DI SILVANA MANGIONE
La prima crociata fu indetta nel 1095, oltre nove secoli fa, dal Papa Urbano II, per aprire ai pellegrini una via sicura alla Terrasanta, controllata dai Turchi musulmani fin dal VII secolo. La crociata più recente sta per concretizzarsi in America Latina per proteggere e rivampare la rispettabilità dei Com.It.Es. e del voto degli italiani all’estero. I Com.It.Es. di Mendoza e Bahía Blanca hanno condannato i brogli delle 25.000 schede taroccate in Argentina e annullate nello spoglio in Italia, ma non il reato commesso da Aldo Lamorte con il video tutorial di istruzioni su come votare per il MAIE, usando la scheda di un’ignara elettrice. Mendoza e Bahía Blanca non censurano nemmeno la connivenza della maggioranza MAIU nel Comitato di Montevideo, basata sull’obbedienza cieca, pronta e assoluta al loro “signore e donno”, per proteggerlo contro tutto, contro tutti e contro l’evidenza di una prova certa, fornita personalmente dal reo, implicitamente confesso, attraverso la sua stessa documentazione postata sui social. Cicero pro domo MAIE? Oppure desiderio di negare ogni e qualsivoglia complicità soltanto nei comportamenti illeciti perpetrati nel proprio Paese di residenza? Ce lo dovranno spiegare loro. Nel frattempo però, la Presidente Ana Cani del Com.It.Es. brasiliano di Rio de Janeiro – Espirito Santo dichiara che denuncerà Aldo Lamorte e il Com.It.Es. dell’Uruguay. Il coordinatore continentale di FI sollecita tutti i Comitati a reagire, perché l’America Latina non può essere infangata sulla stampa e i media audiovisivi per le colpe circoscritte a pochissime realtà e a un pugno di profittatori o di pecore che seguono il cane da pastore dentro il burrone dell’illegalità. Siamo assolutamente d’accordo che ci vuole una sollevazione popolare, che parta dai Com.It.Es. di tutti i Paesi dell’America Latina, la quasi totalità dei quali non si è mai macchiata di infrazioni alle leggi elettorali o altre che siano. La piramide delle rappresentanze elettive degli italiani all’estero è sotto palese attacco da molti anni a questa parte, cominciando dagli organismi di base. I Com.It.Es. sono stati brutalmente azzoppati nella loro rappresentatività dall’imposizione dell’opzione inversa, che costringe l’elettore a registrarsi al Consolato per poter esercitare il primo diritto di ogni cittadino in una democrazia, quello di scegliere chi deve far parte delle istituzioni di riferimento. A causa dell’opzione inversa, della scarsa informazione, dei servizi consolari ridotti ai minimi termini per la cronica mancanza di personale e altro ancora, i votanti effettivi per i Comitati si attestano al di sotto del 5% nella maggior parte del mondo. Glissiamo, per bontà d’animo, sul fatto che in alcune circoscrizioni importanti si è arrivati soltanto all’1% degli aventi diritto o poco più. I boatos su reati e brogli fanno dimenticare l’ottimo lavoro fatto dai Comitati, insieme al CGIE, per esempio in Venezuela, per assistere la collettività, messa un pericolo dalla carenza di medicine, necessarie non soltanto ai malati cronici, ma anche alla popolazione in generale. O la rete di collaborazione America Settentrionale e Meridionale, per creare canali di trasporto aereo e charter per rimpatriare gli italiani intrappolati dai divieti di viaggio dopo lo scoppio del COVID. Le operazioni dei Comitati sono state orchestrate dall’intervento diretto del CGIE, attraverso l’Unità di crisi della Farnesina, che ha fatto uno splendido lavoro. O ancora la rete di assistenza ai profughi dalla guerra in Ucraina, intessuta dai Com.It.Es. europei di frontiera, in primis in Romania e Polonia, con il coordinamento del CGIE. Quelli citati sono casi estremi, che non avremmo mai voluto trovarci a dover affrontare. Ma c’è anche il lavoro di tutti i giorni per la protezione degli aspetti della vita quotidiana in situazioni normali, ad esempio, il miglioramento dei servizi consolari, il potenziamento della sussidiarietà dei patronati nei grandi Paesi con grandi comunità e pochi Consolati, l’assistenza alle fasce più deboli delle comunità, in particolare gli anziani, con fulgidi esempi offerti dai Com.It.Es. nella Repubblica del Sudafrica, in tutta l’America Latina e in Australia. Non parliamo poi dell’impegno nel promuovere l’insegnamento di lingua e cultura italiane agli italodiscendenti e ai cittadini di tutte le Nazioni in cui viviamo. Il fatto che il Com.It.Es. di Montevideo volesse abolire l’italiano come lingua ufficiale del Comitato degli ITALIANI all’Estero, per sostituirlo con lo spagnolo, fa ribollire il sangue. E continuiamo a ringraziare SE l’Ambasciatore Iannuzzi per averci salvato da quest’ultimo insulto a una delle principali ragioni d’essere delle nostre rappresentanze: mantenere vivi l’uso della nostra lingua, la conoscenza della nostra cultura, l‘amore per l’Italia, per le sue infinite bellezze e cause di orgoglio in ogni campo, che costituiscono la nostra stessa identità, per le generazioni nate all’estero e i figli delle nuove mobilità. Serve dunque una vera crociata, dei Com.It.Es., delle Associazioni, dei singoli, per dimostrare che le mele marce sono poche e devono essere rimosse dai luoghi di potere e dalle occasioni in cui possono infettare gli altri. Una crociata per ridare dignità a tutti noi, perché in Italia, ricordiamocelo anche se ci fa profondamente soffrire, il “mondo dell’emigrazione” è citato principalmente quando commette errori plateali, non quando tesse la tela del sostegno alle comunità e ai singoli in ogni aspetto del viver civile. Per ogni Aldo Lamorte, ci sono nelle nostre collettività centomila cittadini operosi, esponenti onesti, donne e uomini che si offrono come volontari per soccorrere le persone colpite da eventi tragici e imprevedibili oppure travolte dalle difficoltà quotidiane. Se Lamorte non si dimette da Consigliere e Vice Presidente del Com.It.Es., al quale era ineleggibile, nonché da Consigliere del CGIE e deputato supplente in Uruguay; se i suoi scherani continuano a fargli da scudo; se la Giustizia ha lunghi tempi di gestazione delle sentenze; se la Farnesina attende che agisca la giustizia, senza sollecitare dovute e immediate prese di posizione, tocca a noi lanciare la prima crociata del XXI secolo, indetta nell’anno 2022, per riportare la serenità, la legalità e il rispetto del nostro esistere come popolo italiano fuori d’Italia. Facciamolo subito.