In due anni grazie alle sue ricerche innovative ha fondato una startup negli Usa che è
finita al centro delle attenzioni di colossi del farmaco che hanno investito già 30 milioni
nella sua azienda bio tech, la Kymera therapeutics. Il suo sogno è arrivare nel giro di 3-5 anni a vedere funzionare sui malati una cura basata sulla degradazione delle proteine colpevoli di diversi tumori: «Nel 2020 partiremo con i test sull’uomo».
Lo scienziato e startupper è un italiano di 39 anni, Nello Mainolfi laurea in chimica farmaceutica alla Federico II di Napoli e poi studi e lavoro in Inghilterra e negli Usa, premiato dalla Farnesina come migliore innovatore italiano nel mondo. Il riconoscimento è stato assegnato al ministero degli Esteri nell’ambito della Conferenza degli addetti scientifici relativa alle nuove strategie per la promozione della scienza e della tecnologia italiane all’estero. Con il premio consegnato direttamente dal ministro Angelino Alfano.
La storia di Mainolfi potrebbe sembrare quella già sentita molte volte di un «cervello in fuga». «In realtà - ha spiegato lui - i miei studi e il lavoro mi hanno portato all’estero, ma devo tanto alla cultura italiana intesa come supporto della mia famiglia, percorso di studi che ho fatto in Italia e che penso sia stato il migliore che potevo ricevere e poi per la cultura del lavoro e dell’impegno che mi è stata istillata».
Mainolfi dopo studi in Inghilterra si è trasferito negli Usa dove ha lavorato in un colosso come la Novartis. Ma poi, proprio mentre lavorava come consulente per gli investimenti in nuove aziende, si è convinto lui stesso a fondare una sua startup nel 2016, la Kymera Therapeutics, che haricevuto 3 milioni da Atlas Venture e poi nell’agosto del 2017, grazie ai promettenti risultati scientifici ottenuti nel primo anno di vita, 27 milioni da Lilly Venture e Amgen Venture, i fondi di investimento dei due noti colossi farmaceutici.
Il ricercatore ha studiato con uno dei luminari nel campo di sintesi organica di molecole biologicamente attive, Kyriacos Costa Nicolaou, allo Scripps Research Institute di La Jolla in California. E da lì ha continuato il suo filone di ricerche innovative.
«Oggi ci sono medicine che non riescono a incidere su alcune malattie, la mia startup si occupa di realizzare nuove terapie che abbiano come bersaglio quei tipi di proteine che provocano le malattie, con una modalità innovativa: invece di inibirle punta a distruggerle», spiega Mainolfi.
Che coordina i progetti diricerca nel quartier generale di Kymera Therapeutics a Cambridge nel Massachusetts dove lavora un team formato da più di una dozzina di manager e scienziati che dirigono ricerca internamente e con vari partners in giro per il mondo.
Oggi Mainolfi si è spostato con la moglie e i bambini in Massachusetts: «Per ora lavoro li. Un ritorno in Italia? Non si samai. Certo negli Usa a differenza dell’Italia c’è un tessuto economico sensibile all’innovazione che consente a chi vuole rischiare di avere un’opportunità».
Marzio Bartolini