di Bruno Tucci
Italia, un popolo di vecchi. Molti dei problemi economici che gravano sul nostro Paese si debbono addebbitare a quei signori con i capelli bianchi che insomma hanno il desiderio forse nascosto o forse no di continuare a vivere.
E' colpa loro se, grazie a Dio, l'età media di coloro che lasciano questa terra è aumentata? Gli statistici mostrano queste cifre: nel 2017 eravamo 60 milioni; nel 2065 il numero diminuirà notevolmente fino ad arrivare ai 45 milioni di abitanti. Eppure, è fuor di dubbio che c'è una maggiore longevità. La medicina ha fatto passi da gigante; la scienza ha raggiunto traguardi fino a poochi anni fa insperati; si è sempre più attenti a ciò che mangiamo e se mettiamo qualche chilo in più ricorriamo allo sport, qualsiasi esso sia.
Un esempio varrà a dimostrare che le nostre parole non sono lontane un miglio dalla realtà. Fino al 1960 o giù di lì, chi era colpito da un infarto cardiaco, aveva difficili possibilità di sopravvivenza. Inoltre, i medici raccomandavano un riposo quasi assoluto: proibito uscire o fare passeggiate.
Oggi la situazione è completamente cambiata: dopo pochi giorni, il paziente viene fatto alzare e il primo consiglio degli specialisti è quello di non stare fermi e di muovere il corpo, pena una difficile guarigione. Così è in molti altri campi: la battaglia contro il tumore, i grandi passi in avanti dell'ortopedia, la vittoria delle analisi come l'ecografia, la risonanza magnetica e via di seguito.
E' quindi il fenomeno della longevità il nocciolo di tutti nostri guai? Se a ciò si aggiunge che la natalità regredisce e in Italia nascono sempre meno figli, il quadro è completo.
Ci sia consentita una riflessione: se le famiglie sono meno numerose di come lo erano un tempo una ragione ci sarà. Fino ad una quarantina di anni fa, forse qualcosa in più, specialmente nel Mezzogiorno, attorno al tavolo da pranzo sedevano anche 24 persone. Ciò vuol dire che i figli messi al mondo erano più di venti. Ora, nelle stesse regioni del Sud, non ci si pensa nemmeno a mettere al mondo tante creature. Il motivo di tale diminuzione è ovvio: arrivare alla fine del mese è sempre più difficile e fare figli diventa un problema di sopravvivenza.
Dunque, se la popolazione diminuisce a vista d'occhio si alza il grido di allarme degli studiosi che vanno a braccetto con i numeri. E su questo problema non si può essere pro o contro, la matematica non è un'opinione e sollevare dubbi sarebbe sciocco ed inutile.
Quindi, il dito viene puntato sui vecchi. E' a loro che si deve una buona parte dei nostri problemi. Specialmente economici. A questo punto si può porgere un interrogativo a quanti sostengono questa tesi? Secondo voi, che cosa debbono fare i "bianchi" che hanno superato i sessanta, i settanta o addirittura gli ottanta?
Debbono smettere di curarsi, abbamdonare la terapia consigliatala dai medici? Suvvia non scherziamo e permettiamo a questi signori di fare gli scongiuri, ne hanno ben donde. Non viene il dubbio che, probabilmente, anzi è certo, che se la situazione è questa lo dobbiamo in massima parte a coloro che guidano il Paese, cioè al Palazzo che non ha saputo trovare quei rimedi necessari ad evitare la crisi economica che viviamo?
Quali possono essere le strade per cercare un rimedio: l'emigrazione o l'immigrazione. Si dovrebbe innazitutto evitare la fuga dei cervelli, cioè di quei giovani preparati che non riuscendo a trovare una sistemazione in Italia, fuggono all'estero, dove chi vale finisce con l'occupare posti di prestigio.
O, al contrario, con l'immigrazione, favorendo a chi ha un mestiere o una qualsiasi specializzazione a venire in Italia dove potrebbero vivere in modo civile e non abbandonati a se stessi con un salario di tre euro all'ora.