Sono state più di un milione le persone che all'aeroporto di Ndolo, a Kinshasa, hanno partecipato alla messa presieduta da Papa Francesco. Sono state molte le persone che hanno dormito fuori dai cancelli, sul grande prato antistante, prima dell'apertura della celebrazione che ha coinvolto centinaia tra sacerdoti e membri del coro. Imponenti anche le misure di sicurezza.
E' l'evento con la maggiore partecipazione di fedeli in questo viaggio del Papa nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan e il più grande nei suoi viaggi in Africa.
Per questo appuntamento oggi nella Repubblica Democratica del Congo è festa: le scuole sono chiuse come anche molte attività lavorative per consentire a tutti quelli che vorranno di partecipare all'evento con il Papa.
Nell'omelia, Francesco ha sottolineato che i cristiani sono chiamati ad essere "missionari di pace". "È una scelta: è fare posto a tutti nel cuore, è credere che le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengono dopo e non sono ostacoli; che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana; che ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù - ha detto - È credere che noi cristiani siamo chiamati a collaborare con tutti, a spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell'odio. Sì, i cristiani, mandati da Cristo, sono chiamati per definizione a essere coscienza di pace del mondo".
Una persona non si può dire cristiana e commettere violenze, ha rimarcato il Papa lanciando così un appello a cessare i conflitti in un Paese, la Repubblica Democratica del Congo, dove il 90 per cento degli abitanti sono proprio cristiani. "Carissimi, sia oggi il momento di grazia per accogliere e vivere il perdono di Gesù! Sia il momento giusto per te, che porti un fardello pesante sul cuore e hai bisogno che sia tolto per tornare a respirare. E sia il momento propizio per te, che in questo Paese ti dici cristiano - ha sottolineato il Pontefice nell'omelia - ma commetti violenze; a te il Signore dice: 'Deponi le armi, abbraccia la misericordia'. E a tutti i feriti e gli oppressi di questo popolo dice: 'Non temete di mettere le vostre ferite nelle mie, le vostre piaghe nelle mie piaghe'".
Il Papa ha chiesto quindi ai congolesi di "perdonare". "C'è sempre la possibilità di essere perdonati e ricominciare, e pure la forza di perdonare sé stessi, gli altri e la storia! Cristo questo desidera: ungerci con il suo perdono per darci la pace e il coraggio di perdonare a nostra volta, il coraggio di compiere una grande amnistia del cuore", ha detto. "Quanto bene ci fa ripulire il cuore dalla rabbia, dai rimorsi, da ogni rancore e livore", ha aggiunto Papa Francesco.
Nel secondo giorno della visita apostolica, dopo la messa il Papa nel pomeriggio, alle 16.30 incontrerà alla Nunziatura le vittime delle violenze e dei conflitti, che arriveranno a Kinshasa dalla regione del Kivu, dove due anni fa fu ucciso l'ambasciatore italiano Luca Attanasio. Sempre in Nunziatura Papa Francesco vedrà, alle 18.30, i rappresentanti delle associazioni caritative che operano nel Paese.
Ieri da Kinshasa Francesco aveva lanciato un forte appello: "Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall'Africa! Basta soffocare l'Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. E' tragico che questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un 'colonialismo economico', altrettanto schiavizzante. Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono 'straniero' ai suoi abitanti. Il veleno dell'avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati". Lo sfruttamento dell'Africa "è un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito - ha detto Papa Francesco nel suo primo discorso a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo - chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca. Ma questo Paese e questo Continente meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione: giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall'Africa! Basta soffocare l'Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L'Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali - è l'appello del Pontefice - e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L'Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!".
'I giovani sono diamanti più preziosi, non siano sfruttati e violati'
Il Papa invita le autorità della Repubblica Democratica del Congo ad investire sui giovani e sulla loro istruzione. "I diamanti più preziosi della terra congolese, che sono i figli di questa nazione, devono poter usufruire di valide opportunità educative, che consentano loro di mettere pienamente a frutto i brillanti talenti che hanno. L'educazione - ha sottolineato Papa Francesco - è fondamentale: è la via per il futuro, la strada da imboccare per raggiungere la piena libertà di questo Paese e del Continente africano. In essa è urgente investire, per preparare società che saranno consolidate solo se ben istruite, autonome solo se pienamente consapevoli delle proprie potenzialità e capaci di svilupparle con responsabilità e perseveranza". Il Papa ricorda però che "tanti bambini non vanno a scuola: quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati! Troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere. Non si risparmino sforzi per denunciare la piaga del lavoro minorile e porvi fine. Quante ragazze sono emarginate e violate nella loro dignità! I bambini, le fanciulle, i giovani sono la speranza: non permettiamo che venga cancellata, ma coltiviamola con passione!".
'Basta odio, non è umano né cristiano'
Il Papa invita tutta la popolazione della Repubblica Democratica del Congo a porre fine a violenze e odio. "Desidero dunque rivolgere un appello: ciascun congolese - ha detto il Papa nel discorso alle autorità del Paese - si senta chiamato a fare la propria parte! La violenza e l'odio non abbiano più posto nel cuore e sulle labbra di nessuno, perché sono sentimenti antiumani e anticristiani, che paralizzano lo sviluppo e riportano indietro, a un passato oscuro".
'In Congo un genocidio dimenticato'
Il Papa, nel discorso alle autorità a Kinshasa, ha parlato del "genocidio dimenticato che sta subendo la Repubblica Democratica del Congo". Il Presidente Félix Antoine Tshilombo Tshisekedi aveva precedentemente parlato di "terrorismo al servizio degli stranieri" e aveva sottolineato che questo si consuma nel "silenzio della comunità internazionale".