di JAMES HANSEN
Il quotidiano statunitense Washington Post riferisce di un professore d’ingegneria americano - Mostafa Hassanalian, di origine iraniana - impegnato in un progetto per far tornare a volare gli uccelli morti. La tecnica finora utilizzata è quanto di più artigianale si possa immaginare. Il ricercatore ‘smonta’ i volatili - preventivamente preparati da un tassidermista - sostituisce l’imbottitura del corpo con una batteria elettrica e un piccolo motore e riattacca le ali. Poi lancia gli uccelli in aria, dove volano autonomamente per una decina di minuti fino all’esaurimento della pila, il tutto per comprendere meglio i meccanismi del volo con le ali mobili.
La speranza degli umani di poter imitare il veleggiare dei pennuti è antica, una strada molto seguita dai primi pionieri fino al travolgente successo dell’ala fissa ottenuto dai fratelli Wright nel 1903. L’idea comunque non è mai stata completamente abbandonata. All’inizio degli Anni ’60, in piena Guerra Fredda, la CIA sperimentò degli uccelli ‘spioni' a propulsione nucleare intesi, almeno idealmente, a sorvolare inosservati i centri di ricerca nucleari dei sovietici, restando in aria per intere settimane. Il progetto fu abbandonato per le difficoltà tecniche allora insormontabili, ma un ampio dossier sul tema - ora desecretato - è consultabile qui.
Più di recente, nel 2018, il South China Morning Post di Hong Kong ha dato notizia - con particolari e foto - dell’utilizzo da parte del Governo Cinese di stormi di colombe robotiche per la sorveglianza dei cittadini, in particolare modo nel caso dei travagliati Uiguri dello Xinji