Riprende la Missione italiana nel Parco archeologico di Ebla – la millenaria città siriana scoperta nel 1964 dall'archeologo italiano Paolo Matthiae – interrotta 12 anni fa a causa dell'occupazione delle milizie irregolari dei ribelli di Al-Qaeda. Un'invasione che, tra il 2014 e il 2019, ha devastato il sito con tunnel, trincee e casermette e che ha sconvolto il terreno archeologico soprattutto nella Città Bassa del grande centro urbano antico, costruito tra il 2500 e il 1600 a.C.
Gli scavi, a seguito della recente messa in sicurezza da parte del governo di Damasco, potranno riprendere nel sito di Tell Mardik, a 55 chilometri a sud di Aleppo. La Missione è sostenuta anche con i fondi del Maeci, che ha accolto con grande soddisfazione la liberazione del parco archeologico e il ritorno dei ricercatori italiani. "La notizia buona è che il parco non è mai stato bombardato. Ma per il ripristino dei cantieri serviranno almeno tre anni e anche fondi adeguati", ha detto l'archeologo Paolo Matthiae, per il quale il danneggiamento dell'area è consistente ed è per questo che la Missione romana sta progettando quella che viene definita come una "riabilitazione" dell'area archeologica.
Fra qualche giorno, Frances Pinnock e Davide Nadali, i due professori dell'Università La Sapienza che guidano la Missione insieme a Matthiae, saranno sul posto e cominceranno a studiare i materiali messi in salvo nel Museo di Hama. La riscoperta di Ebla è stata di quelle che cambiano la storia, soprattutto dal 1975 quando gli scavi hanno riportato alla luce quasi intatto l'Archivio Reale del 2350 a C., la sua fase più antica, con 17mila numeri di inventario di tavolette scolpite a caratteri cuneiformi che costituiscono un tesoro inestimabile di informazioni sulla cultura e sulla lingua, sui commerci, i matrimoni, la giustizia, i rapporti con gli altri popoli amici e nemici. Secondo l'archeologo Matthiae, ora "la cosa più importante è che dopo tanti anni di silenzio e distruzioni, per Ebla sta iniziando la rinascita".