I contratti a tempo determinato attivati in Italia nel corso del 2021 riguardano il 69,8% delle nuove assunzioni mentre solo il 14,8% dei nuovi contratti è a tempo indeterminato. Sono questi i numeri contenuti nel "Rapporto Inapp 2022: Lavoro e formazione, l'Italia di fronte alle sfide del futuro" presentato ieri alla Camera dei Deputati da Sebastiano Fadda, presidente dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche pubbliche (Inapp).
Nel dossier si legge sostanzialmente che il mercato del lavoro italiano risulta “intrappolato nella precarietà”. Nell’insieme il lavoro atipico – vale a dire tutte quelle forme di contratto diverse dal contratto di lavoro full time- rappresenta l’83% delle nuove assunzioni con un aumento del 34% negli ultimi 12 anni. Solo il 35-40% dei lavoratori passa nell’arco di tre anni ad impieghi stabili.
Dal rapporto Inapp 2022 emerge inoltre che il nostro è l’unico Paese dell’area Ocse nel quale il salario medio annuale è diminuito (-2,9%) in 30 anni, dal 1990 al 2020. Mentre in altri stati Ue come la Germania è cresciuto del 33,7%, in Francia del 31,1%.