Si scopre l’acqua calda quando si sostiene che chi fa politica persegue tendenzialmente prima i propri interessi e poi, se avanza qualcosa, anche quelli del suo elettorato di riferimento, evitando se possibile di non danneggiare troppo il resto della collettività nazionale.

Ed è esattamente ciò che stanno dimostrando i "nuovi" del Movimento 5 Stelle i quali, dopo aver demonizzato tutto e tutti onde ottenere la maggioranza relativa dei consensi, si sono prima alleati con i barbari del Nord di Salvini per poi tentare di salvare le loro comode poltroncine con quel Partito democratico da essi stessi definito fino a ieri la rovina del Paese. Tant’è che i suoi tifosi più farlocchi, pronti a bersi qualunque pozione venisse loro propinata dalla misteriosa piattaforma Rousseau, hanno dato del "pidiota" a chiunque non condividesse le strampalate tesi pentastellate.

Quindi non credo che ci si debba scandalizzare troppo se oggi codesti artefici del cambiamento realizzato a chiacchiere si trovano ad interpretare la linea dei cosiddetti due forni tipica di un vecchissimo arnese democratico chiamato Democrazia cristiana. Come ho già avuto modo di sottolineare più volte, chi ha vinto la lotteria irripetibile di un seggio parlamentare, di una poltrona di ministro o di un comodissimo incarico di sottogoverno non ci pensa due volte a mettere da parte tutto il resto, compreso l’interesse politico del suo partito, pur di tenersi stretto quanto conquistato attraverso il voto.

In questo senso il desiderio di sopravvivenza dei grillini è tale che, pur nella consapevolezza di farsi svuotare per la seconda volta il proprio elettorato dall’eventuale alleato di turno, preferiscono restare al Governo, costi quel che costi. Ma al di là di questo ennesimo atto di una farsa politica che dura oramai da un anno e mezzo, resta sempre minacciosa sull’orizzonte la sagoma sinistra di una prossima manovra lacrime e sangue, con circa 40 miliardi di sacrifici da scaricare su un Paese stremato e sempre più confuso. Sarà un futuro Esecutivo giallo-rosso ad occuparsene? E in che modo? Ai posteri l’ardua sentenza.

CLAUDIO ROMITI