione processuale.
La presente intende essere un contributo alla ricostruzione della “verità” delineata nell’articolo del 23 giugno e per tale motivo sono a richiedere che la testata Gente d’Italia voglia dare evidenza alla mia replica. Ringraziando fin d’ora per l’attenzione accordatami,
Distinti saluti
Claudia Morettini