di Sara Gentile
Pochi giorni ancora e le urne saranno aperte per queste elezioni che segnano un tournant importante nella vita politica italiana. La campagna elettorale si è infittita, ma non ha perso la sua voce scomposta, le invettive, le faide mediatiche o in presenza, come un calabrone impazzito con giravolte, voli sconnessi per acchiappare il pezzo d’aria più grande. La campagna elettorale dai tempi più antichi è altra cosa, serve al confronto, a spiegare e presentare i programmi, un’idea che ascolti la società e cerchi soluzioni e risposte, che spinga al dialogo e renda proficua la scelta degli elettori che solo così sono cittadini a tutto campo.
Nella nostra modernità ci si è battuti a lungo per il diritto di voto in vari paesi europei, con lotte aspre e spesso sanguinose: la Francia e poi l’Italia hanno tribolato per affermare questo diritto per tutti strappandolo al mancipio del voto prima per caste, poi per reddito, allargandolo progressivamente fino a farlo diventare universale,di pari passo con l’instaurazione ed il consolidamento della democrazia. Adesso in una fase diversa della nostra storia, è sopravvenuta sfiducia verso le istituzioni, si è spezzato il legame dei partiti con la società, quasi sparito il rapporto di responsabilità-fiducia fra governanti e governati e tale diritto è stato risucchiato nel cono d’ombra di un astensionismo crescente di protesta, indifferenza, delusione che scava un fossato pericoloso. Qualcuno, nei media televisivi e a stampa spinge sull’astensionismo, butta ancora cenere sulla passione civile che si spegne. E questo va contrastato.
Vietato tacere ora sulle politiche di inazione, sulla retorica che promette vanamente.
Vietato tacere sulle diseguaglianze crescenti, sulla povertà che corrode anche ceti prima non colpiti.
Vietato tacere sul lavoro che non c’è e spopola paesi interi delle sue forze migliori.
Vietato tacere sulle morti sul lavoro e su quelle recenti di giovanissimi per l’idea nefasta dell’alternanza scuola/lavoro in assenza di riforme su scuola e lavoro che devono segnare momenti diversi del vivere.
Vietato tacere sulla mancata approvazione del ddl Zan, dello ius scholae, dello ius soliperché un paese civile non può ignorare i diritti dei diversi, degli immigrati che vivono da anni in Italia.
Vietato tacere sui contratti di lavoro che penalizzano le donne con salari e condizioni discriminanti.
Vietato tacere sulla violenza che ci avvolge, sui morti nel Mediterraneo in un mare di sete.
Vietato tacere sul Sud perché esso è questione centrale, nazionale, ora usato come feudo e serbatoio di voti, dove vengono catapultati candidati impresentabili che nulla sanno della sua storia, del battito della società,dei pensieri della sua gente, dei cortili poveri e senza sole, della sua bellezza solitaria, anch’essa dispersa fra le ortiche della dimenticanza e dell’abbandono.
Vietato tacere sui vecchi capi bastone, sui vecchi usurati politici (spesso pluriinquisiti) che tornano a galla fingendo il nuovo e riproponendo vecchie ricette,con iattanza, adornando le città solo per le feste orgiastiche delle sante o santi protettori dove cristianità e sollazzo si sposano bene, distraendo come una volta facevano i grandi giochi circensi.
Vietato accettare che la destra estrema sbandieri la triade ”Patria Famiglia Cristianità” come offerta unica e imperdibile al supermercato. La Patria non è una madonna piangente, ma un grande luogo fisico e simbolico nel quale ci si riconosce per tradizioni, imprese comuni, lingua, arte e quant’altro ed essa si arricchisce ogni giorno tenendo aperti i cancelli a respirare l’aria del mondo; la famiglia anch’essa non è un quadro fissato una volta per sempre ma una struttura che muta e respira nel tempo, in cui persone, legami e sentimenti si alternano, si intrecciano, si amano, vanno in conflitto ma disegnano di continuo un paesaggio dell’anima che cambia con il mutare dei costumi, delle esigenze, di nuovi diritti; la cristianità, infine, ha permeato la civiltà occidentale, nascendo anch’essa come ribellione al sopruso, poi si sviluppata con vicende eroiche, dolorose, controverse, ha blandito il potere, se ne è distaccata, si è fatta essa stessa potere ergendo immensa la propria Chiesa e nel contempo ha attraversato le strade del mondo spargendo il suo verbo per gli umili, ha cercato il suo spazio; ma anch’essa proprio per questo è un grande mantello sotto il quale ognuno dei credenti vive con i propri pensieri, incertezza, fede, senso critico, con la tensione verso il trascendente imprendibile.
Il principe Fabrizio di Salina era cristiano per tradizione, per rango, andava in Chiesa e ne onorava i riti, ma amava la scienza e scrutava le stelle con i suoi preziosi cannocchiali a cercarvi il senso delle cose ed era incantato dalla perennità dei corpi celesti, schegge lontane e luminose contro la caducità del vivere.
Vietato tacere quindi per queste elezioni! È la sola possibilità di affermare un diritto, quello di scelta e i diritti che ne conseguono.