Braccio di ferro finito. L'ex presidente del Brasile Lula non sarà scarcerato. Lo ha deciso il presidente del tribunale federale regionale di Porto Alegre, Carlos Thompson Flores. Arriva così la parola fine al duello tutto giudiziario che aveva visti contrapposti Rogerio Favreto, giudice dello stesso tribunale, che domenica pomeriggio aveva ordinato di liberare l'ex presidente, e il magistrato "anticorruzione" Joao Pedro Gebran Neto, che ne aveva invece stoppato la scarcerazione.
LA DECISIONE DI FAVRETO, IL NO DI MORO
Secondo, Favreto (lo stesso giudice che pure aveva confermato la condanna a 12 anni di Lula per corruzione e riciclaggio), il fatto che l'ex presidente si trovasse rinchiuso in una cella della polizia a Curitiba rappresentava una violazione dei suoi diritti politici, dal momento che Lula è "precandidato" del suo partito per le elezioni del prossimo ottobre. Favreto, che era di turno domenica scorsa, ha pertanto accolto un ricorso presentato da tre deputati del Partito dei Lavoratori (Pt), ordinando l'immediata scarcerazione dell'ex presidente.
NIETO SOSPENDE LA SCARCERAZIONE
Proprio forti di questa decisione, domenica pomeriggio i tre deputati si sono presentati a Curitiba per chiedere la liberazione di Lula. La polizia, però, ha risposto "picche", accogliendo le istruzioni disposte dal pm simbolo delle inchieste anticorruzione, Sergio Moro il quale, malgrado fosse in vacanza all'estero, ha dichiarato che Favreto risultava "del tutto incompetente" per occuparsi del caso. A quel punto è intervenuto anche Joao Pedro Gebran Neto, il magistrato federale responsabile delle inchieste anticorruzione, e in particolare di quella per la quale è stato condannato Lula, che ha a sua volta sospeso l'ordine di scarcerazione, dando così il via al braccio di ferro con Favreto, che poi si è definitivamente concluso questa mattina con la decisione del tribunale federale.