Si intensificano gli scontri nella capitale del Sudan, Khartoum, tra le forze armate e le forze di supporto rapido (Rsf): per il secondo giorno spari e il rumore dell'artiglieria pesante si sentono nella città, nonostante gli appelli internazionali.
Le forze di supporto rapido hanno dichiarato su Facebook che a Port Sudan sono state attaccate da "aerei stranieri".
L'esercito sudanese dice di avere preso il controllo della più grande base delle Rsf a Karari. Mentre le Rfs affermano di avere abbattuto un aereo Sukhoi dell'esercito. Lo spazio aereo è stato chiuso.
Il comandante delle forze di supporto rapido sudanesi, il tenente generale Muhammad Hamdan Dagalo ha annunciato a Sky News Arabia che "le sue forze controllano il 90% delle aree militari in Sudan", dove da ieri sono esplosi violenti combattimenti fra i paramilitari e l'esercito regolare. Il generale Abdel-Fattah Al-Burhan, comandante delle forze armate sudanesi, ha aggiunto Daglo, "si nasconde sotto terra e spinge i figli dei sudanesi a combattere", mentre "un certo numero di ufficiali si sono uniti alle forze di supporto rapido".
Smentendo tuttavia l'annuncio della milizia ribelle, i militari parlano di notizie "infondate", e riferiscono invece "di aver preso il controllo di tutto il quartier generale delle forze di supporto rapido a Om Dorman, del loro equipaggiamento e delle armi che hanno abbandonato quando sono fuggiti". L'esercito sudanese ha anche smentito i report delle Forze di supporto rapido secondo le quali un aereo Sukhoi sarebbe stato abbattuto, mentre si intensificano gli scontri nel Paese. Lo riferisce Al Arabiya.
Intanto il consiglio della Lega araba ha indetto una riunione urgente.
Il numero di persone uccise è salito a 56. I feriti sono 595, secondo quanto riferito su Twitter il Comitato centrale dei medici sudanesi. Nella capitale Khartoum ci sono stati 25 morti e 302 feriti. Tra le vittime ci sono sia civili sia militari.
Le forze paramilitari del Sudan (Rsf) hanno affermato di aver occupato diverse strutture militari nella vasta regione del Darfur. "Le Forze di supporto rapido annunciano di aver preso sotto controllo una serie di strutture strategiche nella capitale e al di fuori di essa, tra cui lo Stato Maggiore delle forze armate sudanesi e i centri di comando di diverse unità militari nella regione del Darfur e in altri Stati" si legge in un tweet. , Le autorità locali del Darfur hanno lanciato un appello a cessare i combattimenti e a ridurre l'escalation.
Al Cairo preoccupazione per un video apparso sui social che mostra diversi soldati egiziani apparentemente nelle mani degli uomini della Rsf.
L'esercito sudanese e i paramilitari si sono dichiarati disponibili all'apertura temporanea, di tre o quattro ore, di corridoi umanitari chiesti dall'Onu, pur riservandosi il diritto di rispondere al fuoco della parte avversa. Gli annunci sono stati fatti dalle due formazioni sui rispettivi account Facebook e Twitter.
Intanto, il Papa al Regina Caeli sottolinea che segue con preoccupazione gli avvenimenti che si stanno verificando in Sudan. "Sono vicino al popolo sudanese, già tanto provato, e invito a pregare affinché si depongano le armi e prevalga il dialogo per riprendere insieme il cammino della pace e della concordia".
"Il governo italiano esprime vivissima preoccupazione per il protrarsi degli scontri armati tra l'esercito regolare e i gruppi paramilitari a Khartoum e per l'estensione dei combattimenti a diverse zone del Sudan". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani al vertice del G7 Esteri oggi a Karuizawa, in Giappone, dove gli scontri in Sudan sono entrati tra i temi in discussione. Per Tajani "soltanto un cessate il fuoco immediato con la ripresa dei negoziati potrà consentire di giungere a un accordo politico inclusivo per la formazione di un governo civile di transizione che porti il Sudan a elezioni democratiche".