DI MATTEO FORCINITI
Ci vuole davvero tanto coraggio ad appellarsi a un comma di un articolo sulla legge dell'editoria per cercare di censurare questo giornale. Merito del Comites di Montevideo che lunedì sera ci ha regalato l'ennesimo squallore consumatosi in un'indimenticabile seduta caratterizzata da un vile attacco alla libertà di informazione che riguarda tutti e non solo Gente d'Italia colpevole solo di aver racontato i fatti nel nome del libero giornalismo sgradito ai potenti.
L'organismo di rappresentanza era chiamato a esprimere un parere "non vincolante" sulla richiesta di contributi presentata da questo giornale per il rimborso di una parte delle spese sostenute durante lo scorso anno. In una seduta burrascosa caratterizzata da urla e insulti la maggioranza del Comites ha votato negativamente contro la nostra richiesta ripetendo quanto fatto in passato che ha rappresentato, per la prima volta in 24 anni, la bocciatura di un parere che era stato accolto sempre favorevolmente. Durissime sono state le proteste dell'opposizione che ha parlato apertamente di "grave pericolo per la democrazia".
"Il giornale non si adegua alle condizioni stabilite dall'articolo 18 comma 1 della legge sull'editoria del 2002": queste le uniche parole pronunciate dai censori del gruppo di Aldo Lamorte senza alcun chiarimento, senza alcuna risposta alle domande degli altri altri consiglieri.
Questa giustificazione assurda presentata ci lascia enormi perplessità dato che stiamo parlando di persone con evidenti scarsità linguistiche in italiano che improvvisamente si trasformano in esperti di materia legislativa. D'altronde soltanto pochi mesi fa questi consiglieri cercarono di abolire l'italiano con un golpe linguistico fallito anche se non era neccessario dato che da tempo lo spagnolo si è imposto nelle sedute.
Quel che è peggio però non è l'ignoranza linguistica bensì la coerenza di questi pseudo rappresentanti che citano a vanvera le leggi senza conoscerle o senza averle capite.
Bastava solo informarsi un po' di più per comprendere che cosa dice effettivamente la legge sull'editoria che parla di "parere non vincolante", quindi ininfluente, riferito al Comites a cui chiede di rispondere a tre semplicissime domande: Il giornale è venduto nelle edicole? I contenuti sono scritti per più del 50% in lingua italiana? Il giornale circola e viene apprezzato dalla collettività italiana del paese? Non spetta certo a Lamorte e ai suoi compagni di merende stabilire se esistono i requisiti di legge. A differenza dello scroso anno in cui si permettevano addirittura di criticare la linea editoriale, questa volta il Partido Nacional-Maie si erge a giudice della legge con una motivazione ambigua buttata lì solo per confondore e per salvarsi da eventuali responsabilità, insomma una bella e buona paraculata forse suggerita da qualcuno. Perchè quel benedetto articolo 18 comma 1 della legge del 2002 stabilisce tantissimi requisiti per i giornali che chiedono i contributi previsti dalla legge. Concretamente, dove ha sbagliato Gente d'Italia? La maggioranza del Comites non ha avuto neanche il coraggio di rispondere a questa domanda cruciale per giustificare un giudizio che comunque sia non era affatto richiesto dato che esistono altri organismi che devono farlo.
Ma ancor peggio della legge sull'editoria incompresa c'è un concetto di legalità a fasi alterne che coinvolge il gruppo che ha preso in ostaggio il Comites perché quando riguarda loro la legge non esiste.
Ricordiamo brevemente alcuni degli episodi più significativi che si sono consumati nell'ultimo anno. Nella sua fase inziale, per tre lunghissimi mesi, il Comites ha avuto un presidente illegale come ha stabilito l'Avvocatura dello Stato il 10 marzo del 2022 e che è stata tollerata e coperta dalla passività delle autorità diplomatiche: al doppio e al triplo incarico Aldo Lamorte si era affezzionato dimenticando anche che cosa stabiliscono le leggi costitutive del Comites e del Cgie dato che la carica di presidente del Comites è incompatibile con quella di consigliere del Cgie. Mentre aveva un presidente illegale il Comites di Montevideo, tra le altre cose, portava avanti il suo primo tentativo di censura contro Gente d'Italia votando negativamente al parere e poi faceva nominare come consiglieri cooptati due amici del capo senza alcun merito, Nery Pinatto e Jorge Castiglia in vista dell'elezione del Cgie vinta ovviamente dal politico del Maie.
Guardaspalle personale oltre che prestanome in alcuni affari immobiliari dell'architetto, Jorge Castiglia ha aggiunto il suo voto lunedì sera alla censura contro Gente d'Italia dall'alto della sua incomprensione della lingua italiana come espressamente ammesso nel corso di una recente seduta.
Restando nel tema della legalità abbiamo dulcis in fundo il verognoso episodio di cui si è macchiato Aldo Lamorte nel corso delle ultime elezioni italiane dove si è filmato in flagranza di reato votando con il plico elettorale di un'altra persona. Quel video con il broglio in diretta pubblicato e poi cancellato in fretta e furia sui social è una chiara violazione della legge elettorale italiana ma ha avuto pesanti conseguenze anche in Uruguay per una serie altri possibili reati che hanno aperto la strada a un processo attualmente in corso. Nonostante l'intervento dell'Ambasciata e della Fiscalía, per quell'episodio la combriccola del Comites ha deciso di difendere a spada tratta il capo assicurandogli l'impunità nel corso di una mortificante seduta dove si è riusciti ad andare contro anche all'evidenza dei fatti.
A dire il vero se la legge fosse applicata correttamente in Uruguay Aldo Lamorte nel ruolo di consigliere del Comites non ci si dovrebbe proprio trovare dato che la sua elezione -in quanto parlamentare uruguaiano- viola l'articolo 55 comma 4 della legge 286 del 2003 che disciplina le norme relative ai Comitati degli italiani all'estero. "Non sono eleggibili coloro che detengono cariche istituzionali" si legge nel testo che non specifica l'aggettivo "estere" nelle cariche anche se lo fa capire. Quella di Lamorte non è l'unica elezione illeggittima all'interno del Comites di Montevideo: palese è anche la posizione della collega del Partido Nacional Silvana Goñi, edil departamental nella Intendencia di Florida, una carica a metà strada tra consigliere provinciale e regionale. A questi due casi di ineleggibilità palesi si potrebbe aggiungere anche quello di Roberto Mezzera che nel luglio del 2021 è stato nominato con un decreto presidenziale rappresentante uruguaiano in una Commissione binazionale tra l'Uruguay ed il Brasile per lo sviluppo del bacino della laguna Merín.
Ricapitolando, questo giornale si ritrova a vedersi giudicato e diffamato da un organismo che cita a vanvera una legge senza consocerla e che al suo interno può vantare nell'ordine: un politico artefice di un broglio, un presidente illegale per tre mesi, due membri cooptati senza alcun merito, un guardaspalle che ammette di non conoscere l'italiano, due membri (almeno) illegittimi per le loro cariche istituzionali ecinque consiglieri voltagabbana (Bardini, Micucci, Conte, Darino e Coronato) che negli scorsi anni apparivano sorridenti sulle pagine di questo giornale per promuovere le attività organizzate dalle loro associazioni.
Benvenuti in Uruguay, benvenuti al teatro dell'assurdo dove la legalità funziona solo a fasi alterne.