Un sogno: mettere in unico recinto politico Pd, Cinquestelle, Azione, Italia viva. La Elly invece, insieme alla Cgil, quel sogno vorrebbe ripescarlo. Ci sta provando. Al Congresso ciellino di Rimini, ha gettato l'amo.
Fiutando la presunta "trappola" Calenda ha subito detto no, Fratoianni ni e Conte boh. La neo segretaria del Pd non si è persa d'animo né si è avvilita. Tutt'altro. Ha estratto dal suo temperamento, alias indole e carattere, lo spirito necessario ed scoperto le carte. "Se ragioniamo di merito ci sono battaglie comuni che possiamo portare a avanti insieme, in Parlamento e nel Paese".
Gelo di Calenda, smorfie di Conte. Fratoianni ha la patrimoniale in testa e non si schioda. Il campo largo non decolla. Resta un miraggio. L'opposizione unità ha una prospettiva allettante quanto ingannnevole. Utopistica. Per ora, almeno.
UN CAMPO CHE RESTA NELL'ETERE - I Tempi non sono maturi, se mai lo saranno. Ma Elly, sentendo il vento favorevole dei sondaggi (+0,6; Pd al 19,5%), insiste. Ha fede, coraggio ed entusiasmo: i tre fattori che portano al successo, come spiega Ben Affleck in un film di anni fa ("The Company men"). Staremo a vedere. Gli è che le convergenze sono francamente poche. La Sanità, il salario mimo. E poi? Calenda ha già messo le mani avanti: "Su molti temi siamo agli antipodi". Citiamo i rigassificatori, la patrimoniale. Senza dimenticare la guerra.
I FLOP DELLA COSTRUZIONE MITOLOGICA - L'agognata alleanza alla prova dei fatti ha deragliato. Centristi, Pd, M5S e altri partiti di sinistra hanno bucato il progetto targato Letta sia alle elezioni politiche 2022 che alle successive elezioni regionali. È bene non dimenticarlo.
Peraltro Calenda l'ha ripetuto tornando dalla Romagna: "Non sono disposto a governare il Paese con Conte, Schlein e Fratoianni". I Centristi fanno il loro gioco, cioè quello della indipendenza da destra e sinistra. E con l'elettorato che si ritrova, contrario a scendere sul terreno dell'ecologismo radicale e dell'assistenzialismo statale come viceversa suggeriscono Pd e 5 Stelle e con la moderazione del governo Meloni nei rapporti con l'Unione Europea e nella linea di politica estera il sogno non diventerà mai realtà.