Sarebbe a una svolta il caso dei tre italiani scomparsi in Messico. Trentatrè poliziotti di Tecalitlan, cittadina dello stato di Jalisco nel sud del Messico, dove i tre - tutti originari di Napoli - sarebbero stati visti l'ultima volta (lo scorso 31 gennaio), sono infatti finiti sotto inchiesta.
L'ANNUNCIO DEL PROCURATORE SANCHEZ
A darne notizia è stato il procuratore dello Stato di Jalisco, Raul Sanchez, il quale, in conferenza stampa, ha spiegato che i 33 agenti saranno portati nella capitale dello Stato, Guadalajara. Gli inquirenti messicani, in questa fase, puntano la loro attenzione sul cartello criminale "Jalisco new generation" che controlla alcune aree della zona e con cui i tre italiani potrebbero essere entrati in contatto.
L'ULTIMO MESSAGGIO AUDIO AI FAMILIARI
Originari delle "Case Nuove", popoloso quartiere a ridosso della centralissima via Marina, Raffaele Russo, 60 anni, suo figlio Antonio 25 e suo nipote Vincenzo Cimmino, 29, sono spariti misteriosamente nel nulla mentre svolgevano attività di import-export di generatori elettrici in Messico. Nel loro ultimo messaggio vocale inviato via WhatsApp ai familiari, localizzato nella zona di Tecalitlan a 700 km da Città del Messico, i tre hanno detto di essere stati fermati dalla polizia: "stiamo facendo benzina e ci ha fermato la polizia in motocicletta, adesso stiamo andando dietro a loro con la macchina". Dopo l'invio del messaggio audio, di loro si è persa ogni traccia.
LE AUTORITA' DI TECALITLAN NEGANO OGNI COINVOLGIMENTO
Tuttavia, secondo il sito Informador, le autorità di Tecalitlan hanno negato il coinvolgimento delle forze dell'ordine nella vicenda ed hanno aggiunto che "ad oggi non si registrano detenzioni diverse dalle attività di routine".
CHE FINE HANNO FATTO I TRE NAPOLETANI?
Che fine hanno fatto, allora, i tre napoletani? Sono finiti nelle grinfie delle bande criminali? Sono stati sequestrati, oppure dietro la scomparsa di Antonio, Raffaele e Vincenzo si celano scenari ancora più oscuri ed inquietanti che non escludono il coinvolgimento di agenti corrotti e collusi con le bande malavitose locali? A questa e come altre domande stanno cercando di dare una risposta gli inquirenti dello stato di Jalisco. Sulla vicenda la Procura di Roma ha avviato una indagine coordinata dal pm Sergio Colaiocco.
LA PROTESTA DEI FAMILIARI
Secondo i media messicani, è emerso che Raffaele Russo sarebbe stato arrestato nel 2015 nello stato di Campeche per la vendita di macchinari fabbricati in Cina ma commercializzati come marchi originali. I familiari dei tre italiani hanno protestato contro gli inquirenti messicani sottolineando che si "indugia su dicerie legate agli interessi dei nostri cari in Messico per coprire il loro insuccesso e la situazione di stallo nelle operazioni di ricerca". Ed hanno ribadito l'assoluta estraneità dei loro cari a organizzazioni criminali.