Non c’è bisogno di fare riferimento alle assicurazioni di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio per prevedere che il Governo giallo-verde non cadrà dopo le elezioni europee. Non ci sono altre alternative all’attuale Esecutivo al di fuori del ricorso alle elezioni politiche anticipate. E poiché questa eventualità non è gradita al Quirinale e costituisce uno spauracchio non solo per i Cinque Stelle, consapevoli di aver avuto una fortuna che mai si potrà ripetere, ma anche per la stragrande maggioranza di parlamentari, coscienti di non aver alcuna possibilità di poter essere riconfermati, è facile prevedere che dopo il 26 maggio non ci saranno rotture.

È probabile, al contrario, che Lega e Movimento grillino decidano di rilanciare l’azione del governo rinnovando e rivedendo il patto che ne è la base indispensabile. Questo significa che le elezioni europee vanno considerate come l’inutile pausa di una fase proiettata per l’intera legislatura? Niente affatto. Perché pur non essendo destinate a modificare i rapporti di forza presenti nell’attuale Parlamento, i risultati del 26 maggio provocheranno comunque una mutazione sostanziale all’interno dell’alleanza di governo.

Attualmente la coalizione vede da un lato il Movimento Cinque Stelle al 32 per cento e la Lega al 19 per cento. Cioè certifica che il partito di Di Maio pesa e conta quasi il doppio del partito di Salvini. Al punto che quest’ultimo esprime il Presidente del Consiglio ed assicura al partito di maggioranza relativa un peso specifico decisamente maggiore rispetto alla Lega. Ma nel caso il voto europeo dovesse comportare una modifica di questi numeri con un possibile ribaltamento dei pesi tra leghisti e grillini, appare fin troppo logico presumere che qualsiasi rivisitazione del patto non potrà non rispecchiare la realtà dei nuovi rapporti di forza.

Il ché significa, sempre che i sondaggi delle settimane scorse siano attendibili, un passaggio di consegne tra Lega ed M5S nel ruolo di forza trainante della coalizione. Con tutte le conseguenze del caso. Prima fra tutte le possibilità che i grillini trovino umiliante e pericoloso diventare l’intendenza di Salvini ed incomincino a pensare che andare al voto anticipato in autunno sia l’unica speranza di sopravvivenza per il proprio partito.

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