Si dice che 3 sia il numero perfetto, ma certamente questo non riguarda le tre scimmiette. L'ultimo caso è quello delle tre agenzie di stampa per gli italiani all'estero: Inform, aise e 9colonne, salvate, anni fa, da un intervento del CGIE quando la DGIT decise di sostituire le tre sorelle, tagliando loro l'ossigeno dei contributi, per dare l'esclusività a una quarta agenzia, che non si era mai occupata di emigrazione. Il Consiglio generale intervenne in loro difesa e ottenne che il loro incarico fosse prolungato e retribuito. La quarta agenzia, di cui non ricordiamo il nome, è, come minimo, poco presente se non sparita nel nulla. Le tre sorelle si specializzarono in campi diversi, per offrire una copertura più ampia di fatti e persone. Fa quindi specie, per non dire sconcerto, per non dire rabbia, che soltanto una delle tre, 9colonne, abbia riferito, ma soltanto ieri e perché era uscita sul giornale "Roma", la battaglia di legittimità lanciata da Gente d'Italia. Le altre due, infatti, non hanno ancora riportato la denuncia, presentata da Gente d'Italia alla Procura della Repubblica, del reato commesso dal Vice Presidente e Consigliere del Com.t.Es., Consigliere del CGIE e deputato supplente del parlamento uruguaiano, Aldo Lamorte. Il reato, come si sa, consiste nell'uso fraudolento del certificato elettorale di un'altra persona per illustrare in un video come votare per il MAIE alle scorse elezioni. Lamorte ha postato il video sui social, salvo cancellarlo appena si è reso conto di aver incriminato se stesso, fornendo le prove del suo misfatto. Ma il video era stato salvato, il nome dell'ignara elettrice, brutalmente scippata del suo diritto al voto, era chiaramente leggibile e la denuncia è stata presentata. Per Inform e Aise, tutto questo non esiste ancora. Eppure in passato hanno sempre dato rilievo a casi scottanti. Abbiamo letto il tamtam delle accuse a dirigenti di patronato in Europa e Africa, a Presidenti di associazioni e così via. In questa singola circostanza, però, la deontologia che governa il mondo dell'informazione è stata tradita dall'omessa pubblicazione di atti comprovati e ampiamente condannati anche dai lettori di Gente d'Italia. È quindi necessario che in futuro intervenga una figura super partes. Crediamo che tale qualifica si incarni in Francesco Siddi, appena nominato esperto al CGIE, di cui è stato Consigliere di nomina governativa per la Federazione Nazionale della Stampa, che presiedeva. La sua nomina, insieme a quella di altri 13 esperti, è stata firmata dal Ministro degli esteri, Luigi Di Maio, il 23 giugno scorso ma, inspiegabilmente, è apparsa sulla Gazzetta Ufficiale soltanto il 27 settembre. Il Ministro degli Esteri, per legge, è anche il Presidente del CGIE, nel suo caso un presidente profondamente assente, che si è fatto sempre rappresentare da qualche sottosegretario ed è intervenuto soltanto una o due volte con un messaggio, scritto dai diplomatici e preregistrato, da proiettare da remoto. Più o meno lo stesso 23 giugno, la Farnesina ha fatto pervenire a Palazzo Chigi l'elenco delle 20 persone, indicate da enti e istituzioni, che costituiranno la Commissione di nomina governativa del CGIE. La scelta degli enti è fatta in base alla legge che detta numeri e criteri, le persone sono indicate dalle realtà di appartenenza. Il tutto si elabora, però, applicando il famoso/infame Manuale Cencelli per la spartizione tra le forze politiche di riferimento. Ma quel decreto di nomina non è mai stato firmato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, travolto dai suoi impegni nazionali e internazionali. Se il suo Consigliere diplomatico non gli mette sotto il naso il foglio da firmare, il decreto non vedrà mai la luce. E il Manuale Cencelli farà rimodulare le selezioni per premiare il nuovo assetto parlamentare e di Governo. Il risultato di tutto questo è che il CGIE uscente non si riunisce da dicembre dell'anno scorso e probabilmente il nuovo CGIE non si insedierà fino a gennaio del 2023. Dalla prima riunione dei Com.It.Es. a dicembre 2021, è stato deciso dalla DGIT con l'ufficio legale della Farnesina, contro il dettame e lo spirito della legge, che il CGIE è entrato in regime di ordinaria amministrazione. I 43 Consiglieri "esteri" del CGIE, eletti il 9 aprile 2022 per il prossimo mandato, sono stati subito spacchettati in due gruppi: quelli rieletti, quindi sempre in carica, e quelli alla loro prima nomina, non ancora ufficialmente in carica. Il risultato è che, da dicembre del 2021, il massimo organo di rappresentanza degli italiani all'estero vive in uno strano limbo istituzionale, per cui, in maniera del tutto aberrante, la DGIT continua a chiedere, ai sensi di legge, pareri urgenti al Comitato di presidenza sulle proposte del MAECI, ma all'assemblea insediata nel 2016, come al Comitato di Presidenza, viene impedito di riunirsi, anche se il prossimo CGIE non esiste formalmente né sostanzialmente. Chi non è stato rieletto né rinominato, però, ritiene di essere ancora in diritto di imporre comportamenti, mentre manca ogni potere di intervento a favore delle comunità italiane all'estero. Tutto questo ci è stato raccontato dagli uni e dagli altri. La legge, come sappiamo, può essere applicata alla luce di interpretazioni non sempre corrette. I dicasteri pullulano di soloni la cui limitata preparazione giuridica è rimpiazzata dalla prosopopea di imporre soluzioni a favore dei Superiori Ministeri. L'ultima grave conseguenza di questa situazione è che il CGIE non è in grado di prendere una posizione formale, denunciando a sua volta come inaccettabile e lesivo del codice penale l'atto commesso da Lamorte che, fra l'altro, fa parte del contingente dei neoeletti al CGIE seppure, nel suo caso, in maniera proditoria. Il CGIE potrà fare una dichiarazione di disdegno, di condanna morale, unita all'ennesima esortazione a Lamorte di dimettersi da tutte le cariche, ma non può dichiararne la decadenza. Il CGIE, con l'input di Com.It.Es. e Associazioni, dovrà rimettere sùbito mano alla riforma dei due organismi, proponendo norme che prevedano la decadenza di chi commette un reato in flagranza, e prevengano ogni limitazione lesiva dell'operatività di questi due fondamentali livelli di rappresentanza degli italiani all'estero. Sùbito, ripetiamo, quando e se sarà concesso al CGIE di insediarsi e cominciare a lavorare.
(CARLO CATTANEO)