DI MATTEO FORCINITI

I partiti politici in Uruguay controllano quasi tutto. La partitocrazia trionfa ovunque. È così anche per la Jutep, la Junta de Transparencia y Ética Pública, l'organismo incaricato di vigilare sulla trasparenza nell'ambito pubblico. L'organismo attualmente si trova sotto il controllo di Cabildo Abierto, il partito più a destra della coalizione che ha portato Luis Lacalle Pou al governo, anche se esiste un direttivo nel quale siedono membri nominati dagli altri partiti.

Incredibilmente, a distanza ormai di quasi due mesi, questo organismo non ha speso neanche una parola sul caso di Aldo Lamorte portato alla ribalta dal nostro giornale in occasione delle ultime elezioni italiane. Per quel video Lamorte -che esercita anche l'incarico di deputato supplente nel Parlamento uruguaiano- sarà presto processato dalla magistratura nel suo paese. La Fiscalía General de la Nación ha infatti accolto la denuncia presentata dai consiglieri della lista Rinnovo del Comites dato che in quel video potrebbero essere stati commessi diversi reati in base alla legislazione uruguaiana: violazione della corrispondenza, diffusione di dati personali sensibili e violazione del codice di etica per i funzionari pubblici.

Dopo due anni di continui scontri interni e un atteggiamento ambiguo di fronte a una serie di scandali negli ambienti della maggioranza governativa, pochi giorni fa la presidente della Jutep Susana Signorino ha presentato le sue dimissioni per "motivi personali" come ha spiegato in un'intervista a Montevideo Portal. La decisione però potrebbe essere stata accompagnata da altri motivi come ha ammesso la stessa protagonista che ha parlato espressamente di mancanza di risorse e di personale oltre che di politicizzazione. "Sono stati due anni e mezzo di tanta fatica e stanchezza. Ho una carriera ineccepibile di 30 anni e, a dire il vero, questa attività mi ha stancato" ha ammesso.

Secondo le ricostruzioni apparse sulla stampa all'interno della Jutep si sarebbe consumato un duro scontro tra le diverse fazioni politiche: da una parte la presidente dimissionaria e dall'altra un membro del direttivo nominato dal Frente Amplio, Ana Maria Ferraris, che più volte ha denunciato di essere stata ostacolata nel suo lavoro criticando il funzionamento dell'organismo.

Il posto vuoto lasciato da Signorino sarà presto rimpiazzato da un'altra persona come ha informato recentemente El País: Cabildo Abierto avrebbe già scelto il nome del sostituto in attesa dell'ok del presidente e della definitiva approvazione da parte del Parlamento.

Lo scandalo Lamorte, lo ribadiamo ancora una volta, non è soltanto una questione italiana come qualcuno potrebbe pensare. Si tratta anche e soprattutto di una questione che coinvolge l'Uruguay dato che il protagonista di questa squallida vicenda lucra con l'immagine della collettività nella costante ricerca di ottenere un tornaconto personale nel suo paese, cosa già di per sé molto discutibile, molto ambigua. Da più di un ventennio, infatti, Lamorte partecipa con il suo minuscolo partito -la Unión Cívica- alle tornate elettorali con speranza di ottenere qualcosa in cambio grazie al suo pacchetto di voti da portare alla coalizione di centro destra.

Il suo seggio nel Parlamento come deputato supplente in questa legislatura è a tutti gli effetti un incarico pubblico che implica le stesse limitazioni e responsabilità imposte dalla legge a un qualunque parlamentare: così lo stabilisce l'articolo 5 del regolamento della Camera dei Rappresentanti e tali limitazioni sono definite chiaramente dall'articolo 115 della Costituzione.

E allora cosa c'è di un comportamento più indegno rispetto a quello che ha fatto Lamorte che è stato colto in flagranza di reato votando con il plico elettorale di un'altra persona? Cos'altro dovrebbe combinare un politico prima che la Junta de Transparencia y Ética Pública possa intervenire?

La questione fondamentale è una sola: questo organismo difende davvero la trasparenza e combatte la corruzione oppure è piegato solo alle logiche di partito?