Dunque, tutto come previsto. Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito democratico. Le primarie di ieri hanno visto un vero trionfo per il governatore del Lazio che ha avuto la meglio su Roberto Giachetti e Maurizio Martina. I numeri hanno parlato chiaro: ha avuto quasi il settanta per cento dei consensi e legittimato da una affluenza in linea con le ultime primarie celebrate dal partito, oltre un milione e ottocentomila persone. Centrati, dunque, i tre obiettivi che Zingaretti si era dato prima della giornata di ieri, ovvero vincere le primarie, vincerle con un margine che gli consentisse di governare il partito
al di là delle lotte tra correnti, vedere la vittoria legittimata da una partecipazione importante da parte della base del Partito Democratico.
Già quasi subito le 20, orario di chiusura per esprimere le proprie preferenze, si
era avuta la netta sensazione di un trionfo per Zingaretti. Il nuovo segretario del Pd
è arrivato alla Domus Circo Massimo di Roma attorno alle 22, accolto dall'ovazione dei suoi sostenitori e dalle note di “Learning to Fly” dei Foo Fighters, lo stesso brano scelto per lanciare la sua candidatura alla guida del partito, ai primi di ottobre, alla ex Dogana di Roma. "Viva la democrazia italiana che dà lezione ogni volta che può. Sono contento per l'Italia", le sue prime parole del governatore pronunciate davanti ai suoi sostenitori prima di lanciarsi in una lunga serie di grazie: "Grazie all'Italia che non si piega e che vuole arginare un governo pericoloso: sembra che a queste primarie abbia votato lo stesso numero di cittadini, se non di più, delle ultime. Un dato veramente straordinario. Mi darebbe una percentuale che oscilla tra il 65% e il 70% del consenso. Ringrazio Giachetti e Martina per le telefonate ricevute poco fa e perché credo che abbiano dato una buona immagine del confronto nella battaglia politica".
Ma quello che ha disegnato il segretario in pectore del Pd è un proprio, personale, pantheon che va dai "partigiani" al "movimento femminista" passando per "il Sud lotta contro la mafia". Un intervento lungo, durato quasi 30 minuti, in cui Zingaretti si è soffermato molto sull'impronta che darà al suo mandato al Nazareno: "Io non mi considero un capo, ma il leader di una comunità che dovrà stare in campo. Io penso ai delusi, a coloro che un anno fa non sono andati a votare, ma oggi erano in fila ai gazebo, a coloro che ci hanno frainteso, che hanno votato altre forze politiche. Penso a loro perché ho visto in questo enorme risultato un primo segnale: molti sono tornati, stanno tornando. Dobbiamo costruire un nuovo Pd, un campo largo per voltare pagina In questo Paese".
Nel pomeriggio, parlando già quasi da segretario in pectore, Zingaretti aveva detto: "Sono contento di queste lunghe file in tutti i Comuni italiani, avevo chiesto fiducia e passione come i grandi punti di ripartenza. Ora sta a noi non tradire questa fiducia, e se tocca a me giuro che non la tradirò mai".