"Migliaia" di corpi e resti umani sono stati rinvenuti stamani vicino Damasco da giornalisti della tv panaraba al Jazeera che mostra immagini in diretta della scoperta nei pressi di Qutayfa, a nord-est della capitale. L'inviato di al Jazeera inquadra sacchi di plastica bianca con resti di corpi con indicazioni di numeri.

"E' probabile che questi corpi provengano dalle prigioni politiche del regime, come quella di Sednaya", afferma il giornalista.

"Questo terreno è grande circa 5mila mq", afferma il giornalista mostrando l'area che corrisponde grosso modo alla superficie di un campo da calcio regolamentare.

"Noi, leader del Gruppo dei Sette (G7), riaffermiamo il nostro impegno verso il popolo siriano e offriamo il nostro pieno sostegno a un processo di transizione politica inclusivo, a guida siriana, nello spirito dei principi della Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza" dell'Onu.

E' quanto si legge in una dichiarazione dei leader dl G7 sulla Siria. "Siamo pronti a sostenere un processo di transizione che, in questo quadro, conduca a un governo credibile, inclusivo e non settario, che garantisca il rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani universali, compresi i diritti delle donne, la protezione di tutti i siriani, incluse le minoranze religiose ed etniche, nonché la trasparenza e la responsabilità. Il G7 lavorerà e sosterrà pienamente un futuro governo siriano che rispetti questi standard e che emerga da tale processo".

"Siamo fiduciosi - affermano ancora i leader del G7 - che chiunque desideri un ruolo nel governo della Siria dimostrerà un impegno per i diritti di tutti i siriani, eviterà il collasso delle istituzioni statali, lavorerà alla ripresa e riabilitazione della nazione e garantirà le condizioni per un ritorno sicuro e dignitoso, su base volontaria, di tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dal Paese"

'Assad è responsabile per i suoi crimini'. Il problema Golan

I leader del G7 sottolineano "l'importanza che il regime di Assad sia ritenuto responsabile dei suoi crimini e continueremo a collaborare con l'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche e altri partner per mettere in sicurezza, dichiarare e distruggere le scorte rimanenti di armi chimiche in Siria. Dopo decenni di atrocità commesse dal regime di Assad, siamo al fianco del popolo siriano. Condanniamo il terrorismo e l'estremismo violento in tutte le sue forme".

Nella stessa dichiarazione, i Sette Grandi invitano tutte le parti siriane "a preservare l'integrità territoriale e l'unità nazionale della Siria, rispettandone l'indipendenza e la sovranità",  e ribadiscono "il nostro sostegno alla UN Disengagement Observer Force (UNDOF), che monitora le Alture del Golan tra Israele e Siria".

Al riguardo, il ministero degli Esteri israeliano, rispondendo alla richiesta avanzata ieri dalla Francia affinché l'Idf lasci la zona cuscinetto tra Israele e Siria, ha affermato che gli spostamenti di truppe nel territorio sono stati effettuati dopo violazioni dell'accordo di disimpegno del maggio 1974 tra i due Paesi. E cita "l'ingresso di militanti armati nella zona cuscinetto in violazione dell'accordo, e gli attacchi alle posizioni della Forza di osservazione di disimpegno delle Nazioni Unite nella zona, per la quale è stata richiesta un'azione israeliana".

"Ciò si è reso necessario per ragioni difensive dovute alle minacce rappresentate dai gruppi jihadisti che operano nei pressi del confine, per prevenire uno scenario simile a quello del 7 ottobre in questa zona", afferma il ministero degli Esteri, aggiungendo che l'operazione è "limitata e temporanea". Il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar lo ha spiegato all'omologo francese Jean-Noël Barrot nei giorni scordi: "Israele continuerà ad agire per difendersi e garantire la sicurezza dei suoi cittadini, se necessario", ha detto.

Da parte, sua il dipartimento per gli affari politici del nuovo governo siriano, formato dai ribelli guidati dal gruppo islamista Hts che ha preso il controllo del Paese dopo la caduta del regime, ha rilasciato una dichiarazione in cui ringrazia Egitto, Iraq, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Bahrein, Oman e Italia "per aver ripreso le attività delle loro missioni diplomatiche a Damasco".

Sospesi il Parlamento e la Costituzione per tre mesi. I curdi: 'Siamo parte della Siria Unita'

Il nuovo governo siriano "sospenderà la Costituzione e il Parlamento" durante il periodo di transizione di tre mesi, ha dichiarato giovedì all'Afp Obaida Arnaout, portavoce per gli affari politici delle nuove autorità.

"Verrà formato un comitato legale e per i diritti umani per esaminare la Costituzione e quindi apportare modifiche", ha spiegato. La coalizione di gruppi ribelli che ha preso il potere in Siria domenica ha nominato il capo del governo di transizione per un periodo di tre mesi.

E le forze curdo-siriane hanno annunciato la decisione di issare su tutte le istituzioni della regione di fatto autonoma del nord-est siriano la "bandiera della rivoluzione" sventolata dagli insorti islamisti che hanno preso il potere a Damasco e hanno deposto il regime di Bashar al Assad.

"Siamo parte della Siria unita e del popolo siriano", si legge nel comunicato delle forze curdo-siriane diffuso poco fa ai media.