Ambarabà ciccì cocò, due scimmiette sul comò. Una non sente, l’altra non parla. Sono i due protagonisti della “questione stadio”. Il San Paolo di Napoli, conteso, vilipeso, sedotto e abbandonato. L’ultima commedia napoletana. Una è un sindaco che vale la centesima parte del sindaco di Bari, come afferma la scimmietta che non parla, non sottoscrive convenzioni, non paga il fitto dello stadio dal 2014, ha un credito di 2,4 milioni anticipati per la realizzazione dei tornelli e un debito di 2,2 milioni secondo le pretese dell’altra scimmietta.
Se le cantano di santa ragione, ma né i canti né i conti tornano. Prendendo le iniziali dei cognomi delle due scimmiette, è la commedia di Dedè, site a guallera ‘e Canè. I due protagonisti a furia di litigare, pretendere, negare, opporsi e sprecare fiato hanno trasformato il contratto di fitto dello stadio nella torre di Babele. Non ci si capisce niente.
L’importante non è stabilire chi ha torto e chi ha ragione. L’importante sarebbe arrivare a una conclusione prima che la barba di De Laurentiis diventi più bianca e a de Magistris caschi la bandana per usura. La vicenda è poco chiara. La convenzione tra Comune e Calcio Napoli per il fitto del San Paolo è scaduta, lo stadio è scadutissimo. Il Comune sta studiando un documento capace di regolamentare il fitto del San Paolo. Deve essere un’operazione più complicata di un lancio spaziale. Se ne sa poco, si discute sul niente.
Per il fitto dello stadio, che neanche Agatha Christie sarebbe capace di risolvere, si vanno facendo ricalcoli e c’è all’orizzonte “un contenzioso aspro”, come l’hanno definito i duri di Palazzo San Giacomo. Ai guerrieri comunali De Laurentiis oppone l’arma dell’ironia, la caciara dei cinepanettoni, l’istinto imprenditoriale americano e l’invettiva astuta. Risultato? La canzone di Mimmo Modugno. “Mille pullman sospinti dal vento, tutti i colori dell’arcobaleno, tutto gratis ed è meglio del treno, ciao ciao bambini”.
Il Napoli va a Bari a giocare la Champions! Il presidente offre gratis mille pullman ai tifosi azzurri. Una volta si saliva al nord con la valigia di cartone, ora si va ad est con la valigia dei sogni. Sempre emigranti siamo, il nostro destino. Una volta siamo andati a Palermo. Ci andò la Canottieri a giocare e vincere la Coppa dei campioni di pallanuoto nel 1978, una genialata dell’indimenticabile Carlo De Gaudio visto che nella Piscina Scandone, un’altra delle grandi e perenni ammalate delle strutture sportive napoletane, ci pioveva.
Il Napoli a Bari. Un dispetto, una provocazione, un bluff? Scatta il grande polo meridionale inventato da DeLa, l’asse dei due mari, la Fiera del Levante e l’Offesa di Ponente. E per chiudere le diatribe sul San Paolo, dove ci piove non meno della Piscina Scandone del 1978, “mi faccio uno stadio mio” ha detto il presidente, alleluja, 41mila posti, un salotto, un tinello, illuminazione romantica a base di abat jour, però doppi servizi e frigobar. Il San Paolo rimarrà a memoria del vicino passaggio di Paolo di Tarso e del magnifico passaggio di Diego Armando Maradona.
Succederà veramente così? De Laurentiis dice che il calcio “dal vivo” è finito, “lo stadio virtuale è il futuro”. Tutti davanti ai teleschermi e non voglia Dio che ci sia ancora Dazn. Allo stadio pochi eletti per censo, raccomandazioni, prelazioni, imprecisate benemerenze, il giaguaro e gli amici del giaguaro. Naturalmente, ci stanno ridendo tutti dietro. La solita Napoli pizza, mandolini e San Paolo. Gesù, fate luce scriverebbe ancora Mimì Rea. De Laurentiis sventola la sua barba hollywoodiana, de Magistris la sua bandana ex rivoluzionaria. Dio li fa e magari un giorno li accoppa.
Mimmo Carratelli