di MARCO BENEDETTO

Il premierato si sta rivelando una solenne presa in giro. Anche se l’elezione direta del primo ministro  mai passerà dal Parlamento al referendum, non sarà applicabile fino a quando non sarà operativa la relativa legge elettorale.

Dice la “norma transitoria” approvata dalla Commissione del senato: “La presente legge costituzionale si applica a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successivi alla data di entrata in vigore della disciplina per l’elezione del presidente del consiglio dei ministri e delle Camere”.

La norma transitoria demanda alla legge ordinaria le regole sulle elezioni. Quindi, rivela Emilia Patta sul Sole 24 Ore, anche se il premierato superasse la prova del referendum, fino a quando i partiti non avranno trovato l’accordo su una nuova legge elettorale, cosa che visti i precedenti può prendere molti anni, il premierato resta una bandiera senza asta nè vento che la faccia sventolare.

Forse Giorgia Meloni è convinta che sia una cosa seria ma non sa che i cavilli e i commi che hanno immortalato il manzoniano dottor azzeccagarbugli stanno trasformando la sua madre di tutte le riforme in una tipica farsa all’italiana.

Che poi sia così in tutto il mondo c’è da giurarci: ma la differenza è che altrove si sono fatti furbi e hanno snellito le procedure e comunque sono più abili dei nostri burocrati nell’aggirare le trappole.

Forse questo spiega perchè le vittime designate del premierato, cioè i compagni di coalizione, Forza Italia e soprattutto Lega, fanno finta di niente e le vanno dietro. Sanno che è una bolla di sapone. A sinistra elaborano, teorizzano, discutono: è un modo per passare il tempo, per “fare politica”.

Se le cose evolveranno come è accaduto negli ultimi dieci anni in Itaia, e Meloni non riuscirà davvero a cambiare il giro del fumo, FdI farà la fine di grillini e Lega, il Pd tornerà in auge, la sinistra sarà l’utilizzatore finale del premierato.

Che poi il premierato in sé sia una aberrazione è altrettanto vero,  perchè viola il principio naturale della gerarchia dei poteri.