di FRANCO MANZITTI
Andavamo a spiarli nei ristoranti dove si incontravano più o meno segretamente per studiare strategie e mosse, forse più che nelle loro sedi storiche. Che erano come delle Cattedrali: Salita San Leonardo per il Pci, via Caffaro e teatro Paganini per la Dc, Piazza Posta Vecchia per il Psi.
I partiti degli anni Ottanta erano potenti e influenti, forse inconsapevoli che la fine era vicina e che le loro trame, gli equilibri delle alleanze e delle opposizioni si sarebbero presto schiantate nel disastro di Tangentopoli. I ristoranti della città erano allora più numerosi di oggi, sopratutto in centro e i nostri “agguati” fruttavano spesso dritte e notizie importanti.
La Dc, potente e molto ramificata nelle sue correnti, “derivava” da Paolo Emilio Taviani, il leader fondatore, per decenni ministro e poi padre nobile che si affidava ai suoi fedelissimi tra i quali spiccava il temibile avvocato Giovanni Bonelli, uomo schivo e silenzioso, che amava “nascondersi” da Pichin, un ristorante pregevolissimo e quasi nascosto sopra via XXV aprile, celebre per la cacciagione e per la sua enoteca .
Quanti incontri, dietro a quelle bottiglie tra lui, grande stratega di candidature e alleanze e i socialisti, ondeggianti tra un patto con quella Dc-roccaforte e il Pci, ancora svettante per consenso e potere negli enti locali!
Delio Meoli l’alter ego di Bonelli nel PSI, anch’esso diviso tra i craxiani rimontanti e la sinistra lombardiana, dove spiccava anche il popolarissimo sindaco Fulvio Cerofolini, andava da Pichin, ma il suo ristorante preferito era “Il Cucciolo” via Orti Sauli, dove invitava anche i giornalisti con i quali confrontarsi e centellinare qualche notizia. Spesso succedeva di andare a quegli incontri e stupirsi perché Meoli era già al primo piatto. Ma poi arrivava la dritta giusta.
Mario ti ricordi come eravamo pazienti nell'organizzare quei pranzi o nel fare le imboscate durante i pranzi.
Il più facile da utilizzare era il leggendario Saint Cyr di piazza Marsala, grande cucina piemontese e salette riservate, dove i leaders potevano celarsi bene agli altri, oppure dove noi potevamo interloquire con loro, senza essere troppo adocchiati.
Ma questo dei ristoranti era solo uno spunto, anche spesso occasionale, del nostro confronto con i partiti al loro apogeo oramai discendente. In città decidevano tutto loro, anche quelli all'opposizione, cui spettava sempre qualche posto, che spesso non era una briciola e che dipendeva da quella pratica che ora non esiste più ma che allora si chiamava lottizzazione. Era una spartizione con gradazioni diverse, a seconda dei voti conquistati.
Oggi chi ha vinto e comanda fa l'asso pigliatutto e emargina gli altri, sembra impossibile. Ma il grado di democrazia si misura anc he da questo..... Noi ci divertivamo molto di più a seguire quelle manovre, anche se era evidente che non sarebbero potute durare in eterno.
Le modulazioni degli atteggiamenti erano diverse da partito a partito, da personaggio a personaggio.
Dal sussiego distaccato del Pci, che ci trattava con una bella distanza, e impiegò molto a “darci” confidenza. Ricordo ancora quella vola che da capocronista de “Il Secolo XIX” fui convocato dall'allora segretario regionale del Pci Lovrano Bisso, tramite Giordano Bruschi, il “leggendario “ partigiano Giotto. Bisso fino allora irraggiungibile, mi annunciò, tra il burbero e l'affettuoso, che “avevano deciso di parlare con la stampa borghese” e si disse pronto a concedermi una intervista.
Era per noi una svolta epocale, alla quale seguirono poi anche i pranzi, anche se molto diversi, più istituzionali e ovviamente più rari di quelli con gli altri partiti fino all'epoca di Claudio Burlando, enfant prodige a inizio anni Ottanta, che aveva uno stile tutto diverso.
Genova era sempre stata una fucina di grandi novità politiche in tutta la storia dei partiti, nati o risorti dopo la fine della seconda guerra mondiale. Dal giugno del 1960, quando proprio i camalli della Culmv, la compagnia dei portuali, suprema aristocrazia di sinistra, contribuirono a rovesciare il governo Tambroni, che aveva legittimato la destra estrema, al 1961 quando proprio a Genova nacque in Comune il primo centro sinistra con l' alleanza tra la Dc e il Psi, suscitando le ire del cardinale-principe Giuseppe Siri, all'aprile 1974, quando cadde la giunta comunale di centro-sinistra di Giancarlo Piombino, rovesciato da Fulvio Cerofolini, suo vice, che preparava la prima giunta rossa, come a Torino e a Roma, al precedente post Sessantotto, nel quale i partiti incominciarono a fronteggiare le avanguardie del terrorismo, sopratutto quello della XXII Ottobre, poi quello delle Br, non a caso fondate da Renato Curcio a Chiavari......insomma una serie di primogeniture, un'onda lunga, che i partiti dovevano cavalcare e che nei nostri ricordi, caro Mario, sono passaggi chiave di una storia sempre più ricca.
Come tutto questo sia incominciato a finire, portando alla ribalta personaggi e situazioni impreviste, lo ricordiamo con precisione e dobbiamo ricostruirlo perchè la storia con la maiuscola non si è ancora occupata di questo e noi vecchi cronisti di allora possiamo contribuire.
Come dimenticare Ciriaco De Mita, che piomba a Genova, dove viene eletto per due volte con valanghe di voti e che ti mette alla frusta, perchè Mario dovevi inseguirlo in ogni mossa ligure e genovese: dai suoi incontri con il suo plenipotenziario, l'indimenticabile professor Filippo Peschiera e il suo staff di giovani leoni, la nuova frontiera Dc, alla partite a tressette nelle ville del Levante, durante le quali l'allora giovane addetto alle relazioni Dc, Clemente Mastella veniva spedito da Ciriaco a comprargli le sigarette, agli incontro top secret con Callisto Tanzi, il deus ex machina della Parmalat, con un terribile destino nel suo futuro, ma allora grande finanziatore. Gli intrighi nella Dc genovese, dove il potente Bonelli mordeva il freno perchè l'arrivo di De Mita lo aveva un po' condizionato erano uno spasso per noi osservatori minuziosi.
E che dire del Psi, dove il craxismo impersonificato da un emissario come Ugo Intini, vero proconsole, intelligente, acuto, giornalista di vaglia , rapito dal sogno craxiano, si squassava nelle contese interne, tra chi correva con il nuovo corso vincente di Bettino e chi resisteva sulle sue tradizioni come Cerofolini o si chiamava fuori da una contesa epocale.
Intorno la città “bolliva”, perchè ogni movimento politico aveva il suo riflesso nella distribuzione del potere. E non solo nel porto dove abbiamo ricordato già, nelle precedenti trasmissioni di “Ti ricordi”, il blitz craxiano all'Autorità portuale, con l'insediamento di Roberto D'Alessandro, un contropiede per gli stessi socialisti, spiazzati come, Mario, hai ricordato, spiegando che il candidato in pectore era un altro socialista, quel Delio Meoli, che ci invitava a pranzo al Cucciolo.
E la banca-madre di Genova, la Carige, feudo Dc anche durante De Mita, dove al compagno di banco di Taviani, Giovanni Borgna, era succeduto come presidente Gb Dagnino, già deputato dc, forse il democristiano più potente a Genova dopo Taviani, un avvocato di una saggezza e pazienza leggendarie con la passione del jazz e il cui ristorante preferito, tanto per restare nel tema iniziale, erano le Gheische, quel delizioso angoletto alle spalle di Boccadasse. Poi sarebbe venuto Fausto Cuocolo, presidente della Fondazione Carige e anche presidente del Consiglio Regionale, una delle altre teste pensanti del tavianismo, insieme a Giancarlo Piombino, il sindaco più giovane nella storia di Genova, che poi lasciò la politica attiva, grande teorizzatore del pensiero tavianeo anche oggi che è un brillante novantenne.
In quella Genova ancora capitale dell'Iri, avviata al 1992 delle celebrazioni colombiane, che furono conquistate proprio dalla Dc tavianea prevalentemente, con l'apporto dell'indimenticabile avvocato liberale Gustavo Gamalero, la fine dei partiti non si vedeva ancora, anche se qualche segnale di schianto era arrivato. Come nella vicenda di Alberto Teardo, il presidente della Regione socialista, arrestato alla vigilia delle elezioni, che lo avrebbero portato in Parlamento,in una sorta di pre-Tangentopoli.
Altra primogenitura, di quelle che abbiamo inseguito nei nostri ricordi Mario. E che lunedì sera andranno in onda su Primo Canale, nella prima parte dell'ultima puntata di questo ciclo, appunto tutta dedicata ai partiti. La loro gloria, la loro potenza, la loro fine, così traumatica e veloce.