Povera Italia. Il quadro tracciato da Confcommercio sui conti del Belpaese, è di quelli da mettersi le mani nei capelli. È questione di mesi, e l'inflazione ormai sempre più alta, sprofonderà anche lo Stivale, così come sta accadendo in questi giorni per la Germania, nelle “secche” della recessione. Con l'aggravante che questa volta la Banca centrale europea potrà fare ben poco per darci una mano, con il debito pubblico destinato a segnare un nuovo record. A lanciare l'allarme è stata, ieri, l'associazione nazionale dei commercianti che a dispetto della ripresa estiva ha stimato che il Pil nel terzo trimestre potrebbe segnare il -0,8% e "con un ulteriore moderato peggioramento congiunturale nell'ultimo trimestre, il 2022 si chiuderebbe a +3%".
Insomma, dopo un primo semestre positivo, l'economia tricolore mostra segnali di un possibile rallentamento nell'ultima parte del 2022. A luglio la produzione industriale, dopo i bruschi ridimensionamenti di maggio e giugno, ha mostrato solo un debole recupero (+0,4%), registrando nel confronto annuo una flessione. Nello stesso mese l'occupazione ha evidenziato un ridimensionamento in termini congiunturali. Secondo il direttore dell'ufficio studi dell’associazione dei commercianti, Mariano Bella, "questi elementi si sono tradotti in peggioramento delle dinamiche del Pil e dei consumi. Nel mese di settembre la nostra stima indica un calo del Pil dell'1,4% su agosto e una crescita dello 0,2% nel confronto annuo".
In ogni caso, volendo riepilogare, almeno apparentemente, quella che si prospetta, sembra essere una sorta di “recessione mite". Che tuttavia avrebbe un trascinamento negativo per il 2023 "con un ritorno a un'assenza di crescita". Se quella di Confcommercio è “mite”, semplicemente catastrofica appare, invece, la stima dell'agenzia di rating americana Fitch. Secondo gli esperti a "stelle e strisce", infatti, in Italia - a causa di un mix energetico dipendente dal 50% dal gas contro una media Ue del 20% - "lo slancio nell'economia sta rallentando".
"Prevediamo che l'economia si contrarrà nel 2023 a causa dello shock energia (-0,7%)" spiega l'agenzia Usa. Addirittura peggio dell'Eurozona (-0,1%, con gli Usa appena un po' meglio a +0,5%) e alla pari con Berlino che, riducendo rapidamente la domanda di gas (attraverso il ricorso al carbone), dovrebbe assestarsi a un -0,5%. Insomma, ormai è chiaro: tutto ruota attorno ai prezzi del gas con la corsa innescata dalla guerra russo-ucraina. Secondo le stime dell'ufficio studi dei commercianti, il 2022 si potrebbe chiudere con un'inflazione media al 7,5% e questo mese i prezzi potrebbero toccare il picco segnando +9,2%: una vera e propria mazzata sui consumi e le imprese, di cui 120.000 nel terziario sarebbero a rischio di chiusura.
"Nonostante crisi gravissime a livello internazionale, l'Italia ha reagito bene, meglio di altri Paesi Ue, ma il caro energia inarrestabile rende più concreti i rischi di recessione. Una recessione probabilmente contenuta, ma pur sempre penalizzante. Ecco perché, in raccordo con l'Europa, bisogna mettere in campo con la massima urgenza interventi strutturali per superare l'emergenza energetica, contenere l'inflazione e, dunque, evitare il pericolo recessione" ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.