di Luisa Barone
"La musica è cambiata" è il messaggio dell'Italia ai paesi membri dell'Unione Europea sul tema sbarchi e immigrazione. Ma sembra siano gli italiani a non aver "cambiato musica" su migranti e stranieri. Guardando ai dati, l'Italia non ha i numeri per gridare all'emergenza "invasione rifugiati", quantomeno non più di altri paesi su cui la pressione è maggiore. Nel 2020, solo il 6 per cento della popolazione è straniera non-EU mentre in Germania e Spagna supera il 7 per cento, a Lussemburgo è pari al 8.6 e a Malta arriva fino al 9.8.
Nel 2021 la maggior parte delle prime domande di asilo è stata presentata in Germania, Francia e Spagna, lasciando l'Italia al quarto posto della classifica con 43 mila 900 mila richiedenti. E anche esprimendo il dato in rapporto alla popolazione, l'Italia non compare in lista, con il maggior numero di domande presentate a Cipro, Austria e Slovenia.
In totale sono state 40.800 le decisioni prese nel 2020 sulle domande presentate, di cui il 72 per cento prevedevano una rejection, che equivale a 11 mila 424 richiedenti asilo accettati. Nello stesso anno la Francia ne accoglieva 18 mila 994, la Germania oltre 63 mila, la Spagna circa 51 mila.
L'emergenza non è quella dell'immigrazione in Italia ma dei decessi in mare, che nel 2021 sono aumentati del 36 per cento con 3 mila 157 morti o dispersi segnalati sulle tre rotte principali del Mediterraneo. Contestualmente, l'attraversamento irregolare delle frontiere terrestri registra un aumento del 125 per cento, soprattutto sui confini orientali. A fronte di un'evoluzione geopolitica che sta stravolgendo i flussi migratori verso l'Europa, la necessità di trovare una soluzione integrata per lanciare una missione di salvataggio nel Mediterraneo diventa sempre più urgente.