Da un lato la "crescita zero" segnata nel terzo trimestre, dall'altra l'aumento di mezzo punto degli interessi pagati dallo Stato per collocare i Btp in asta: la strada per centrare gli obiettivi indicati dal governo nella nota di aggiornamento del Def appare sempre più in salita. L'andamento dell'economia reale non sembra infatti avere spunti e, calcolatrice alla mano, appare davvero improbabile che si riesca a raggiungere una crescita dell'1,2% stimata per fine anno dal governo.
Questo allontana anche gli obiettivi del Pil indicato al +1,5% per il 2019, un valore che l'Ufficio Parlamentare di Bilancio non ha "certificato" e che mina il duello in corso con Bruxelles pure su deficit e debito. Anche perché, nonostante le previsioni sui conti pubblici "nascondano" sempre dei "cuscinetti" di prudenza, la minore crescita potrebbe avere un impatto negativo sui saldi di finanza pubblica. Il Pil all'1,2% a fine 2018 sembra ora matematicamente fuori portata.
"Nel terzo trimestre del 2018 la dinamica dell'economia italiana è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni". E' il commento dell'Istat alla stima preliminare del Pil nel terzo trimestre. "Giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita, - continua l'istituto - tale risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del Pil, che passa allo 0,8%, dall'1,2% del secondo trimestre". La variazione acquisita per il 2018 è pari all'1%, è la stima preliminare della crescita che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nell'ultimo trimestre dell'anno.
Nel terzo trimestre cala il valore aggiunto dell'industria rispetto al trimestre precedente, mentre aumenta nei comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca e dei servizi. Dal lato della domanda, la stima provvisoria indica un contributo nullo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. La stima del Pil riflette, spiega l'Istat, "dal lato dell'offerta la perdurante debolezza dell'attività industriale - manifestatasi nel corso dell'anno dopo una fase di intensa espansione, appena controbilanciata dalla debole crescita degli altri settori".
Attacca M5S, con il suo leader, Luigi Di Maio, secondo il quale se l'economia ristagna è colpa del Pd. "I dati Istat parlano chiaro: nel terzo trimestre 2018 il Pil si è fermato, mentre su base annua la crescita è diminuita dall'1,2% allo 0,8%. A chi ci attacca, come il bugiardo seriale Renzi, ricordiamo che il risultato del 2018 dipende dalla Manovra approvata a dicembre 2017, che è targata Partito Democratico. Tutti sanno che la nostra Manovra del Popolo deve ancora essere approvata e non può aver avuto nessun effetto sul rallentamento in atto". E il premier, Giuseppe Conte, non si dice sorpreso dei dati: "Lo avevamo previsto, proprio per questo faremo una manovra espansiva".