di Silvana Mangione
Al Convegno sull'informazione in Australia, Canada, Stati Uniti e Sudafrica, che si tenne a New York il 14 e 15 maggio 1994, seguì il "Convegno dell'informazione per le comunità italiane in America Latina", che si svolse a San Paolo del Brasile dal 15 al 17 dicembre dello stesso anno. La primavera del 1994 si era aperta con una rivoluzione politica. La neonata Forza Italia aveva vinto le elezioni e il Governo, con la Presidenza dell'On. Silvio Berlusconi, si era insediato l'11 maggio. A New York, l'allora Ministro degli Esteri, On. Antonio Martino (FI) aveva presentato il suo messaggio audiovisivo, trasmesso in diretta anche in Italia dalla RAI, seguito da quello del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta (FI). A San Paolo presenziarono l'allora Sottosegretario agli esteri con delega per gli italiani all'estero, Sen. Enzo Trantino (MSI-AN) e il Ministro per gli Italiani nel Mondo Stefano Berlinguer (indipendente). Ambedue fecero promesse importanti e condivisibili.
Ma il 17 dicembre arrivò la notizia della caduta del Governo e il dialogo si interruppe lì per lì. A New York era iniziato: "il percorso di ricerca di una strategia di conoscenza reciproca" che fu mirabilmente proseguito nella serie di interventi che animarono il convegno di San Paolo, nel senso della costruzione di un vero meccanismo di informazione di ritorno, dall'estero verso l'Italia, per illustrare il mondo dell'emigrazione e le sue ricchezze umane, culturali e imprenditoriali. Le conclusioni, presentate in un documento finale approvato all'unanimità, denunciarono l'inadeguatezza e "l'ingiusta" applicazione delle leggi allora vigenti sull'informazione per e dell'estero, in particolare nel campo del sostegno all'editoria degli italiani fuori d'Italia.
Ci dispiace dover dire che a distanza di 28 anni, molto poco è cambiato e non sempre in meglio. L'assemblea congressuale decise che gli italiani all'estero dovevano diventare vera "parte contrattuale" in tutti gli aspetti dell'informazione. Si "impegnava il Governo", con la solita frase politicamente corretta, a perseguire una politica innovativa basata sui suggerimenti emersi a New York e San Paolo e sulle indicazioni del successivo Convegno di Berlino per l'Europa. Si imponeva alla Conferenza nazionale che avrebbe concluso il giro delle sessioni continentali di stilare una "Carta dei diritti e dei doveri dei media degli italiani all'estero" da affiancare alla "Carta dei diritti e dei doveri dell'operatore dell'informazione degli italiani nel mondo", per la definizione e il riconoscimento dei media italiani fuori dai confini.
Si sottolineava "l'importanza dei diversi mezzi linguistici nella diffusione della cultura italiana" utilizzando anche le lingue dei diversi Paesi di residenza come veicolo di riscoperta del Bel Paese non soltanto per le comunità italiane, ma anche per quelle locali. Un vivacissimo dibattito si era sviluppato a proposito di RAI International e questo tema finì per prendere il sopravvento sugli altri. La Delegazione della RAI era guidata dall'allora responsabile delle relazioni internazionali, Prof. Carlo Sartori, accompagnato anche dalla Direttrice di RAI International Angela Buttiglione. Il segnale era stato appena spento in America Latina, per una serie di questioni legali, ed era in corso una furiosa sollevazione delle collettività. Ma, insieme all'assicurazione di risolvere il problema, l'approccio concettuale presentato dalla Buttiglione era del tutto condivisibile. I punti fondamentali consistevano nel privilegiare l'esigenza di memoria e di identità, anche attraverso lo studio della lingua italiana; il collegamento di conoscenza delle comunità fra di loro; il far arrivare in Italia le nostre realtà, il patrimonio che gli italiani all'estero sono per i Paesi che li ospitano e per l'Italia. Sembrava proprio che l'idea della circolarità dell'informazione fosse stata recepita e sancita anche da Mamma RAI.
A dimostrazione di questo nuovo atteggiamento apparente, la nuova Direzione di RAI International era nata proprio 15 giorni prima dell'inizio del Convegno per accorpare tutte le competenze della programmazione verso l'estero, al fine di fornire un interlocutore unitario da una parte allo Stato italiano, dall'altra agli italiani all'estero. E Carlo Sartori aveva ribadito che: "La RAI e il suo Consiglio di Amministrazione considerano assolutamente prioritaria l'informazione per e delle comunità italiane all'estero, in un senso completamente nuovo, non solo considerando le comunità un terminale per i suoi programmi migliori, ma anche un serbatoio di cultura, di creatività, di imprenditorialità, da valorizzare nel modo migliore possibile anche nei confronti degli italiani in Italia". Poco più di un anno dopo, il grande giornalista Roberto Morrione diventò Direttore di RAI International e il suo primo atto fu quello di costituire un gruppo di consultazione formato dai rappresentanti dei diversi continenti nel Comitato di Presidenza del CGIE. Io ne facevo parte per il Nord America.
Quando Morrione passò a dirigere RAI News 24, che aveva contribuito a creare, il gruppo non fu più convocato dai suoi successori. Come ben sappiamo, le filosofie di intervento e la loro traduzione pratica sono due cose profondamente diverse. Quando si avvicendano le persone ai vertici decisionali, la smania di pulizia degli input ereditati e l'invenzione di nuove politiche da intestarsi personalmente vincono sull'esigenza di continuità e sviluppo dei traguardi già raggiunti, per consolidarli, migliorarli e accrescerli. Anche noi, come Sisifo, punito per la sua audacia, siamo condannati a spingere verso la cima della montagna il macigno di ogni questione che ci riguarda, per vederlo ricadere a ogni sostituzione dei responsabili al potere. Anche con il nuovo Governo faremo sentire la nostra voce, per ottenere che la vita delle imprese editoriali italiane all'estero non sia messa in pericolo di chiusura dagli interventi di chi non accetta la libertà di pensiero e di stampa sancita dalla Costituzione....