Sono almeno 15 i Paesi donatori, inclusa l'Italia, che hanno sospeso i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) in seguito alle accuse di Israele secondo cui alcuni membri dello staff avrebbero partecipato agli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
La Commissione europea ha annunciato ieri che una "revisione" del dossier sarà fatta "alla luce delle indagini Onu".
L'Unrwa ha già licenziato diverse persone e ha promesso un'indagine approfondita sulle accuse, mentre Israele ha promesso di interrompere il lavoro dell'agenzia a Gaza dopo la guerra. Nel frattempo, il capo dell'agenzia - Philippe Lazzarini - ha affermato che riterrà "responsabile, anche attraverso procedimenti penali", qualsiasi dipendente coinvolto in "atti di terrorismo". Da parte sua, il Segretario generale delle Nazioni Unite - Antonio Guterres - ha chiesto agli Stati di "garantire la continuità" dell'agenzia e ha confermato che 12 dipendenti dell'Unrwa a Gaza sono interessati da queste "accuse estremamente gravi", che sono oggetto delle indagini interne dell'Onu.
Finora i Paesi che hanno sospeso i loro finanziamenti all'Agenzia sono, oltre all'Italia, gli Stati Uniti, l'Australia, il Regno Unito, il Canada, la Finlandia, la Francia, la Germania, l'Austria, la Romania, il Giappone, i Paesi Bassi, la Nuova Zelanda, la Norvegia e la Svizzera.
E così Guterres ha convocato per oggi un incontro con i principali Paesi donatori dell'Unrwa, "Il segretario generale è personalmente inorridito dalle accuse contro addetti dell'Unrwa. Ma il suo messaggio ai donatori, specialmente a quelli che hanno sospeso i loro contributi, è che continuino almeno a garantire la continuità delle operazioni dell'Unrwa, visto che ci sono decine di migliaia di zelanti dipendenti in ogni parte della regione", ha dichiarato il portavoce di Guterres, Stéphane Dujarric.
E per questo il segretario generale "ospiterà un incontro qui a New York con i maggiori donatori oggi pomeriggio, ora locale", ha aggiunto. Guterres ha già incontrato ieri la rappresentante all'Onu degli Stati Uniti, Linda Thomas-Greenfield, ed ha interloquito su questo argomento con alcuni leader mediorientali, fra cui re Abdullah di Giordania e il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi.