ROMA – E’ stata presentata presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati la proposta di legge “Disposizioni di semplificazione amministrativa per favorire il rientro dei giovani italiani e degli italici all’estero al fine di contrastare i fenomeni di spopolamento e denatalità e di favorire la ripresa economica”.  La proposta , a prima firma del deputato Fabio Porta (Pd- Ripartizione America Meridionale), è sottoscritta anche dai deputati del Partito Democratico Christian Di Sanzo, Silvio Lai, Sara Ferrari, Chiara Gribaudo, Debora Serracchiani, Maria Stefania Marino, Ilenia Malavasi, Marco Simiani.  Il provvedimento si prefigge l’istituzione di un visto quinquennale volto a favorire il rientro di giovani italo-discendenti nati all’estero e di tutti coloro che, per affinità sociali o culturali (i cosiddetti “italici”), vorranno scegliere il nostro Paese per il proseguimento dei propri studi o l’avvio di nuove attività lavorative o imprenditoriali. La proposta di legge, che nasce da un confronto tra l’Intergruppo parlamentare “Italici, per un futuro glocal “e il “Comitato 11 ottobre di iniziativa sugli italiani nel mondo”, prevede anche apposite agevolazioni fiscali per le famiglie che ospiteranno giovani provenienti dall’estero, con incentivi maggiori se i comuni di destinazione finale sono di piccole dimensioni. Ha introdotto e moderato l’incontro Gianni Lattanzio (Meridianoitalia) “Non è solo una presentazione di un disegno di legge, – ha esordito Lattanzio – ma una riflessione sul ruolo della cultura italiana nel mondo, sulla crisi demografica in Italia ed il rapporto che c’è tra gli oriundi italiani e gli italici. Ricordo che questa presentazione capita in concomitanza con i dati forniti  dal Rapporto Istat, che evidenzia la diminuzione della popolazione italiana.” “I giovani – ha proseguito Lattanzio – lasciano le aree interne, si concentrano nei grandi centri urbani o vanno all’estero. Abbiamo nel mondo tante persone di origine italiana, abbiamo tante persone che amano la cultura italiana e che parlano italiano e che, pur non essendo cittadini italiani, si sentono di cultura italiana. A questi si rivolge questo disegno di legge, che è una proposta, ed un inizio”. Lattanzio, dopo aver segnalato che questa proposta di legge può far tornare nei borghi una comunità viva, ha sottolineato la necessità di lavorare per rendere questo nuovo strumento “concreto, fattibile ed efficacie per il territorio.” Ha poi preso la parola lo scrittore Aldo Aledda (Coordinatore Comitato 11 ottobre). “Siamo un gruppo di persone – ha spiegato Aledda –  impegnate nel mondo delle migrazioni , che hanno deciso di vedere le cose un po’ diversamente da quelle tradizionali. Le migrazioni sono un mondo fatto di parallele che non si incontrano, da un lato ci sono gli italiani all’estero che hanno certe richieste, e dall’altro lato ci sono le istituzioni italiane che ne hanno altre. Gli italiani all’estero chiedono la tutela dei propri diritti, chiedono di poter fare qualcosa di più per l’Italia, mentre le istituzioni chiedono agli italiani all’estero di prodigarsi per loro, per la cultura, per il commercio, per l’immagine del paese. Noi ci siamo chiesti, al di là delle cose che camminano da ormai da decenni, se fosse possibile trovare un punto di incontro, una mediazione tra le esigenze degli italiani all’estero e le esigenze delle istituzioni. Noi già dal 2018 – ha ricordato Aledda – prima che il problema dello spopolamento diventasse cruciale, incominciammo a fare seminari sull’invecchiamento e sullo spopolamento della popolazione, chiedendoci come a queste cose possano venire risposte anche dal mondo dei discendenti degli italiani all’estero”.  Aledda, dopo aver evidenziato che la presenza degli stranieri sta coprendo dal punto di vista demografico le esigenze dei paesi occidentali ormai invecchiati, ha ricordato il caso della Germania che, grazie all’accoglienza di milioni di stranieri, è  l’unico Paese ad essere cresciuto i questo ambito.  “ Noi – ha proseguito Aledda – abbiamo una possibilità, che è quella dei discendenti degli italiani all’estero, anche se in questo caso non possiamo fare appello a tutti nel mondo. Ma, ad esempio in l’America Latina, dove le retribuzioni italiane sono appetibili e il nostro stile di vita è attrattivo,  possiamo realizzare delle cose positive”. Aledda ha infine sottolineato come questa proposta di legge tenti anche di superare le problematiche burocratiche che provocano una circolazione accidentata in Italia. “Questa proposta di legge – ha affermato il Deputato Fabio Porta (PD – ripartizione America Meridionale) – vuole lanciare un messaggio. L’Italia è il Paese con la recessione demografica più drammatica tra quelli dell’Unione Europea. Nell’ultimo decennio, ci dicono i dati Istat, abbiamo perso in Italia oltre un milione di persone. Ma in realtà questi sono dati al ribasso, perché se noi dovessimo escludere dai 60 milioni di italiani, i 6/7 milioni di connazionali all’estero, vedremo che questo numero è ben lontano dalla  stima dei  60 milioni di italiani alla quale siamo abituati da diverso tempo. È un numero, quest’ultimo, che si assesta grazie agli italiani all’estero e anche grazie alla lenta integrazione degli stranieri qui in Italia. Quindi – ha proseguito Porta – noi abbiamo un problema demografico e anche economico, perché la demografia è direttamente responsabile dell’economia. Una delle soluzioni può provenire dai  120 – 200 milioni di italici, 60 – 70 milioni di italo discendenti nel mondo. Avere un contingente così forte di popolazione all’estero, che avrebbe naturalmente una propensione a vivere, a studiare e a scegliere il nostro Paese come proprio destino, ci potrebbe porre tra i primi paesi europei per quanto concerne l’attrazione e dal punto di vista demografico. Questa proposta legge – ha continuato Porta  – pone questo problema, lo pone in maniera innovativa con piena apertura a eventuali modifiche. Noi faremo delle audizioni nelle Commissioni competenti per raccogliere spunti e suggerimenti.  Ribadisco comunque che siamo di fronte ad una legge innovativa, intanto perché parla di semplificazione, introducendo un visto di 5 anni per chi vorrà studiare, lavorare ed investire in Italia, poi perché per la prima volta entra in un provvedimento legislativo il termine italico”. “Per la richiesta di questo visto – ha aggiunto il deputato –   noi non chiediamo necessariamente la cittadinanza italiana. Nel caso dell’italodiscendente, dell’italico, dell’amante dell’Italia noi chiediamo la conoscenza della lingua, si chiede l’intenzione e l’impegno ad aiutare l’Italia a combattere in particolare lo spopolamento delle aree interne”.  E’ poi intervenuto  Umberto Laurenti (Vice presidente dell’associazione “Svegliamoci Italici”) “Gli italici – ha spiegato Laurenti – sono coloro che senza avere una goccia di sangue italiano, amano l’Italia, la amano per motivi culturali. Perché amano la sua storia, la sua cultura, il cibo, la natura i monumenti, il modo di essere italiano e il modo di rapportarsi”. Per Laurenti “la qualifica di italico dovrebbe trovare un suo uso, attraverso, ad esempio,  una postilla da mettere sul visto di soggiorno. L’ideale – ha aggiunto – sarebbe sperimentare la doppia cittadinanza a tempo, però intanto iniziamo con la postilla di italico.” Laurenti ha inoltre sottolineato sia l’importanza di accogliere gli italici nel nostro Paese , sia la necessità di più “ambasciatori” italici nel mondo, che diffondano la nostra cultura all’estero. Una presenza nel mondo che andrebbe supportata attraverso la creazione di uno specifico portale online. A seguire ha preso la parola Letizia Sinisi (ItalyRooting Consulting) che ha sottolineato come, nell’ambito del turismo delle radici , i discendenti o anche simpatizzanti della nostra cultura siano accomunati da una medesima memoria storica. Sinisi ha poi parlato di un modello di connessione territoriale , promosso nell’ambito del Corridoio produttivo – culturale Italia – Argentina, che pone in connessione i sindaci dei territori dei due Paesi con scambi culturali ed economici. Sinisi ha infine evidenziato come il turismo delle radici rappresenti un’esperienza di vita per chi torna ai territori d’origine. È inoltre intervenuta la Professoressa Emanuela Locci: “Sono assessore alla cultura – ha esordito Locci – di un piccolo paese, dove 15 anni fa eravamo più di 1200 abitanti, ora siamo 740. Questo per far capire che cosa è lo spopolamento e di cosa significa numericamente. Spopolare significa impoverimento del territorio da ogni punto di vista culturale, sociale, economico e della persona, che poi si riversa sulla comunità. Il turismo delle origini – ha aggiunto – può essere la chiave per far riavvicinare gli italiani all’estero di seconda e terza generazione. Sono quelli che più ci interessano e che in questa maniera possono riavvicinarsi alle proprie origini e riappropriarsene”. Fra gli altri interventi segnaliamo, a chiusura dell’incontro, quello del deputato Christian Di Sanzo (Pd – ripartizione America settentrionale e centrale) .“Questa proposta di legge – ha rilevato Di Sanzo – fa parte di un percorso che va avanti da molto tempo, di cui l’On. Porta mi ha fatto partecipe e che ovviamente ha percorso negli anni. Si tratta di risolvere dei problemi che riguardano gli italo discendenti, e più generalmente gli appassionati dell’Italia e quelli che amano il nostro paese”. “Questa proposta di legge – ha continuato Di Sanzo – si propone di dare a chi veramente ha amore verso il nostro paese,  per discendenza o per passione, un’altra via verso l’Italia che oggi non esiste, semplificando le normative attraverso questa nuova tipologia di visto che gli permette di tornare nel nostro Paese. Noi riteniamo che il contributo degli italo discendenti sia fondamentale per noi, e possa divenire anche un volano di sviluppo economico, sociale e culturale per l’Italia . Quindi – ha aggiunto il Deputato – questa proposta vuole rendere le nostre comunità all’estero, i nostri italo discendenti e tutti gli appassionati del nostro paese partecipi di un percorso che consenta veramente di rappresentare quella grande ricchezza all’estero che ancora oggi il nostro Paese non ha trovato il modo di usare in maniera vera. È ovvio – ha concluso Di Sanzo – che vi sarà un percorso legislativo, certamente non immediato e sicuramente non facile, però credo sia un’idea importante da cui iniziare una discussione, perché rappresenta un processo pratico per far fruttare il nostro soft power nel mondo”. (Lorenzo Morgia- Inform)