Caro Direttore

appena due settimane fa avevo scritto un commento per “Gente d’Italia” commentando l’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica dell’Uruguay Yamandu Orsi; un Presidente con radici orgogliosamente italiane, come lui stesso ha voluto ricordarmi quando ho avuto l’onore di complimentarmi personalmente per la sua elezione.  Una festa di popolo alla quale per la prima volta nella storia l’Italia aveva partecipato con una delegazione guidata da un suo importante Ministro e l’opposizione dal Ministro degli esteri-ombra.   Un merito anche della nostra diplomazia, e va dato atto al nuovo ambasciatore Fabrizio Petri di avere fatto in pochi mesi uno straordinario lavoro dopo anni di una gestione lontana dalla collettività italiana e poco rilevante nelle relazioni bilaterali.   Sono passate soltanto due settimane e una notizia butta un secchio di acqua fredda sulle speranze di un cambiamento di registro, di un rilancio in grande scala della presenza italiana in Uruguay.   Il mancato rinnovo, dopo ventidue anni, della convenzione dell’Istituto italiano di cultura con la cooperativa di professori che assicurava con i corsi di italiano il rilascio degli unici diplomi riconosciuti dallo Stato italiano sembra l’ennesima beffa ai danni di una collettività che non si è ancora ripresa dalla presa in giro della costruzione del “nuovo” consolato e dalla vergognosa censura di Comites ed ex ambasciatore che ha causato la chiusura dell’edizione stampata del quotidiano “Gente d’Italia”.   Sono certo che l’ambasciatore Petri farà il possibile per sventare questa sciagura in atto ma come rappresentante in Parlamento della comunità degli italiani in Sudamerica non posso che fare mio l’appello di quanti non vogliono assistere impassibili a questa progressiva decadenza della storica presenza italiana in uno dei Paesi al mondo dove più alto è il tasso di DNA italiano.      Pochi mesi fa ero a Lima, in Peru, dove funziona un Istituto italiano di cultura che qualche anno fa condivideva con Montevideo il record di numero di alunni ed anche di introiti per lo Stato italiano; scelte sbagliate del MAECI relativamente alla nomina del nuovo direttore contribuirono ad innescare un processo contrario e regressivo, che sommandosi alla mancanza di investimento e lungimiranza dell’attuale governo hanno scatenato gli effetti devastanti ai quali stiamo assistendo in questi giorni.   In Uruguay sembra ripetersi lo stesso film e a noi non resta che domandare: “Ma perché?”, o peggio ancora, “Ma cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo?”    Se il governo Meloni, dopo avere sospeso l’adeguamento delle pensioni ed eliminato l’indennità di disoccupazione per gli italiani all’estero non vuole passare alla storia per avere eliminato l’insegnamento della lingua italiana da Paesi dove la metà della popolazione ha origine italiana deve battere un colpo, e deve farlo subito.

On. Fabio Porta