di STEFANO CASINI

Con molto dolore, nell’anno 2006, GENTE D’ITALIA annunciava che il primo governo di Tabaré Vazquez, eliminava, all’interno dell’allora nuovo programma di studi, la lingua Italiana dalle scuole superiori a partire del 2007. Gli insegnanti d’italiano, che erano tanti fino a quell’anno, hanno protestato contro il nuovo provvedimento ed hanno persino chiesto una riunione urgente con il CODICEN. Recitava 19 anni fa, sul piú importante giornale uruguaiano EL PAIS, del quale abbiamo fatto parte fino a che, un’orchestata cospirazione ci ha cercato di eliminare :  “Tra gli anni 1825 e 1950, la popolazione dell’Uruguay si moltiplicò 32 volte a causa dell’immigrazione. Nel 1865 quasi un terzo della popolazione di Montevideo era composta da italiani. Oggi (2006) in Uruguay sono 80.000 le persone con cittadinanza italiana (se aggiornata é il doppio). Questi e quegli immigrati hanno lasciato il segno di quell’Italia che oggi vive tra noi. In questo contesto, e proprio nella settimana in cui il governo italiano celebra la “Settimana della lingua italiana” nel mondo, in Uruguay è scoppiata la polemica per la decisione del Consiglio dell'Istruzione Secondaria di eliminare l'insegnamento dell'italiano dai programmi di studio, decisione che ha già ricevuto aspre critiche da parte dei 150 insegnanti della materia che lavorano nel Paese, che hanno addirittura inviato una lettera di protesta al presidente Vázquez chiedendo una revisione del provvedimento. L'Istituto Italiano di Cultura, fondato nel 1950, rappresenta il Governo italiano all'estero e mira a promuovere la cultura italiana nel Paese in cui opera. Attualmente ci sono istituti in 90 città.  Il Dott. Angelo Manenti dirige l'Istituto dal 2001, ma prima ancora ha lavorato come addetto culturale a Lima, Damasco (Siria), Buenos Aires, San Paolo e Lisbona (Portogallo) in oltre 30 anni di carriera.Manenti dice che l'influenza italiana in Uruguay è “evidente”. Inoltre, se si tiene conto della percentuale della popolazione uruguaiana con radici italiane, "si può dire che l'Uruguay ha qualcosa di italiano nel suo DNA", ha affermato. Manenti è in totale disaccordo con la decisione del CES. Afferma che "il problema non è se studiare o meno l'italiano, il problema è se ignorare o meno le civiltà e le lingue degli altri Paesi". Ritiene che «l'italiano è utile per tanti motivi, ma soprattutto perché è il patrimonio linguistico, conosciuto o dimenticato, del 40% della popolazione. È una lingua di cultura, perché la lingua è lo strumento attraverso il quale si può penetrare il pensiero, la visione di un Paese.

 

In questo senso "l'Italia non è un Paese che ha creato movimenti che sono rimasti lì, ha creato movimenti culturali universali, come il Rinascimento, un fenomeno universale nato in Italia. La lingua italiana è una lingua di cultura che permette di penetrare altri aspetti più profondi. Per questo è importante lo studio delle lingue, e non solo dell'italiano", ha concluso Manenti.”

Erano altri i dirigenti addetti alla Cultura e Lingua Italiana in quell’epoca, e lo stesso Angelo Manenti, é stato uno dei migliori. Ha fatto una lunga battaglia, affiancato da GENTE D’ITALIA, un COMITES CHE ESISTEVA ed era combattivo e una sessantina di Associazioni italiane sparse per tutto il paese. Non potremo mai dimenticare quel brutto momento per la nostra lingua, ma, vivendo in Uruguay, dobbiamo rispettare le decisioni sovrane di ogni paese che ci ospita.

Ma quando é il Governo Italiano, quello che decide di eliminare la nostra lingua dall’Uruguay, é tutta un’altra cosa.

É palese e ne abbiamo giá parlato, che da 22anni, l’IIC di Montevideo, come tutti gli istituti italiani nel mondo, per ordine governativo, non insegnano l’italiano a costo dell’Italia. Al principio del XXI secolo, le autoritá italiane hanno deciso che si doveva “terzerizzare”anche la nostra lingua, quindi, alcuni di quelle centinaia di professori di italiano che restavano senza lavoro, si sono presentati ad un appalto che hanno vinto per poter insegnarlo all’interno di una struttura esistente come l’IIC di Montevideo, dove, fino a 20 anni fa, si insegnava l’Italiano nelle aule giá attrezzate.

Il contratto con la Cooperativa di Professori di italiano che da 22 anni insegnano la nostra lingua é ora scaduto e non é stato rinnovato dall’IIC, quindi, a metá marzo, quando istituzioni come l’Alliance Francais, la Alianza Cultural Uruguay Estados Unidos, l’Istituto ANGLO o il Goethe, hanno giá iniziato i loro corsi di lingua, non si insegnerá piú l’Italiano con riconoscimento internazionale in Uruguay.

L’anteriore contratto prevedeva che la Cooperativa doveva pagare all’IIC, un affitto fisso di circa 40.000 Euro l’anno, piú un 31% del ricavato dagli alunni paganti, superando, nel 2024, un’entrata pulita di oltre 80.000 Euro per le arche statali italiane. Soltanto negli ultimi 2 anni di lavoro la Cooperativa ha pagato allo Stato Italiano, circa 180.000 Euro, per concetto di affitto e percentuali, che, secondo noi é un vero e proprio furto.

Pochi mesi fa il contratto é scaduto e, per rinnovarlo, l’aviditá dell’IIC ha superato i limiti di operativitá della Cooperativa stessa, lasciando una dozzina di professori senza lavoro (da oltre 2 mesi non percepiscono stipendio). La Cooperativa, in principio, ha deciso di affittare un altro immobile per poter iniziare i corsi, ma, le difficoltá sono tante e per il rapporto spesa-rendimento per gli alunni, giá elevatissimo per il precedente contratto leonino, in parole povere,non si potrá insegnare l’Italiano con riconoscimenti internazionali.

Si costata, da una parte, un’ingiustizia nei confronti di coloro che hanno pagato fortune allo stato italiano per insegnare la nostra lingua, dall’altra il durissimo risultato che, per adesso, non esistono Corsi di Italiano riconosciuti. In principio, si poteva ipotizzare persino in qualche sutterfugio per far vincere l’appalto ad un’altra istituzione, come l’inesistente da oltre 6 anni, Dante Alighieri, ma neanche questo.

Il risultato é durissimo: L’ITALIANO COME LINGUA, IN URUGUAY, É MORTA o “sta per morire”, come la Dante Alighieri, il CASIU ecc.,perché non possiamo neanche ignorare che ci sono tante associazioni italiane che, con sforzi sovraumani e perdendo anche soldi, danno lezioni di Italiano, ovviamente un po’ precarie, per via dei riconoscimenti legali che deve avere un Professore d’Italiano difronte al nostro paese.

La “leoinitá” dell’IIC ha varcato qualsiasi limite. In primo luogo, perché la Cooperativa é rimasta l’unica a presentarsi all’appalto 2025, ma il paradosso é giunto come un fulmine. Un alunno, che giá aveva iniziato i corsi, si era iscritto il mese scorso, pagando la prima rata. Quando, come corrisponde, la Cooperativa ha spiegato all’alunno che doveva restituirgli il danaro depositato, perché le lezioni non potevano iniziare, dall’amministrazione dell’IIC é giunto l’ordine che la Cooperativa doveva consegnare allo stato italiano il 31% del pagamento che si restituisce integralmente all’alunno! L’IIC ha deciso che, se la Cooperativa non paga piú soldi, la ignora.

La Cooperativa ha giá formalmente comunicato ai Sindacati dell’Educazione uruguaiani FUN-TEP, FENAPES e CSEU la terribile anomalia e parallelamente lo ha fatto con i sindacati italiani dell’Educazione, come la SNALS e tutti gli altri, nonché ha mosso avvocati italiani e uruguaiani per portare il tutto in tribunale.

Questa situazione é gravissima e potrebbe portare il tutto ad una di quelle situazioni che stiamo vivendo noi di GENTE D’ITALIA con lo Stato Italiano. Da parte dell’Istituto Italiano (italiano?) di Cultura, non c’é stato altro che totale menefreghismo. Ció che vogliamo capire e stiamo indagando, é se si tratta di un funzionario pubblico italiano, di una decisione politica, di una cospirazione per favorire qualche altra istituzione, ma ci stiamo lavorando e, come lo abbiamo sempre fatto, arriveremo all’osso. La domanda molto semplice sarebbe: come puó essere che c’é stato un appalto dello stato italiano, la Cooperativa che da 22 anni gestisce i corsi e paga “una fortuna” all’Italia é l’unica rimasta, ha intenzione di firmare nelle stesse condizioni del passato, anche se i corsi di Italiano sono sempre piú cari per i costi operativi che risquote l’IIC e lo Stato Italiano decide che non si insegni piú la nostra lingua per questione di soldi?

Da sottolineare anche che, come é stato sempre fatto dallo stato italiano nel passato, l’insegnamento dell’Italiano deve ricevere una sovvenzione che da decenni non riceve.

La telenovela continua…