A sentire il ministro degli Esteri Enzo Moavero, solo pochi mesi fa, sembrava che fossimo in procinto di qualcosa di importante. Nel suo incontro con i rappresentanti della collettività, il ministro insisteva sulla necessità della diffusione dell’italiano perché "la nostra lingua deve essere patrimonio dell’identità culturale dell’Uruguay e dobbiamo lavorare insieme per questo obiettivo".
Peccato però che due mesi dopo il panorama in Uruguay continua ad essere abbastanza desolante in linea con la tendenza degli ultimi anni. Oltre alle poche opportunità per studiare italiano nell’interno come già denunciato e senza dimenticare l’emblematico caso del fallimento della Dante Alighieri, adesso è il turno dei corsi di italiano nelle scuole elementari: anche quest’anno c’è solo un’ora e mezza di insegnamento a settimana divisa in due lezioni di 45 minuti. Ma un’ora e mezza a settimana può bastare per imparare la lingua di Dante? Nonostante gli sforzi e gli impegni delle tante persone coinvolte, che senso hanno 90 minuti di italiano nelle scuole?
Perché non provare con qualcosa di diverso e più innovativo coinvolgendo magari altre istituzioni a partire dalle università? Può essere davvero questa la lingua "patrimonio dell’identità culturale dell’Uruguay" come profetizzava il ministro? In Uruguay il nuovo anno scolastico è iniziato lo scorso primo marzo. L’italiano è arrivato invece in classe con oltre un mese di ritardo a partire dallo scorso 8 aprile e questa è un’altra anomalia. I corsi, ricordiamo, sono finanziati dal Governo italiano che tramite il supporto dell’Ambasciata vengono organizzati dal Casiu (Centro Assistenza Scolastica Italia Uruguay) con la collaborazione del Dipartimento di seconde lingue dell’Anep (Administración Nacional de Educación Pública).
Il tutto è stabilito da un accordo tra l’Ambasciata italiana e il CEIP (Consejo de Eduación Inicial y Primaria) che va avanti dal 2003 e che viene rinnovato ogni anno. 34 sono le scuole elementari che partecipano al progetto -13 a Montevideo, 21 nell’interno- destinato agli studenti del quinto e del sesto anno. 28 i professori, tutti uruguaiani. Numeri, questi, perfettamente analoghi rispetto al 2018 anche se, precisano dal Casiu, "esiste ancora la possibilità di aggiungere altre 4 scuole al programma".
Oltre due mesi dopo l’inizio dell’anno scolastico, dunque, non esiste neanche la certezza sui numeri in questione e questo è un altro fatto abbastanza strano. "Non c’è nessun problema, il ritardo è normale come si ripete quasi ogni anno" spiega a Gente d’Italiala direttrice del Casiu Graciela Zanini che chiama in causa i ritardi nell’arrivo dei finanziamenti dall’Italia che già in passato avevano creato forti malumori tra i docenti perché "i tempi dell’Italia non sono mai uguali a quelli dell’Uruguay".
In base a quanto affermato, i fondi stabiliti dal Governo per questo anno scolastico ammontano a circa 140mila euro. 90 minuti a settimana non sono forse un po’ pochi? "Noi dobbiamo adattarci a quello che ci da l’Anep" risponde la Zanini. "Nelle scuole ci sono tante attività, altre lingue da studiare e non è facile poter aumentare il nostro tempo. Questi corsi rappresentano una grande opportunità per i ragazzi che dimostrano sempre un grande interesse per la materia. In ogni caso noi facciamo del nostro meglio per cercare di coprire il più ampio numero di scuole in tutto il paese. Oltre a ciò stiamo preparando anche delle giornate di specializzazione e corsi di aggiornamento per i docenti".
di Matteo Forciniti