I giorni delle festività solenni, Capodanno e a seguire Shabbat, coincidono con il momento storico più grave in Israele dalla guerra di Kippur, 50 anni fa.
Vertici militari, intelligence, apparati della sicurezza stanno lavorando senza sosta alla preparazione di piani su più fronti.
Primo fra tutti la risposta all'Iran dopo il vasto attacco del primo ottobre che, come hanno riferito fonti Usa, sarebbe "imminente". Poi la sicurezza interna in vista di temuti attentati ai civili nell'anniversario del 7 ottobre e l'ampliamento delle operazioni a Gaza a un anno dal massacro. Quindi l'allargamento delle operazioni di terra nel Libano del sud, raid martellanti sul quartiere dove è basato Hezbollah a Beirut, il blocco militare dello spazio aereo libanese, oltre al bombardamento - dopo quelli di altri varchi nei giorni scorsi - del valico di Masnaa, tra Siria e Libano, per impedire l'arrivo di armi spedite alle milizie sciite.
"L'Iran è dietro tutte le minacce contro di noi. Hanno lanciato centinaia di missili contro di noi in uno dei più grandi attacchi della storia. Nessun Paese al mondo accetterebbe un simile attacco, e nemmeno Israele lo accetterà. Abbiamo il dovere e il diritto di difenderci e di rispondere a tali attacchi. Ed è ciò che faremo", ha annunciato in serata senza mezzi termini Benyamin Netanyahu puntando tra l'altro il dito contro il leader francese Emmanuel Macron che si era appellato ad un embargo verso Israele di quelle armi che utilizza a Gaza.
"Vergogna", gli si è rivolto il premier israeliano, assicurando che lo Stato ebraico "vincerà con o senza il suo sostegno" e quello di "altri leader occidentali". Ma "la loro vergogna - ha accusato Bibi - durerà a lungo", anche dopo che la guerra sarà vinta.
In giornata c'erano stati incontri tra i massimi vertici dell'Idf e rappresentanti dei Paesi alleati per coordinare l'operazione contro Teheran. Anche i comandanti militari dello Stato ebraico sono stati netti: "Non si può ignorare ciò che ha fatto l'Iran". Come ha riferito venerdì il Washington Post descrivendo diversi video, circa 25 ordigni hanno superato il sistema di difesa colpendo o esplodendo nelle vicinanze di almeno tre siti militari e di intelligence. Ben 20 missili balistici hanno centrato la base aerea di Nevatim, tre quella di Tel Nof, almeno due missili sono atterrati vicino al quartier generale del Mossad a Glilot. Una guerra aperta mai vista in precedenza.
Al tavolo di coordinamento militare è atteso il capo del Comando militare centrale Usa, il generale Michael Kurilla che, nonostante le dichiarazioni pubbliche del commander in chief Joe Biden, con la sua presenza in Israele dimostra che i piani per la rappresaglia sono passibili di aggiustamenti, ma non sono in discussione. Il presidente Usa ha avvertito Netanyahu suggerendo "alternative" all'ipotesi di colpire gli impianti petroliferi iraniani. Così come nei giorni scorsi aveva detto che non "era una buona idea" attaccare il nucleare. Su questo argomento, quando in Israele era notte, un alto funzionario del dipartimento di Stato americano ha detto alla Cnn che Israele non ha fornito all'amministrazione Usa garanzie che non attaccherà gli impianti nucleari: "Non è fuori discussione, ci aspettiamo di vedere un po' di saggezza oltre alla forza, ma non ne abbiamo garanzia", ha commentato.
Dal canto suo l'Idf sabato ha lasciato trapelare che la risposta all'attacco delle guardie rivoluzionarie sarà "grave e significativo". Dal punto di vista degli analisti in patria, una semplice operazione punitiva e deterrente i cui risultati sarebbero solo a breve termine non ha senso. E qualcuno si spinge ad immaginare l'inizio di "una campagna a lungo termine che porti alla caduta del regime iraniano", come ha sottolineato Ynet. Negli Stati Uniti i timori dell'amministrazione Biden per un allargamento ulteriore della crisi vanno di pari passo con il lavoro dietro le quinte per impedire l'aumento dei prezzi dell'energia a un mese dalle elezioni americane. Gli Usa temono che l'Iran e i suoi seguaci nella regione cercheranno di danneggiare gli alleati arabi degli Stati Uniti in Medio Oriente, Arabia Saudita, Emirati e Giordania in primis.
A Beirut intanto i soccorritori, a causa dei continui bombardamenti dell'Iaf, non sono ancora riusciti a recuperare le vittime dell'attacco nel quartiere sciita dove, secondo funzionari dello Stato ebraico, sarebbe stato ucciso il successore di Hasan Nasrallah, Hashem Safieddine. Del quale si sono persi i contatti da giorni. Con lui nel sito bombardato c'era probabilmente anche il generale Esmail Qaani, capo delle forze Quds dei pasdaran, nominato nel 2020 dopo l'assassinio di Qassem Soleimani a Baghdad in un'operazione Usa. La sua sorte non è ancora chiara, mentre è stata confermata dall'Idf l'uccisione del capo del braccio armato in territorio libanese Mohammed Hussein al-Lawis, e di Saeed Atallah Ali, "l'autorità esecutiva di Hamas in Libano".
Il capo di stato maggiore Herzi Halevi in serata ha dichiarato che l'Idf deve creare "danni duraturi a Hezbollah, senza dargli tregua". Mentre la forza di pace Onu Unifil, di cui fanno parte oltre 1.000 soldati italiani, ha fatto sapere ufficialmente che non lascerà le posizioni nel sud del Libano, malgrado la richiesta di Israele di "ricollocarsi". Nel cielo sopra Tel Aviv rimbombano di continuo i caccia verso il Libano, rendendo il buio ancora più cupo.
Raid israeliani su Beirut
Questa sera l'esercito israeliano ha lanciato nuovi appelli per evacuare i residenti della periferia sud di Beirut, dove continua a prendere di mira obiettivi del movimento islamico libanese Hezbollah. Nelle ultime ore si sono sentite diverse esplosioni, ha osservato l'Afp. "Per la vostra sicurezza e quella dei vostri familiari, dovete evacuare immediatamente gli edifici designati e quelli adiacenti e allontanarvi di almeno 500 metri", ha scritto il portavoce dell'esercito israeliano di lingua araba, Avichay Adraee, sul suo account X (ex Twitter), menzionando diversi quartieri della periferia sud. Negli ultimi giorni i raid aerei israeliani sono aumentati intorno alla capitale libanese. L'Idf afferma di aver preso di mira diversi leader del movimento filo-iraniano Hezbollah nella capitale e nelle aree circostanti.
L'agenzia di stampa nazionale libanese Ani ha riferito in serata di cinque attacchi israeliani contro la periferia sud di Beirut e dintorni, di cui quattro "molto violenti", poco dopo la richiesta israeliana di evacuare diversi quartieri di questa roccaforte di Hezbollah. Sul posto sono accorse ambulanze, secondo l'Ani, che aveva segnalato anche la presenza di droni da ricognizione israeliani che volavano a bassa quota prima degli attacchi. Le immagini dell'Afp mostrano pennacchi di fumo che si alzano dalle aree colpite e una grande palla di fuoco proiettata nel cielo. Detriti in fiamme si sono sparsi provocando incendi secondari e una densa nuvola di fumo. Il traffico aereo nell'unico aeroporto del Libano, vicino alla periferia sud di Beirut, "continua nonostante l'aggressione del nemico israeliano" contro quest'area, ha affermato l'Ani.
L'agenzia di stampa ha aggiunto che diversi aerei della Middle East Airlines (Mea), l'unica compagnia che continua a servire Beirut, sono appena atterrati. I sobborghi meridionali di Beirut sono regolarmente bombardati da diversi giorni, soprattutto di notte, dall'esercito israeliano, che in genere lancia in anticipo gli avvisi di evacuazione. Molti residenti di questa roccaforte di Hezbollah, impegnata nelle ostilità al confine con Israele dall'inizio dell'offensiva su Gaza nell'ottobre 2023, sono fuggiti in altre regioni libanesi da quando Israele ha intensificato la sua campagna di bombardamenti il 23 settembre.