Con un tasso di inflazione tra il 12 e il 14% le famiglie che scivolerebbero verso l'area di povertà sono circa 300mila portando il numero totale dei poveri a quasi 10 milioni di individui. Lo si legge in una ricerca di Tecne' secondo la quale l'inflazione trascinerebbe in una situazione di quasi povertà altre 400mila famiglie portando a 2,4 milioni i nuclei a povertà' intermittente.
Le famiglie vulnerabili ovvero quelle in bilico tra la normalità e la miseria crescerebbero di 600mila unita salendo da 2:8 a 3,4 milioni. Nel complesso l'area della povertà tradizionale, quella della quasi povertà' e della vulnerabilità crescerebbe nel complesso di cinque punti rappresentando il 35% delle famiglie e quasi 27 milioni di individui. Una cartella esattoriale, un lavoro dal dentista o un piccolo imprevisto possono portare un gran numero di famiglie a cadere nella fascia di povertà.
Lo sottolinea Tecne' nella ricerca "Il nuovo contesto socioeconomico e le misure di contrasto alla povertà e alla vulnerabilità" secondo la quale il 30 per cento delle famiglie italiane fa fatica ad arrivare a fine mese, percentuale che rischia di crescere di circa cinque punti con una inflazione a due cifre. Nella ricerca si sottolinea il fenomeno dei working poors in forte crescita. Nelle famiglie dove la persona di riferimento e' un lavoratore autonomo il tasso di povertà tra il 2007 e il 2021 è raddoppiato passando dal 4% all'8%. Nel lavoro dipendente l'incidenza è salita dal 7% al 10% e nelle famiglie di operai dal 22% al 30%.