Il primario festeggia la nomina e il reparto da lui diretto chiude. Accade a Napoli, e dove se non nella città del sole, della pizza, dell'arti di arrangiarsi, della grande bellezza e delle grandi intelligenze, della fantasia infinita? Nella circostanza perversa, e meno che mai condivisibile. Il primario tira giù dall'armadio il tight, rispolvera il papillon grigio perla, e dà una festa. La serata celebrativa per far sapere a tutti dell'avvenuta nomina.
La festa di venerdì sera, siete invitati tutti, non mancate, non potete mancare, mi raccomando. L'invito preso alla lettera, forse troppo. Anche gli infermieri si sono accodati, non solo i medici colleghi del primario fresco d'investitura. Il risultato? La conseguenza della sparizione di massa? Il reparto è stato chiuso, alla faccia di chi aveva bisogno e innanzitutto di chi ha avuto bisogno. La divisione di chirurgia vascolare in totale disarmo, tutti i suoi componenti in abiti borghesi, giacca scura e camicie, non richiesta la cravatta in tinta, al party del primario.
Mentre un paziente in condizioni difficili viene dirottato in un'altra struttura ospedaliera. Il
San Giovanni Bosco, in tutt'altra zona di Napoli, la periferia Nord. Trasferito su ordine
di chi? Di un chirurgo della divisione di cardiologia vascolare in totale disarmo, in quel
momento. Follia d'estate, protagonista Francesco Pignatelli, il primario sopra citato. Cena e brindisi in un locale sul mare, il reparto dell'ospedale privo di vita, svuotato di ogni presenza. Nove medici e dieci infermieri a fare festa. Gli unici quattro degenti trasferiti in un'altra divisione, al piano superiore dell'Ospedale del Mare, zona est di Napoli. Il reparto chiuso, e in maniera furtiva. Nessuna comunicazione, nessuna richiesta di essere sostituiti, il primario, i nove medici, i dieci infermieri. Cose di Napoli, di un disgusto e di una leggerezza da schifo.
Uno spaccato di cos'è la salute a Napoli. Uno schifo, se all'inqualificabile episodio si deve
dare all'episodio una corretta valutazione. Il primario Francesco Pignatelli in tight e flute in mano nel locale chiamato Nabilah. Il manager della Asl1, Mario Forlenza, lo ha sospeso con effetto immediato. Ieri la notificazione del provvedimento, dopo aver ascoltato la versione dell'incauto primario del reparto di chirurgia vascolare. "Non sapevo nulla di quel trasferimento di un paziente, disposto da un altro medico. Il reparto non presidiato? Mai pensato minimamente di farlo chiudere". Ma le corsie vuote venerdì sera? Una coincidenza e punto, nello scomposto e inaccattabile tentativo di salvataggio in corner del primario che prova ad opporsi alla gogna mediatica con la forza delle parole. Debole nel suo caso.
"Eccomi alla coincidenza: gli infermieri hanno chiesto le ferie, cui avevano diritto". A chi vuole babbiare, scriverebbe Camilleri? Gli infermieri si sono messi in ferie tutti insieme. Il primario Pignatelli intende precisare che comunque "un medico reperibile c'era". La giustificazione viene ritenuta assurda e inaccettabile dal consigliere regionale dei Verdi, Emilio Borrelli. "Via, non scherziamo, non stiamo qui a prenderci in giro. Un intero reparto che si organizza tra ferie, turni e malattie perchè nessuno manchi all'evento. Condotte
inspiegabili, l'opinione pubblica deve conoscere la verità. E pensare che il governatore regionale vuole rilanciare la sanità campana". Ma i vertici sapevano della festa o ne ignoravano l'esistenza. Sapevano, erano a conoscenza di tutto, assicura il primario desaparecido con colleghi e infermieri. "La mia festa, oltretutto, era un happening per raccogliere fondi da consegnare ai responsabili del progetto Sanapoli. Una serata di beneficenza. C'erano artisti e attori a titolo gratuito. Abbiamo raccolto 3.800 euro".
Il paziente trasferito ad altra struttura ospedaliera si è salvato per un pelo. Secondo il primario Francesco Pignatelli, quella sera festaiolo in tight, il trasferimento dell'ammalato è stato pensato ed eseguito ad arte, per danneggiarlo. Un complotto, toutcourt? Passa e chiude il primario venerdì sera desaparecido e in festa con colleghi e personale paramedico. "Sono uno che ha salvato un uomo che rischiava di perdere due gambe. Amo questo lavoro. mi dedico con passione a questo ospedale, non è giusto che venga massacrato per una serata di festa". Il trasferimento del paziente in gravi condizioni ad altro ospedale comunque di qualcosa puzza. Intanto è sospetto, perchè non esiste ancora una versione ufficiale e soprattutto è stato effettuato "senza lasciare traccia". La festa pazza, in un certo senso, va a inquadrarsi con il precario funzionamento dell'ospedale del Mare, inaugurato a più riprese da cinque anni. La tipica cattedrale nel deserto, con le sue pareti di cristallo. Come dire, sotto il vestito bello quasi niente.
Franco Esposito