C'è una grande differenza tra gli slogan e le leggi, i fatti e le parole. Anche nell'epoca delle "fake-news" e dei "whatsapp" è possibile, per chi ha la pazienza di leggere e soprattutto di ricordare, distinguere tra la propaganda politica e la realtà dei fatti. Il "governo del cambiamento", il primo con un eletto all'estero con delega per gli italiani nel mondo, pare contraddistinguersi per la crescente distanza tra i cosiddetti annunci e la realtà. Gli italiani all'estero sembrano più le vittime che i protagonisti di questo cambiamento.
Non voglio continuare a infierire sul pasticcio del "decreto Salvini" sulla sicurezza, dove emigrati ed immigrati sono stati trattati al pari di delinquenti e terroristi e nel quale in maniera impropria (e, appunto, pasticciata) si sono inserite norme attinenti ai processi di cittadinanza 'ius sanguinis'. Prendiamo ad esempio l'altra grande promessa elettorale, oggi punto programmatico della legge finanziaria di questo governo: il reddito di cittadinanza. Ebbene, già nel 2008 (ero appena entrato in Parlamento) la Lega fece approvare un emendamento che vincolava l'erogazione della pensione sociale alla residenza continuativa di 10 anni in Italia, escludendo con un colpo solo non soltanto gli immigrati ma i tanti emigrati che rientravano in Italia e che invece di trovare accoglienza e solidarietà si imbattevano in un nuovo muro di indifferenza e burocrazia.
Lo stesso accadrà con il reddito di cittadinanza. Una misura introdotta per combattere la povertà e la disoccupazione penalizzerà nuovamente i nostri anziani che, tornando in Italia dal Venezuela in fiamme o dall'Argentina in crisi (solo per fare due esempi) si vedranno negato questo sussidio perchè non hanno vissuto 5 o 10 anni consecutivi in Italia. Ricordate il MAIE di Riccardo Merlo, quando - eravamo all'inizio della precedente legislatura - proponeva l'assegno di solidaretà come "riparazione storica per tanti emigrati italiani anziani", "un’esigenza che si pone in maniera pressante ed improcrastinabile - sostenevano i parlamentari del MAIE - ancora di più quando risiedono in Paesi colpiti da gravi crisi economiche e sociali?" "Queste persone - sono sempre parole di Merlo & C. - spinte dalla necessità, a volte decidono di ritornare in Italia. Ma tornare a vivere nel proprio Paese, dopo anni di emigrazione, non vuol sempre dire tornare in famiglia e tra gli amici d’infanzia, anzi, in molti casi, purtroppo, significa solo, come accadde per l’esodo, un trasferimento per sopravvivere".
Perchè allora non provare ad estendere il 'reddito di cittadinanza' anche a quegli italiani che, trasferendosi dall'estero in Italia per gravi motivi sociali o economici, tornano a vivere nel nostro Paese, almeno alle persone più anziane? Domandare è lecito, rispondere è facoltativo. Del resto, la stessa incoerenza il MAIE la sta dimostrando a proposito dei tanto criticati 300 euro, quelli relativi alle domande ci cittadinanza 'ius sanguinis'. Ricordate cosa urlavano Merlo & compagni davanti ai consolati? "Nella prossima legislatura con più parlamentari MAIE andremo al governo, aboliremo la tassa di cittadinanza, incostituzionale, e garantiremo i servizi consolari in forma degna e in tempi rapidi". Proprio così: "aboliremo la tassa sulla cittadinanza, incostituzionale...!". Peccato che il Sottosegretario Merlo abbia già dichiarato che non ci pensa nemmeno ad abolire questa tassa e che anzi è proprio grazie alle risorse provenienti da questo contributo (insieme ai contrattisti inseriti nelle leggi finanziarie del Partito Democratico) che proverà a migliorare i servizi consolari. Chiaro no ?
Scrivo queste cose grazie all'ospitalità di una delle poche (e forse ultime) testate per gli italiani all'estero, "Gente d'Italia", che ringrazio per l'attenzione e la sensibilità con la quale continua a seguire queste tematiche. Sì, perchè il governo del cambiamento rischia di regalarci anche questa ultima perla: in pochi mesi non solo non è riuscito a migliorare in nulla la vita di noi italiani nel mondo ma si appresterebbe anche a spegnere la voce di quelle poche testate giornalistiche che eroicamente resistono, come ha denunciato pochi giorni fa il Direttore Porpiglia insieme alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori). Io non mi arrendo, noi non ci arrendiamo, gli italiani nel mondo saranno ancora una volta più forti delle politiche sbagliate e miopi operate tanto dalle forze che sempre hanno avversato l'italianità nel mondo che da quelle che pur di stare al governo hanno già dimenticato decenni di promesse e di impegni, elettorali e non solo.
FABIO PORTA
COORDINATORE DEL PARTITO DEMOCRATICO PER L'AMERICA MERIDIONALE