Luciano Vecchi

di ROBERTO ZANNI

- Vecchi, cosa può fare ora il Dipartimento per gli Italiani nel mondo del PD?

"C'è un aspetto istituzionale, 7 dei 12 deputati eletti all'estero nelle ultime consultazioni sono del Partito Democratico, nonostante i brogli di cui siamo stati vittime anche questa volta. Abbiamo un ruolo importante negli organi del Cgie, comites dove, bisogna ricordarlo, non andiamo come PD ma promuoviamo un'ampia convergenza e ne abbiamo visti i risultati, a differenza di altri che puntano a strutture partitiche senza concretizzare nulla di utile. Abbiamo presentato già alcune proposte di legge su vari temi, a cominciare dal regime dell'IMU per i residenti all'estero, poi su aspetti culturali come l'introduzione dello studio dell'emigrazione italiana nelle scuole fino al riconoscimento di titoli di studio e professionali acquisiti all'estero. Poi ci sono i servizi consolari, ad esempio affrontando la situazione difficile dei contrattisti, fino al sostegno degli organi di rappresentanza che spesso non funzionano anche per il continuo taglio di risorse".

- Parlando di problemi specifici: quali i più gravi al momento?

"Il sostegno economico agli italiani che vogliono rientrare dall'estero rischia di essere sostanzialmente limitato e si ripercuote in particolare su chi ha maggiori difficoltà economiche. Si parla sempre, giustamente anche, della fuga e del ritorno dei cervelli italiani, ma non ci sono solo i ricercatori, che sono fondamentali, ma anche rappresentanti di tante altre categorie di lavoratori i quali vorrebbero tornare, magari investendo i propri risparmi, portando le proprie esperienze in Italia, ma a queste persone vengono tagliate le poche agevolazioni che c'erano. Come tagli sono stati fatti per l'acquisto della prima casa. Anche qui, contraddizioni: si parla della crisi demografica, molti giovani emigrano anche dalle ricche regioni del nord per la strutturazione del nostro mercato del lavoro, per i salari, medici e infermieri che mancano nella struttura pubblica... Allora se non si mettono in pratica politiche adeguate, una delle quali è anche l'agevolazione al rientro vuol dire che si fa tanta propaganda, ma non si affrontano i problemi.

Il nostro ruolo, quello del PD, è ovviamente diretto, ma anche quello di far parte, in maniera attiva di tante comunità italiane nel mondo con sistemi associativi diversi, si fanno battaglie politiche sociali, ma si promuove cultura, si tutelano diretti, si fa integrazione".

- Cosa ci può dire delle associazioni italiane all'estero?

"È partito in questi mesi un attacco, portato da Fratelli d'Italia, nei confronti dei patronati nel mondo: l'obiettivo è di colpire una presenza che si considera scomoda da un punto di vista politico, tenendo anche presente che questi organismi sono di diverso orientamento, cultura eccetera. Noi invece siamo per una operazione che metterebbe insieme le reti dei patronati, quelle associative, sempre puntando su standard di qualità, affinchè possano avere un ruolo sussidiario trasparente nelle fornitura dei servizi ai cittadini, tenendo presente che la rete consolare ovviamente non potrà mai fare tutto. Se ogni anno 300.000 italiani, soprattutto giovani, se ne vanno all'estero non trovano, nei Paesi di arrivo, strutture in grado di aiutarli, guidarli. Riassumendo: chi lascia l'Italia deve trovare sostegno come anche chi al contrario vuole rientrare nel proprio Paese. Il problema ora non è che non si sta facendo nulla per entrambe le cose, ma si stanno togliendo mattoni a quell'esile parete che era stata costruita".

- C'è un aspetto, che ha visto purtroppo coinvolta 'Gente d'Italia' e riguarda libertà di stampa e anche l'intromissione di organi italiani all'estero: qual é il suo pensiero al proposito?

" Attraverso la stampa italiana all'estero - e già questo meriterebbe il sostegno pubblico - le nostre comunità possono esprimersi, è un elemento di identità e aggregazione. Ma ancora più importante, si tratta di uno strumento di democrazia. Sappiamo che quando la stampa è libera, e quindi variegata, per quello che riguarda i punti di vista politici e culturali, rappresenta la democrazia per chi scrive, ma soprattutto per chi legge, un modo per essere informati, partecipare, essere protagonisti attraverso il proprio pezzo di identità italiana. Poi bisogna fare i conti con la realtà. La vicenda 'Gente d'Italia', noi come Pd l'abbiamo detto più volte, tratta di una testata che nel panorama estero è di altissima qualità e ha un grande merito: non ha mai fatto sconti a nessuno, compreso la mia di parte politica quando l'ha ritenuto giusto e necessario, questo credo sia un elemento importante: oggi ne sta pagando le conseguenze per aver svolto il proprio ruolo anche di controllo, verifica e critica nei confronti sia delle strutture consolari, mi riferisco ovviamente all'Uruguay in primo luogo, ma anche nei confronti del funzionamento degli stessi organi di rappresentanza a cominciare dal comites di Montevideo. Quindi i provvedimenti che sono stati presi contro 'Gente d'Italia' sono inaccettabili non soltanto perchè colpiscono una voce libera, ma anche gli interessi legittimi della testata, ma tendono a intimidire coloro che vogliono svolgere il proprio lavoro in maniera libera e questo, lo ripeto, ritengo sia inaccettabile. Se poi andiamo invece a vedere l'elenco delle testate sostenute alcune sono discutibili, guarda caso poi alcune di queste hanno sponsor politici di un certo tipo ma non era sicuramente il caso di 'Gente d'Italia'. Questa situazione, al netto delle azioni che il giornale so che ha preso e vuole intraprendere, è una questione importante non soltanto per la vostra testata che merita tutto il sostegno, ma soprattutto per una questione di principio, perchè se si è puniti per le proprie idee, evidentemente questo è un problema per la democrazia e la libertà nel nostro Paese e nei confronti delle nostre comunità. Quindi c'è la nostra solidarietà comprovata dai nostri tanti passaggi parlamentari con il Governo che, come si dice, fa spallucce, ma possiamo assicurare che non lasceremo andare questa battaglia".

- Si parla spesso di comites ancora di più del sistema di voto all'estero: c'è la speranza che qualche cosa possa essere fatta in tempi accettabili? Lei ha al proposito delle proposte da presentare?

"Per quello che riguarda i comites, da quando si è instaurata l'inversione dell'opzione ( cioè vota solo chi lo chiede) la partecipazione al voto è crollata.. Se l'atteggiamento dell'amministrazione è disincentivare la partecipazione si crea un problema oggettivo.  Poi i fondi a disposizione di questi organismi sono molto limitati e c'è, anche a seconda dei Paesi dove si opera, uno status giuridico poco chiaro. Avere un refresh legislativo diventa necessario, non per abolirli, ma per renderli più efficaci.

il voto all'estero... Tutti i cittadini ricevono le schede e già questo dà adito a brogli. Opinione personale, ci sarebbe la possibilità di trovare una soluzione intermedia tra la situazione attuale e l'inversione dell'opzione, anche se c'è bisogno di tempo: vota chi lo chiede, ma non di volta in volta, ma al momento dell'iscrizione all'Aire, a un registro consolare: dichiarando se si sceglie di esercitare il diritto di elettorato nel Paese in cui si risiede oppure in Italia. Questo varrebbe per comites, elezioni, politiche, referendum, ogni appuntamento elettivo. E concedendosi un certo periodo di tempo, poter fare questa domanda a tutti coloro che sono già iscritti agli elenchi. In questo modo non ci sarebbero invii di plichi a chi non è interessato evitando così, ad esempio, brogli come l'accaparramento fraudolento di schede inviate per posta. Servirebbero un po' di anni... ma si potrebbe iniziare se ve ne fosse la volontà politica.

Io l'anno scorso ero allo spoglio elettorale alla Fiera di Roma per la ripartizione  America Meridionale, dove siamo riusciti a fare annullare oltre 15.000 schede che erano chiaramente false, reato questo che dovrebbe essere perseguito anche se avviene all'estero, ma purtroppo si aprono tanti fascicoli, ma non vanno da nessuna parte... Ma se ci sono tante schede false, stampate ex novo, vuol dire che c'è anche qualcuno all'interno della rete consolare che fornisce i certificati degli elettori. Per quello che invece riguarda le schede inviate per posta e intercettate da qualche... manina, si potrebbe usare la tracciabilità, se ci sono i codici a barre al supermercato potrebbero essere utilizzati anche per l'esercizio del voto. Di sicuro un sistema perfetto non esiste. Si è sperimentato in alcune circoscrizioni anche il voto elettronico durante le consultazioni per i comites: un disastro nel senso che è stato utilizzato da meno dell'1% degli aventi diritto e qui, lo dicono gli esperti, non ci sono strumenti che possano prevenire i brogli. Bisogna andare col buonsenso per approssimazioni successive: noi a questa riflessione siamo pronti a partecipare".

- Ci sono però possibili proposte che vi vedono totalmente contrari...

"Sì: non ci stiamo a una riduzione del diritto di voto, quindi introdurre anche per quello politico l'inversione dell'opzione, sarebbe una tragedia se gli eletti all'estero venissero votati dal 2% degli aventi diritto.  Senza dimenticare che già ora gli italiani all'estero, che rappresentano il 10% dell'elettorato complessivo, eleggono solo il 2% dei parlamentari. E c'è un altro aspetto su quale siamo assolutamente contrari, ho visto che alcuni parlamentari di Fratelli d'Italia hanno depositato un testo inaccettabile, che vorrebbe togliere la dimensione territoriale del voto all'estero, sostanzialmente fare un unico calderone, dalla Norvegia al Sudafrica, da Panama all'Australia con una sostanziale, anche se non formale, abolizione delle circoscrizioni elettorali che noi invece pensiamo siano importanti perchè ad esempio i cittadini del Nord America hanno bisogno di una rappresentanza diversa da quella dell'Australia, della Germania, eccetera. Tutti hanno pieni diritti, ma ci vuole una dimensione territoriale. Una sola circoscrizione mondiale darebbe poi adito ai partiti il diritto di decidere chi sono gli eletti all'estero, porterebbe a una abolizione delle preferenze, gli elettori perderebbero la loro specificità. Al contrario candidati di realtà locali che devono misurare il proprio consenso rappresentano una ricchezza che non deve essere abolita".

- Ha fatto una panoramica amplissima e profonda su problematiche, possibili soluzioni, errori da evitare: per concludere ha un messaggio per gli italiani all'estero?

"Parto da una considerazione personale: nella mia vita politica ho fatto tante cose, ma sono molto orgoglioso e felice di dedicare questi anni, chiamiamoli di maturità, a quello che ho scoperto essere un aspetto sottovalutato, ma straordinariamente importante per la società italiana e mi riferisco alla 21ª regione, come viene chiamata l'Italia all'estero, e credo che ci siano tutte le caratteristiche, capacità affinchè le nostre comunità nel mondo possano esigere dal loro Paese di origine, nel senso di Governo, ma anche dell'intero sistema, non solo maggiore attenzione, ma un'apertura più ampia e soprattutto intelligente. E noi, come PD e in particolare il Dipartimento italiani nel mondo metteremo tutto il nostro impegno nella nostra funzione che è quella di promuovere le opportunità per i singoli, i diritti della cittadinanza e il peso della società civile: vale per l'Italia, ma anche per tutti gli italiani nel mondo".

(2) FINE

ROBERTO ZANNI

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