ROMA - Scontro tra sindacati alla Farnesina, dove la Confsal Unsa Esteri accusa la Flp Affari Esteri di “diffamare” il personale a contratto su cui si vorrebbe far ricadere la colpa del traffico internazionale di visti per stranieri denunciato dall’On. Andrea Di Giuseppe (FdI).
Secondo Flp, accusa la Confsal Unsa, questo “potenziale buco per la sicurezza nazionale” sarebbe da addebitare “ad un’intera categoria professionale della Farnesina: il personale a contratto di cittadinanza straniera assunto localmente presso le sedi diplomatico-consolari e gli IIC all’estero”.
“FLP Affari Esteri – annota il Coordinamento Esteri della Confsal Unsa – ignora evidentemente che il suindicato personale è assunto ai sensi di una specifica legge dello Stato, ovvero, dell’art. 155 del Decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, che regola l’Ordinamento dell’Amministrazione degli Affari Esteri. Cosa ancor più grave, FLP Affari Esteri ignora norme operative fondamentali del Ministero degli Affari Esteri, le quali precludono espressamente l’esercizio decisionale in determinate materie consolari, tra le quali proprio il rilascio dei visti, al personale a contratto assunto localmente dalle Rappresentanze diplomatiche e dagli Uffici consolari italiani all’estero, ancorché di cittadinanza italiana”.
In particolare, si legge ancora nella nota del sindacato, “FLP Affari Esteri ignora l’esistenza del Decreto Legislativo 3 febbraio 2011, n. 71 (Codice Consolare) nonché della Circolare MAECI n. 1 del 31.07.2014 (Guida al rilascio dei visti). Inoltre FLP Affari Esteri, scagliandosi con brutalità – immotivata – sul personale a contratto, sembra dimenticare – forse volutamente? – l’esistenza delle migliaia di c.d. “digitatori” che pullulano presso le nostre sedi con contratti interinali e miserrime retribuzioni (Argentina, 140 euro al mese), sui quali bisognerebbe veramente avviare una riflessione seria con l’Amministrazione, una riflessione funzionale alla legittima operatività delle sedi e non ad infangare una categoria di lavoratori che, malgrado le criticità contrattuali esistenti ed i limiti connessi al riadeguamento retributivo, continuano, con abnegazione, a fare il proprio lavoro”.
Per la Confsal Unsa, dunque, “la connessione della denuncia di traffico internazionale di visti per stranieri e del potenziale buco per la sicurezza nazionale al personale del MAECI a contratto locale, così come formulata genericamente da FLP Affari Esteri, peraltro senza alcun riferimento specifico a fatti e persone, oltre che gravemente discriminatorio, trattandosi di una categoria professionale del MAECI specificamente prevista dalla legge dello stato che regola l’Amministrazione degli Affari Esteri (art. 155 del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18), appare con ogni evidenza diffamatoria”. Per questo il sindacato “impegnato nella difesa di tutti gli impiegati, senza distinzione alcuna, in servizio presso l’Amministrazione centrale e le Sedi diplomatico-consolari e gli IIC all’estero, adotterà tutte le misure necessarie alla tutela della reputazione dell’intera categoria del suindicato personale del Ministero degli Affari Esteri”.