La storia ritrovata. E riconsegnata agli utenti. La Villa Arianna, uno dei reperti archeologici più famosi della collina di Varano a Castellammare di Stabia, riapre i battenti dopo i lavori di restyling e puntellatura della copertura moderna dell'atrio, danneggiata dal maltempo dello scorso mese di ottobre. Domani (martedì 16 aprile), alle ore 10, nell'area archeologica stabiese, saranno presentati gli interventi eseguiti per il miglioramento del decoro complessivo della millenaria domus romana ma anche per rendere più gradevole l'accoglienza dei visitatori.
ECCO CHI CI SARA'
Saranno presenti, per l'occasione, il direttore generale del Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta, la direttrice ad interim Alfonsina Russo, il direttore degli scavi di Stabia Francesco Muscolino ed il sindaco di Castellammare di Stabia (Napoli), Gaetano Cimmino.
LA VILLA DI ARIANNA
La villa di Arianna, così denominata per la grande pittura a soggetto mitologico rinvenuta sulla parete di fondo del triclinio, fu scavata quasi interamente tra il 1757 e il 1762, sotto la direzione dell'ingegnere svizzero Karl Weber. Lo scavo a quei tempi era condotto attraverso esplorazioni sotterranee che prevedevano solo il recupero degli oggetti e non anche l'indagine dell'intero contesto architettonico: pertanto, le suppellettili e gli affreschi meglio conservati venivano prelevati e inviati al Museo Borbonico presso il Palazzo Reale di Portici.
ALL'ANTIQUARIUM LA MOSTRA SUL VILLAGGIO DI LONGOLA
Dopo la riapertura della domus stabiese, a seguire, a mezzogiorno, nella poco distante Boscoreale (Napoli), negli spazi dell'Antiquarium, sarà inaugurata la mostra "Il villaggio protostorico di Longola" allestita in una sala al piano superiore del Museo vesuviano e in programma fino al 18 gennaio 2020.
NEL 2000 LA SCOPERTA DEL VILLAGGIO FLUVIALE
Il sito archeologico di Longola fu scoperto casualmente nel 2000 durante i lavori per la realizzazione dell'impianto di depurazione di Poggiomarino-Striano. Lo scavo della Soprintendenza Archeologica di Pompei (oggi Parco archeologico di Pompei) ha messo in luce un insediamento perifluviale frequentato dalla media Età del Bronzo fino al VI sec. a.C., unico per l'Italia meridionale.
L'ABITATO DELLA VALLE DEL SARNO
L'abitato, al centro della valle del Sarno, godeva di una posizione strategica che ne faceva centro produttivo e di scambio. Ben collegata con i comprensori limitrofi e con la costa, sorgeva in ambiente umido su isolotti artificiali circondati da canali per gli spostamenti interni ed esterni, su imbarcazioni monossili. Le abitazioni erano costituite da capanne diverse per orientamento, forma e per articolazione degli spazi. L'acqua, che ha sempre caratterizzato la vita del villaggio, ha consentito la straordinaria conservazione di materiali deperibili delle abitazioni e delle infrastrutture.
I REPERTI IN ESPOSIZIONE A BOSCOREALE
La mostra espone reperti connessi alle principali attività produttive, e non solo, dell'abitato di Longola: la produzione artigianale (lavorazione del legno, osso e metallo), la filatura e la tessitura, gli ornamenti personali, il sentimento religioso. Sono inoltre esposte per la prima volta al pubblico due piroghe monossili rinvenute nell'area della darsena del villaggio, e alcuni esemplari di mangiatoie per animali e ruote di carro, viva testimonianza della vita quotidiana degli abitanti di Longola.