È partita ieri sera la grande kermesse di Venezia, la 76ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica, in programma sino al 7 settembre, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta. Il film d'apertura è stato "La vérité" di Hirokazu Kore'eda. La giuria del concorso principale è presieduta dalla regista e sceneggiatrice argentina Lucrecia Martel. L'attrice italiana Alessandra Mastronardi ha presentato la cerimonia d'apertura e presenterà anche quella di chiusura della manifestazione. Mentre la prima star arrivata al Lido è stato Brad Pitt per presentare "Ad Astra" di James Gray, si annuncia un’edizione carica di sorprese con lo sbarco annunciato del nemico numero uno di Vladimir Putin, Mikhail Khodorkovsky (al centro del documentario del premio Oscar Alex Gibney, "Citizen K") e quella di Spike Lee che accompagna Nate Parker per "American Skin", denuncia dei metodi della polizia e della giustizia Usa verso gli afroamericani.
Un concorso ad alto tasso politico dove il presente chiama in causa il passato, ma anche il futuro, visto le voci che riguardano la possibile candidatura di George Clooney alle presidenziali americane del 2020 dopo l’endorsement della famiglia Obama in visita nella sua residenza di Laglio. Ma certamente le polemiche verranno anche dal film "J’accuse" di Roman Polanski dedicato alla parabola del capitano Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato di essere una spia dei tedeschi. Una pellicola che fa il parallelo con la vicenda personale del regista polacco, condannato in contumacia per stupro di una ragazza tredicenne avvenuto nel ‘77, con un mandato di cattura internazionale pendente e una recente espulsione da parte dell’Academy Award. Farà pure discutere "The laundromat" di Steven Soderbergh capace di trasformare in commedia satirica il materiale incandescente dei Panama Papers grazie a un tris di interpreti magistrale: Meryl Streep, Gary Oldman e Antonio Banderas.
L’Italia rilancia con un tris di novità. Nella sezione principale della Mostra di Venezia concorrono Mario Martone, con una rilettura contemporanea dell'eduardiano "Il sindaco del rione Sanità", il giovane Pietro Marcello che ambienta a Napoli "Martin Eden" di Jack London, raccontandone un pezzo di storia, mentre Franco Maresco prosegue la sua esplorazione nelle contraddizioni di Palermo con l’atteso film "La mafia non è più quella di una volta". Mario Martone ritorna al Lido appena un anno dopo "Capri-Revolution". Dopo aver portato con successo a teatro il classico di Eduardo, ambientato al tempo d’oggi, si presenta con gli stessi attori che hanno calcato le scene: Francesco di Leva è il sindaco Antonio Barracano, a cui tutti nel quartiere si rivolgono perché la giustizia dello Stato è in mano a chi ha santi in paradiso "e chi non ne ha viene da me". Operazione rigorosa per un dramma teatrale che dimostra di saper reggere al tempo, con i protagonisti ringiovaniti rispetto all'originale perché oggi i capi della Camorra bruciano gli anni molto più in fretta.
Anche il Martin Eden di Pietro Marcello si muove a Napoli, non più in California. Il regista del docu-film "La bocca del lupo", ha affidato il personaggio Martin Eden al volto di Luca Marinelli, marinaio che salva un borghesotto e, introdotto nella famiglia, viene folgorato dalla di lui sorella e dalla letteratura. Una decisione, quella di diventare scrittore, che cambia la sua vita, una determinazione superiore a ogni ostacolo. Il successo arriva con la disillusione e con lo scontro di classe che aleggia sullo sfondo del romanzo di London. Anche "La mafia non è più quella di una volta" ci porta al sud Italia con lo sguardo grottesco di Maresco che mette a confronto la passione civile della fotografa Letizia Battaglia, ottant'anni e una teoria di scatti che hanno raccontato i delitti mafiosi, e la voracità di Ciccio Mira, impresario di neomelodici vicino alla criminalità che ha deciso di organizzare un concerto di "neomelodici" per Falcone e Borsellino. "Tra i film che ci erano stati proposti ho scelto quelli che osavano di più" ha spiegato il direttore Alberto Barbera, che ha quindi collocato fuori concorso due importanti autori "di film fatti per un pubblico più ampio".
Francesca Archibugi con l’opera "Vivere" propone una di quelle famiglie nelle villette a schiera di periferia: Adriano Giannini è un giornalista freelance alle prese con pagamenti sempre più incerti e quindi con la necessità di dover 'spettacolarizzare le notizie; la moglie Micaela Ramazzotti insegna danza a donne sgraziate e corre dalla mattina alla sera con la prole finché non giunge una babysitter irlandese che ama l'arte e Roma. Nel cast anche Marcello Fonte, un vicino piuttosto bizzarro. Altro lavoro atteso è quello di Gabriele Salvatores con "Tutto il mio folle amore", tratto dal libro di Fulvio Ervas: un film-viaggio sulla diversità che racconta di un adolescente che riesce a trascinare i tre adulti più importanti della sua vita: Claudio Santamaria, Valeria Golino e Diego Abatantuono. Storia di diversità anche quella di "Mio fratello insegue i dinosauri" di Stefano Cipani, tratto dal romanzo omonimo di Giacomo Mazzariol con Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese, coppia il cui ultimo nato rimette in discussione la vita.
Sul fronte internazionale c'è molta attesa per due serie Sky: il debutto di "Zerozerozero" molto liberamente ispirato al libro di Roberto Saviano che porta la firma di Stefano Sollima, un cast notevole, location tra Stati Uniti e Aspromonte, passando per il Messico, seguendo le vie della droga. Rilancia e raddoppia Paolo Sorrentino che nella nuova serie "The New Pope" affianca due papi, l'americano giovane ma reazionario Jude Law-Pio XIII e l'inglese tradizionalista ma diplomatico John Malkovich. Non mancano, tra i colpi di scena del Vaticano e di una cappella Sistina splendidamente ricostruita a Cinecittà, gli interventi del Cardinal Voiello, ovvero Sergio Orlando. Tra i documentari più attesi c'è "Chiara Ferragni-Umposted" di Elisa Amoruso, "Effetto domino" firmato da Alessandro Rossetto, che si sofferma sulla crisi economica nel Nord Est ed è ambientato a Marghera e "Il pianeta in mare" di Andrea Segre. E poi "Il varco" di Federico Ferrone e Michele Manzolini.
Nella sezione Orizzonti arriva l'esordio autobiografico di Nunzia De Stefano (ex moglie di Matteo Garrone, conosciuta sul set di Gomorra) con "Nevia" e quello di Carlo Sironi (figlio di Alberto, il regista di Montalbano scomparso qualche settimana fa) con "Sole". Ricco e interessante è il cartellone della sezione "Classici" con le versioni restaurate di "Lo sceicco bianco" di Federico Fellini, "Strategia del ragno" e "La commare secca" del compianto Bernardo Bertolucci. Poi alcune opere che guardano alla storia controversa del cinema italiano: il documentario "Fellini fine mai" di Eugenio Cappuccio; l’atteso "Boia maschere e segreti", l'horror italiano degli anni Sessanta firmato da Steve della Casa; "Se c'è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari" firmato a quattro mani da Simone Isola e Fausto Trombetta; Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli firmano il doc "Life is a B-Movie: Pietro Vivarelli" e Simone Scafidi racconta come un film la storia del regista Fulci intitolato "Fulci for Fake". Come film di chiusura è stato scelto un regista italiano con un cast internazionale, "The Burnt Orange Heresy" di Giuseppe Capotondi, che annovera tra gli interpreti, confermati al Lido, Mick Jagger proprio nello stesso giorno in cui sbarcherà Roger Waters per il suo film concerto.
Marco Ferrari