di Bruno Tucci
I nomi sono tanti, vecchi e nuovi, una rappresentanza di tutte le correnti del Pd e non solo. Insomma, una vera e propria ammucchiata per apparire un partito unito? Elly Schlein giura di no, ritiene che questa sia la vera svolta di un Pd nuovo, che guardi un po' dovunque senza dimenticare nessuno come è successo di recente. In parole semplici uno schiaffo a quanti l'hanno preceduta, a chi ha portato il "la nostra grande idea" allo sfacelo del 25 settembre.
Il nuovo Pd - Se si leggono con attenzione i nomi e cognomi delle moltissime persone che saranno le garanti del futuro si rimane alquanto perplessi. Stefano Bonaccini sarà il presidente, le sue vice sono due donne, Loredana Capone e Chiara Grimbaudo che il grosso pubblico non le ha mai sentite nominare. In direzione c'è di tutto: da Articolo 1 alle Sardine. Rispuntano politici dimenticati come Laura Boldrini e Livia Turco; non abbandonano il campo Giorgio Gori e Domenico Del Rio, appare nuovamente in tv Rosa Bindi.
Il frutto del compromesso è evidente. Nel corso di questi ultimi quattro mesi (tanti ce ne sono voluti per eleggere un segretario) i distinguo e i divieti debbono essere stati tanti. In primis per rabbonire il presidente dell'Emilia Romagna che aveva ingoiato con difficoltà la disfatta nelle primarie ad opera di un popolo che ha detto chiaramente che non lo voleva.
E ora cosa accadrà? - Insomma, Elly ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per trovare la quadratura del cerchio. I guai veri cominceranno fra qualche settimana quando le tante anime del partito si metteranno a confronto. Perché è vero che la Schlein ha saputo dare una sterzata mettendo in angolo i soloni del Pd.
Ma intanto qualcuno è rimasto e vorrà dire la sua durante gli incontri, i dibattiti, i divieti e soprattutto le scelte. Non
solo, ma è inverosimile che le tante anime che ultimamente si sono date battaglia senza esclusione di colpi se ne stiano buone e tranquille magari sedendosi sulla riva del fiume. Uno dei primi nodi sarà quello delle alleanze senza delle quali le possibilità di tornare alla guida del Paese sono scarsissime per non dire nulle.
Allora si sfoglia la margherita: grillini o non grillini? Conte o una scelta che non sia quella dei 5Stelle? E se non sono loro con chi? Con Calenda e Renzi? Numeri a parte, l'influenza di Italia Viva non potrà essere determinante senza contare che i due leader di quel partito sono invisi a una buona parte del Pd. Una bella grana che non sarà facile dipanare.
Le tante anime dei "piddini" messe momentaneamente a tacere rialzeranno la testa e vorranno di nuovo farsi sentire. Ecco, dunque, il problema più cocente che rappresenta il futuro. Se la Schlein e i suoi fedelissimi riusciranno a zittire le vecchie anime del Pd, il cammino sarà più spedito. Anche perché alcuni "dimenticati" hanno avuto il premio di tornare in auge e dopo essere saliti sul carro del vincitore non avranno nessuna intenzione di scendere.
Europee 2024 momento della verità - A dirla in breve il lavoro della Schlein comincia adesso e si dovrà confrontare con un'altra rivale, sempre donna, che le darà filo da torcere e viceversa. Intendiamo dire Giorgia Meloni, il presidente del consiglio. Sarà solo questo il braccio di ferro dell'Italia prossima ventura? Forse, però una data per un bilancio vero e proprio del domani sarà costituito dalle elezioni europee del 2024. Chi le vincerà detterà il futuro.
Se dovesse essere Elly, il nuovo corso del Pd potrà proseguire con speditezza; ma se così non fosse e la maggioranza di destra dovesse ancora trionfare, questo nuovo Pd potrà considerarsi mai nato.