Un Paese, il Venezuela, con una crisi politica ed economica che sembra non trovare soluzioni, lo conferma la presenza di due Presidenti, Nicolas Maduro e Juan Guaidó. E le ripercussioni sono infinite, a cominciare dalle difficoltà della nostra comunità che spesso ha manifestato il suo sentirsi abbandonata, perché la situazione è a dir poco drammatica, e non solo quando gli eventi raggiungono livelli di violenza tali da diventare notizia per i tg: il fatto che poi per giorni, settimane tutto ricada nel dimenticatoio, non significa che la realtà sia cambiata. Tra le ripercussioni, non mancano anche quelle nel campo della diplomazia. Così, da poche settimane, è Placido Vigo a guidare l’Ambasciata d’Italia in Venezuela con il ruolo di Incaricato d’Affari. Ed è proprio l’Ambasciatore a spiegare il motivo profondo di questa scelta da parte del Governo italiano: "Come sa, l’Italia conta su un servizio diplomatico di carriera, in cui i consueti avvicendamenti sono conseguenti alla complessiva regolarità dell’azione amministrativa, che prevede anche che un funzionario diplomatico compia normalmente il massimo del suo periodo di assegnazione in un altro Paese in circa quattro anni. Per tale ragione, alla conclusione del mandato del mio predecessore in Venezuela, il Governo ha ritenuto di affidarmi l’incarico di Capo Missione nel Paese accreditato quale Incaricato d’Affari in quanto, come noto, l’Italia non ha riconosciuto la legittimità delle elezioni del 20 maggio 2018 ed il secondo mandato di Nicolás Maduro. In tal senso, dunque, non ho presentato le Lettere Credenziali ad alcun Capo di Stato".
Lei ha affermato che il suo principale scopo è quello di rendersi utile, la vera ragione per cui è in Venezuela: quali sono stati e saranno i primi segnali, le prime scelte in questa direzione?
"La tutela delle comunità all’estero è una delle attività principali dell’azione diplomatica. In un Paese che affronta la crisi più difficile e complessa della sua storia, è una priorità assoluta migliorare l’assistenza rivolta alla nostra comunità. Insieme ai titolari degli Uffici Consolari, abbiamo quindi ritenuto indispensabile coinvolgere sin da subito gli italiani e i loro rappresentanti residenti nel Paese. In queste prime settimane, abbiamo già visitato cinque città, incontrato i Comites, il rappresentante del CGIE, riunito i Consoli Onorari, visitato le sedi delle nostre Associazioni. Abbiamo avviato la realizzazione di un rapporto che ci consentirà di conoscere la consistenza e la composizione della collettività per regione, provincia e città; saremo così in grado di sapere immediatamente dove sono i nostri connazionali, raggiungerli e offrir loro servizi in tempi certi e con procedure più efficienti".
Secondo i dati forniti dall’Ambasciata, sono 160.000 i connazionali registrati nei Consolati italiani a Caracas e Maracaibo: ricordiamo le loro esigenze, le principali problematiche ad oggi.
"I connazionali iscritti nei registri dei due Uffici consolari di I categoria nel Paese sono ad oggi complessivamente 143.844 (di cui 124.079 nella circoscrizione di Caracas e 19.765 in quella di Maracaibo), ma stime attendibili riportano oltre un milione di oriundi, tra i quali ve ne sono molti in possesso della cittadinanza italiana optimo iure, ma che non hanno mai trascritto il proprio atto di nascita in Italia e pertanto non risultano iscritti nell’anagrafe consolare e non hanno passaporto. Un servizio consolare notevolmente sollecitato riguarda la domanda di passaporto, che con notevole impegno viene esaudita in misura particolarmente soddisfacente dai due Uffici consolari, anche con il supporto della rete onoraria diffusa su tutto il territorio venezuelano. Le richieste di assistenza da parte dei nostri connazionali in Venezuela sono tuttavia andate incrementando ed diversificandosi nel corso degli ultimi anni. La crisi sociale ed economica che il Paese sta vivendo ha impoverito in termini reali anche molti italiani, che in alcuni casi si trovano ormai sotto la soglia di indigenza. Particolarmente importante è poi la sfida posta dal garantire adeguati standards di assistenza medica diretta, per la quale il Consolato Generale a Caracas ha articolato vari efficaci strumenti (ed altri sono in via di definizione). Le criticità per la nostra collettività in Venezuela si traducono poi in numerose altre difficoltà legate anche alla gestione o agli espropri di attività produttive o alla necessità di rimpatrio in Italia. Per tutte tali esigenze e le ulteriori che la comunità italiana in Venezuela sta affrontando, gli Uffici diplomatico-consolari sono chiamati ad offrire sostegno e risposte concrete".
Ha appena accennato alla necessità di garantire un’assistenza medica ai connazionali, e tra le richieste più urgenti della nostra comunità, proprio quella di poter avere dei medicinali: quali gli effetti positivi del programma di donazione attivato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale qualche mese fa?
"Il progetto di distribuzione gratuita di medicinali a tutti i connazionali che ne hanno documentato bisogno, con le sue delicate implicazioni di natura medica ed amministrativa, rappresenta un eccellente strumento di assistenza diretta. I primi sei mesi di funzionamento del progetto, che ne ha richiesti altrettanti di puntuale preparazione, hanno generato risultati particolarmente positivi ed un generale apprezzamento da parte della collettività, le cui attestazioni di gratitudine rappresentano un grande motivo di orgoglio. Ad oggi il call center istituito ad hoc ha ricevuto più di 2.000 telefonate, mentre sono già più di 1.000 i connazionali che hanno ricevuto a titolo completamente gratuito i principi attivi di cui hanno bisogno e risultano irreperibili localmente o acquistabili solo a prezzi molto onerosi. Il sistema di distribuzione prevede l’invio con corriere all’indirizzo di residenza del richiedente o, nel caso in cui la somministrazione debba avvenire con la supervisione medica, tramite un’articolata e capillare rete di centri abilitati sul territorio venezuelano. Stiamo adesso valutando di migliorare ulteriormente l’assistenza sanitaria, proponendo al Ministero un progetto che possa includere anche le cure mediche, le emergenze, le operazioni di alta complessità per i connazionali che si trovano in stato di indigenza; in questo modo, potremmo così aiutare chi soffre per la crisi umanitaria che ha colpito il Paese. Mi sembra doveroso ricordare anche il contributo che il Ministero ha finanziato, 500 mila euro, per contribuire all’azione dell’Unicef per il sostegno alla nutrizione infantile".
Un importante progetto a lungo atteso e destinato, è bene ribadirlo, a tutti i cittadini italiani residenti in Venezuela…
"Confermo che possono essere beneficiari di tale progetto unicamente i cittadini italiani residenti in Venezuela che soffrono patologie – episodiche o croniche – documentabili da personale medico. Aggiungo che per quanti non dispongano di prescrizione, è prevista ovviamente la possibilità che personale medico qualificato possa rapidamente accertare la necessità di somministrazione di un principio attivo in modo da poterlo assegnare".
In occasione dell’ultima riunione continentale America Latina del CGIE, sono state ancora una volta ricordate le difficoltà della comunità che in questi anni è stata vittima anche di una lunga serie di omicidi e rapine. Per quanto riguarda i servizi consolari, sono stati riconosciuti i miglioramenti del Consolato di Caracas ma anche evidenziate le difficoltà di quello di Maracaibo: cosa può dirci al riguardo?
"Il riconoscimento da parte del CGIE dello straordinario lavoro svolto dal Consolato Generale a Caracas rappresenta un motivo di orgoglio per tutti coloro – all’interno dell’Ufficio, ma anche nell’ambito del complessivo sostegno alla collettività – che si stanno prodigando per offrire servizi consolari in modo sempre più efficace a fronte di crescenti criticità ambientali. In tal senso anche il Consolato a Maracaibo ha fatto e sta continuando a fare la propria parte, in un contesto ancor più difficile. Desidero infatti ricordare che quello di Maracaibo è ormai l’unico Ufficio consolare di carriera in quella città, che il governo italiano ha voluto fortissimamente mantenere per corrispondere le esigenze della nutrita collettività nazionale anche negli Stati occidentali del Paese. Dopo alcuni mesi di sospensione delle attività per le deteriorate condizioni logistiche e di sicurezza, il Consolato ha ripreso pienamente il proprio lavoro e si accinge a rinforzare ulteriormente le proprie strutture, elemento essenziale per offrire un servizio efficace e di qualità ai nostri connazionali. La mia prima visita nel Paese è stata nella città di Maracaibo, 13 giorni dopo il mio arrivo a Caracas; ho incontrato i connazionali, i rappresentanti delle imprese, il Comites, i rappresentanti della collettività e il personale di un organico che è sempre stato inferiore alle reali esigenze e che oggi è ancora più esiguo. Sulla base delle indicazioni del Ministero, provvederemo a realizzare iniziative per migliorare la sicurezza e la gestione delle numerose richieste che quotidianamente vengono rivolte al nostro Consolato di Maracaibo".
Fino ad oggi, per la comunità italiana sono stati stanziati dei fondi: ricordiamo l’entità e qual è stato l’utilizzo…
"Per il biennio 2017 e 2018 il MAECI ha stanziato a favore del Consolato Generale a Caracas 2 milioni e 265 mila euro per l’assistenza in favore dei cittadini italiani residenti in Venezuela. Lo scorso anno sono stati spesi 445.958 euro per sussidi, assistenza medica e farmaceutica, rimborso di spese funebri, prestiti e rimpatri, assistenza a detenuti. Dall’inizio dell’anno ad oggi la spesa si è più che raddoppiata, grazie alla meritoria azione dei due Uffici consolari, attestandosi sugli 882.049 euro. Tale importo include l’acquisto di farmaci, che dall’inizio del 2019 vengono appunto distribuiti in forma gratuita ai connazionali residenti in Venezuela".
Le relazioni tra Italia e Venezuela vantano una lunga tradizione, anche grazie alla consistente presenza di connazionali: attualmente, come possono essere definite?
"Le relazioni tra i due Paesi sono storicamente marcate da una crescente interdipendenza, in cui i movimenti migratori dall’Italia – i primi già nell’800, mentre i più consistenti nel secondo dopoguerra – rappresentano sicuramente un elemento di grandissima ricchezza. Gli italiani hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo del Venezuela e sono trasversalmente riconosciuti come la ‘colonna portante’ dell’industria e dell’imprenditoria di questo Paese. Per tale ragione le relazioni tra i due Paesi continuano ad essere vitali e trascendono il senso transitorio dell’accordo tra governi, che pure è stato costantemente alimentato con dialogo e rispetto nel corso del tempo".
La comunità italiana ha notevolmente contribuito alla crescita del Venezuela: quali sono i settori in cui fa sentire, ancora forte, la sua influenza?
"La qualificata presenza imprenditoriale italiana in Venezuela riguarda, in realtà, tutti gli ambiti produttivi ed i settori merceologici. Basti pensare che ad oggi la CAVENIT – la Camera di Commercio Venezuelano-Italiana – conta ancora più di 800 soci con ben 7 distaccamenti in tutto il Paese e, nonostante la grave crisi vissuta dal Paese, continua a generare importanti opportunità anche per i partners provenienti dall’Italia, tanto da risultare sempre tra i primissimi posti nella graduatoria di performance stilata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Da un punto di vista numerico, molte sono le aziende del settore delle costruzioni – tra le quali varie legate all’indotto delle grandi imprese dei grandi Consorzi italiani – come di quelle dell’abbigliamento, delle calzature, della produzione alimentare, il Venezuela è il secondo produttore al mondo di pasta dopo l’Italia, ma anche di settori della tecnologia fine e ad elevato valore aggiunto. Particolarmente importante è poi la qualificata e strutturata presenza dell’Eni, che pure ha generato la compresenza di molte altre PMI italiane del settore, cruciali nei processi produttivi del settore energetico venezuelano".
Nel suo messaggio di saluto ai connazionali in Venezuela, oltre a ribadire il suo impegno per la comunità, ha auspicato anche “consigli e suggerimenti”… ne ha avuti?
Mi fa piacere sapere che il mio messaggio, molto semplice e diretto, sia stato letto! Nel corso delle riunioni avute con i connazionali nelle città di Maracaibo, Coro, Punto Fijo, Marracay e Valencia, oltre ovviamente a Caracas, si è sentita forte l’esigenza di un rapporto più diretto con i Consolati e un bisogno di maggiori informazioni, chiare e sintetiche. Fra le iniziative che realizzeremo nei prossimi mesi, oltre ad una Guida per migliorare l’informazione rivolta alla nostra comunità, desideriamo poter identificare una nuova sede dove riunire tutte le nostre istituzioni presenti a Caracas, una "Casa d’Italia", dove anche il Comites potrà avere la propria sede e riunirsi con i connazionali in spazi ampi e funzionali. Desideriamo aprire le porte dei nostri Uffici, oggi più che mai dato che i tanti italiani in Venezuela devono sentire che i propri rappresentanti sono fieri e onorati di poter essere utili. Fra le novità che mi auguro di poter presto annunciare, anche un’applicazione per raggiungere i tanti italiani sparsi in tutto il Paese".
Vogliamo infine ricordare che la sua carriera diplomatica è iniziata a Montevideo… qual è stato il rapporto con la comunità, i momenti più significativi di quella esperienza?
"Il primo rapporto con i connazionali, in realtà, risale ai tempi della Libia, mio primo incarico all’estero, quando durante un momento di crisi e l’Ambasciata era circondata, di fatto sequestrata, abbiamo dato rifugio ai tanti italiani residenti a Tripoli: ore e giorni molto intensi, che mi hanno permesso di sentirmi utile, anche solo cucinando un piatto di spaghetti insieme a loro. A Montevideo e a Buenos Aires, come sa, ho ricordi splendidi: nuove sedi, nuovi strumenti informatici, la digitalizzazione dell’archivio (7 milioni di immagini in sei mesi), per permettere di ricevere in tempo reale 357 mila connazionali, l’assistenza sanitaria gratuita a 4.444 italiani ed economica a 15.000 indigenti, le 20 pubblicazioni per i connazionali, il censimento delle nostre 267 Associazioni di Buenos Aires, i tanti incontri con i Comites, le cinque elezioni politiche in quattro anni, con la soddisfazione di aver avuto il 72,95% della partecipazione al voto. Anche a Panama e in Bolivia, ho avuto l’onore di stare al fianco dei nostri connazionali e sono soddisfatto di sapere che nell’ultimo Paese, abbiamo formato il primo Comites e la Camera di Commercio che oggi possono recarsi in una nuova Ambasciata, un edificio moderno e funzionale nel quartiere più prestigioso della città. Adesso, però, la sfida è il Venezuela: grazie al coordinamento della Farnesina, il sostegno del Sottosegretario con delega per gli Italiani nel Mondo e all’impegno dei Direttori Generali competenti, ancora una volta sapremo raccogliere con entusiasmo questo obiettivo, sempre e soltanto nell’esclusivo interesse dei nostri connazionali all’estero".
Giovanna Chiarilli