DI MATTEO FORCINITI
Sta per entrare nel vivo, in Uruguay, il processo contro Aldo Lamorte per il video pubblicato in occasione delle ultime elezioni italiane portato alla ribalta da Gente d'Italia.
Come informano i consiglieri della lista Rinnovo del Comites che hanno presentato la denuncia, a breve la Fiscalía General de la Nación chiamerà a testimoniare Valeria De Bellis (la proprietaria del plico elettorale) e dopo di lei toccherà a Lamorte. Ovviamente la sua sarà una testimonianza fondamentale per gli esiti del processo dato che potrà fornire finalmente una versione definitiva sui fatti cercando di chiarire una questione cruciale: come ha fatto Lamorte ad entrare in possesso di un documento estremamente sensibile appartenente a un'altra persona? Nella nostra inchiesta pubblicata nel mese di settembre la De Bellis aveva smentito qualsiasi coinvolgimento nella vicenda dicendo di non sapere nulla e che non aveva aggiornato il suo indirizzo all'Ambasciata.
Il vicepresidente del Comites e consigliere del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) era stato denunciato alle autorità giudiziarie uruguaiane intorno alla metà di ottobre da parte di un gruppo di consiglieri del Comites. In quel video pubblicato (e poi cancellato) sui social, l'esponente del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all'Estero) votava al posto di un'altra persona come si poteva facilmente intuire dal nome del proprietario del plico elettorale ben visibile. Trattandosi di una palese e spudorata violazione della legge elettorale italiana, Lamorte è stato oggetto anche di diverse denunce presso la Procura della Repubblica di Roma.
In base alla legislazione uruguaiana, potrebbero essere stati commessi tre reati all'interno di quel filmato: innanzitutto la violazione di una corrispondenza privata, poi la mancata protezione dei dati personali e infine la violazione della legge che stabilisce il codice di etica per i funzionari pubblici dato che il rappresentante della collettività esercita anche l'incarico di deputato supplente nel Parlamento uruguaiano.
Il processo di Montevideo era cominciato a inizio dicembre con le testimonianze dei denuncianti prima di essere sospeso per le vacanze estive. Avrebbe dovuto riprendere a febbraio ma evidentemente i ritardi del sistema giudiziario in Uruguay si stanno facendo sentire anche in questo caso. A tal proposito, proprio pochi giorni fa, le autorità giudiziarie hanno ammesso il problema del sovraccarico di lavoro che potrebbe avere pesanti conseguenze: "Da tempo le nostre richieste non vengono ascoltate. Mi preoccupa il panorama che stanno vivendo attualmente le procure. Pretendiamo che ogni denuncia che arrivi in Procura venga esaminata ma oggi questa risposta non può essere garantita", ha dichiarato a El País il "fiscal de corte" Juan Gómez. Il procuratore capo ha aggiunto che ciascuna delle 16 sezioni (Fiscalías de Flagrancia) ha una media di 520 cause aperte a testa, un numero enorme per poter far funzionare rapidamente la macchina della giustizia. Il caso Lamorte si trova all'interno della Fiscalía de Flagrancia de 4° turno diretta da Brenda Puppo: tra tutte le cause aperte in questa sezione nei prossimi mesi il magistrato dovrà trovare il tempo di dedicarsi anche al video incriminato.