Franco Esposito
Predica cosa dal pulpito della chiesa? Le aperture in tema di fine vita, aborto, diritti di genere. La Diocesi di La Spezia sostiene che così non va, non si può, il prete deve darsi una regolata. E intanto lo sospende. Il provvedimento punitivo è firmato dal vescovo. I fedeli di Bonassola, poco più di un borgo, mare e vigneti, le Cinque Terre a un sospiro, parrocchiani della chiesa di Santa Caterina, arrabbiati, minacciano l'occupazione della chiesa.
Programmano la cancellazione della messa e l'interruzione della liturgia. Poi decidono che così sarebbe stato troppo e avrebbe generato eccessivo clamore. Molto meglio e più efficace ritengono potesse essere disertare la messa e chiedere al vescovo di riavere il loro prete. Il campanaro fa comunque la sua parte scioperando. Sul piazzale della parrocchia della piccola Bonassola si riuniscono cinquecento persone, residenti e villeggianti, abitanti del borgo, al grido ribadito in maniera civile "ridateci il nostro prete". I vecchi del posto giurano che una roba del genere "non si era mai vista".
Presente la televisione, informata prontamente e sollecitata a intervenire con immediatezza. Gli zoom delle telecamere ad inquadrare gli striscioni per don Giulio Mignani. Il prete definito "il nuovo martire della Curia". Ma la messa? L'ha celebrata un sostituto mandato dalla Curia. Quanti i presenti? Il deserto in chiesa, nonostante l'appello e le preghiere di don Giulio: "Non dobbiamo impedire di entrare a nessuno, dobbiamo accogliere da subito il mio successore".
Appello non raccolto, la diserzione è stata totale. Il paese nella sua interezza chiede al vescovo "un ripensamento" e insieme, comunque vada a finire questa storia, "non una fine ma un inizio". La protesta però non si ferma, continua con fermezza tutta paesana. "Organizzeremo i pullman per manifestare al Vaticano".
I fedeli ribelli e più arrabbiati annunciano che questo "è un seme che forse frutterà". Don Giulio Mignani, al centro della protesta-ribellione della popolazione di Bonassola, non arretra di un passo. Con calma e tocchi di serena civiltà ripete che "le cose che ho detto le penso e le rivendico, ho fatto tutto per amore della stessa istituzione che oggi mi punisce, io vado avanti, sogno ancora una Chiesa vicina alle persone per davvero".
Così quella che all'inizio sembrava presentare i contorni della festa di paese, la vicenda lievitata dal basso è diventata rivolta e storia. Con tanto di abbracci stretti e di occhi lucidi. Bonassola si è commossa per questa sua protesta. Tutti hanno partecipato, anche i bambini impegnati a tappezzare la piazza di cartelloni colorati. Il ristorante del paese ha offerto bruschette e patatine. La rivoluzione paesana si è presa largo spazio e una certa risonanza nelle pagine dei giornali e in tv.
Il paese ammutinato. Espressioni più o meno spontanee hanno dato corpo e sostanza alla protesta. Significativi gli striscioni appesi a balconi e alberi. Qualcuno perfino eccessivo: "Dio se n'è andato insieme a don Giulio". E ancora: "No don Giulio, No comunione". Il campanaro ad annunciare la volontà di dar vita allo sciopero personale: La decisione annunciata da un suo striscione. "Scioperano anche le campane".
I parrocchiani storici hanno mandato al vescovo il loro messaggio. Del tipo: "Ho ottantuno anni, e tutto questo mi sta allontanando dalla Chiesa". La piccola Bonassola impegnata integralmente nel far sentire al vescovo e alla Chiesa le sue voci. Quelle di una comunità che si ritiene tradita. "Perchè tagliare un albero che ha dato frutti così preziosi?", è il solitario sfogo di don Giulio.
Lo sfogo pare destinato però ad allargarsi nel giorno della protesta dei parrocchiani di Bonassola. Pronta a far diventare "la nostra battaglia un battaglia di tutti: la difesa di don Giulio è la difesa delle idee che gli sono costate così tanto". E, gratta gratta, si scopre che in settimana, in Liguria, si era fatto sentire Marco Cappato, con cui don Mignani ha condiviso parte della battaglia sul referendum sul fine vita.
Di chat in chat, è passata una lettera con una lunga lista di firme di "bonassolesi acquisiti". Tra questi Stefano Boeri, famoso archistar, e l'Ambrogino d'oro Piergaetano Marchetti. Entrambi fermi su questa posizione: la decisione della Diocesi definita "un vuoto di senso che la cultura italiana, religiosa e laica, non merita".
Bonassola per un attimo si è scoperta piccolo centro del mondo. In sacrestia, ovvero all'indirizzo della chiesa di Santa Caterina, continuano ad arrivare messaggi di sostegno di associazioni, circoli, e anche di parroci di tutta Italia. E la mano idealmente tesa da lontano di Mina Welby. Uno deisimboli della lotta peril diritto all'eutanasia. "Io sono credente e praticante, soffro a vedere come in tema di diritti la Chiesa conceda solo talvolta, e solo pochi spiragli. Giulio ha solo dimostrato cosa vuol dire ascoltare, accogliere le persone. Quello che dovrebbero fare sempre la Chiesa e la politica".
Mina Welby è al fianco e con i fedeli, cattolici e cristiani, del borgo ligure conosciuto come Bonassola. "Invece la Chiesa si chiude in se stessa e la politica sventola la parola diritti solo come una bandiera".
Ora spazio alle reazioni.